Trinità per l’Aquila

Scartato da parecchi produttori, il copione di “Trinità” venne presentato da Enzo Barboni (E.B. Clucher) al produttore Zingarelli che proprio quel periodo aveva Bud Spencer (Carlo Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti) in cerca di una sceneggiatura che si distaccasse dal filone “Spaghetti Western” che aveva caratterizzato gli anni ’60. Così nacque “Lo chiamavano Trinità”, […]

Scartato da parecchi produttori, il copione di “Trinità” venne presentato da Enzo Barboni (E.B. Clucher) al produttore Zingarelli che proprio quel periodo aveva Bud Spencer (Carlo Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti) in cerca di una sceneggiatura che si distaccasse dal filone “Spaghetti Western” che aveva caratterizzato gli anni ’60. Così nacque “Lo chiamavano Trinità”, un western comico e irriverente, grande successo di pubblico e cult nel corso degli anni. Prototipo del filone comico del western all’italiana la cui violenza congenita è esorcizzata in cadenze ridanciane e agresti con l’esilarante coppia Trinità-Bambino, il film costituisce il terzo appuntamento (quello centrale) della rassegna (in sei rincontri settimanali) “per l’Aquila”, curata dal critico Pier Cesare Stagni (in collaborazione con Giovanni Chinante) dell’Istituto Cinematografico La Lanterna Magica, con il supporto dell’Accademia dell’Immagine, e della Film Commission ed il patrocinio della Provincia e della Carispaq. La proiezione, gratuita, alle 17 del prossimo 30 marzo, presso l’Auditorium Sericchi della Carisdpaq, in via Strinella. Una occasione per riunire le famiglie, intorno ad una saga divertente ed avventurosa, con una chicca preziosa costituita dalla colonna sonora dei fratelli De Angelis ed un regista (ex operatore alla macchina) che riesce a indovinare ogni elemento, trasformando ogni situazione o battuta in una comicità e una simpatia che proietta questa pellicola fra le gemme della nostra filmografia. Insomma un film strepitoso sotto ogni punto di vista: si pensi solo, che in Italia fu un tale successo che in alcune città venne riproiettato dopo solo un mese dall’uscita, per la forte insistenza della gente che voleva rivederlo. La pellicola, del 1970, fu girata a Camerata Nuova un comune di 480 abitanti della provincia di Roma, al confine tra Lazio e Abruzzo al termine di una vallata circondata dai boschi e a Camposecco: una valle all’interno del Parco Regionale dei Monti Simbruini, sempre al confine fra le due regioni. Enzo Borboni (in arte E.B. Clucher, dal cognome della madre), aveva esordito l’anno prima con mediocre western Ciakmull – L’uomo della vendetta. La sua  produzione si distingue per il garbo ed un taglio “per famiglie”,  che il pubblico mostrò di apprezzare moltissimo fino ai primi anni ottanta. Certamente la verve dei film di Trinità non fu più raggiunta e lo spaghetti western, sia in forma classica che ironica, entrò in una crisi profonda da cui non si è più risollevato. Barboni continuò a scrivere anche per altri film ma poi pian piano si ritirò: i suoi stessi ultimi film sono stati sceneggiati dal figlio Marco Tullio, tra i quali l’ultimo film della sua carriera Trinità & Bambino… e adesso tocca a noi! del 1995, un infelice tentativo di rievocare il suo storico successo di 25 anni prima, mettendo insieme la coppia di attori tedesca Heat Kizzier e Keith Neubert; che mostrò come fosse impossibile clonare la coppia originale. Il regista è morto ottantenne nel 2002.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *