Google aggira la Cina

Google ha annunciato il 22 marzo  l’intenzione di aggirare i filtri che censuravano i contenuti del motore di ricerca in lingua cinese, Google.cn. A renderlo noto e’ stato il capo dell’ufficio legale del gigante di Internet, David Drummond, spiegando che ”gli utenti che visitano Google.cn verranno reindirizzati su Google.com.hk (il portale di Hong Kong), dove si […]

Google ha annunciato il 22 marzo  l’intenzione di aggirare i filtri che censuravano i contenuti del motore di ricerca in lingua cinese, Google.cn. A renderlo noto e’ stato il capo dell’ufficio legale del gigante di Internet, David Drummond, spiegando che ”gli utenti che visitano Google.cn verranno reindirizzati su Google.com.hk (il portale di Hong Kong), dove si potranno effettuare ricerche senza censura in lingua cinese, specificamente ideate per il pubblico della Cina”. Il gigante di Mountain View ha detto di voler continuare le attivita’ di ricerca e sviluppo in Cina e di voler mantenere nel paese del Dragone un ufficio commerciale. La Casa Bianca, in un comunicato, si dice ”delusa” dal fatto che ”Google e il governo cinese non siano stati in grado di raggiungere un accordo che consenta al motore di ricerca Google di continuare le sua attivita’ in Cina”. Ma la risposta di Pechino non si fa attendere: Google ”ha completamente sbagliato” ad aggirare la censura, ha ”violato una garanzia scritta”, e il governo cinese si dice ”indignato” per le ”irragionevoli accuse” mosse da Big G. Il ministero degli Esteri ribadisce che la Cina gestisce internet rispettando la legge e comunque la vicenda non ”pregiudica i rapporti” tra Pechino e l’amministrazione americana. Si tratta ”principalmente di un caso commerciale” ed e’ un errore ”collegarlo alle relazioni tra Cina e Stati Uniti”. E’ da mesi che va avanti il braccio di ferro fra Google e il Governo di Pechino  e il 12 gennaio scorso,  il colosso di Internet aveva annunciato di voler metter fine alla censura sul proprio motore di ricerca cinese, in seguito alla scoperta di cyber attacchi originati in Cina, contribuendo ad aggravare la tensione fra Washington e Pechino. La decisione di Google di non piegarsi alla censura in Cina non avrà alcuna ripercussione sulle relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti a meno che non ci sia “qualcuno che intenda politicizzare” la questione. È quanto ha riferito oggi il portavoce del ministero cinese degli Affari Esteri, Qin Gang. Pechino considera la decisione di Google «una questione esclusivamente commerciale» ed ha confermato che la Cina continuerà a gestire gli accessi e l’uso di internet in conformità con la legge in vigore nel paese. Dopo più di due mesi di incertezza, il gigante americano di internet ha deciso di mettere fine all’auto-censura imposta in Cina e di trasferire il suo motore di ricerca a Hong Kong. Gli utenti di Google.cn stanno già venendo reindirizzati su Google.com.hk, dove si può leggere “Benvenuti a Google Search nella nuova casa della Cina”. Da Hong Kong Google smetterà di censurare i risultati delle ricerche su Internet degli utenti cinesi. Il compromesso pone fine ad un contenzioso di due mesi e mezzo tra il colosso di Mountainview e il paese più popoloso del mondo, nato dopo un potente attacco di hacker partito dalla Cina contro i siti di Google e di altre 20 società Internet americane. Gli analisti ritengono sia possibile l’ultima decisione presa da Google possa pregiudicare altri progetti della stessa copagnia sul mercato cinese, come quelli sul software per telefonini Android. Un mercato che è un’importante opportunità di crescita per la società, che ha visto rallentare la propria crescita in mercati maturi come quelli di Usa ed Europa. E che in Cina genera solo una piccola parte del suo profitti annuali di circa 24 miliardi di dollari.

Carlo Di Stanislao

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