Obama contro i Fast Food

Dopo il primo entusiasmo iniziale, quando negli anni ’80 il fast food ha iniziato a diffondersi anche da noi in Italia, contro questo tipo di alimentazione “malsana” si sono quasi da subito scagliati i fautori di un’alimentazione più attenta alla qualità delle materie prime e alle modalità di preparazione e cottura. Anno dopo anno il […]

Dopo il primo entusiasmo iniziale, quando negli anni ’80 il fast food ha iniziato a diffondersi anche da noi in Italia, contro questo tipo di alimentazione “malsana” si sono quasi da subito scagliati i fautori di un’alimentazione più attenta alla qualità delle materie prime e alle modalità di preparazione e cottura. Anno dopo anno il fast food è proliferato in tutto il mondo. E così i suoi detrattori, sempre più numerosi e agguerriti. Il regista americano Morgan Spurlock, e ha girato l’anno scorso un  documentario shock presentato anche a Cannes, dove mostra se stesso che dopo aver mangiato solo cibo-spazzatura per un mese, evitando di svolgere qualunque attività fisicaè ingrassato in un solo mese  di 11,1 kg con grossi danni epatici. Inoltre, un recente studio svedese, dimostra che mangiare cibi-spazzatura danneggia anche la mente. Oltre ad aver esteso l’assistenza sanitaria gratuita a milioni di americani, la riforma del presidente Obama prevede anche un provvedimento innovativo che obbligherà, dal 2011, i fast food e le catene di ristorazione a riportare su menù e cartelloni le calorie degli alimenti in vendita. Inoltre, dovranno essere anche dichiarate le calorie di snack e merendine presenti nei distributori automatici. L’iniziativa, in sostanza, obbligherà i consumatori a sapere che un hamburger abbondante e ricco di condimenti contiene più di 500 calorie, vale a dire più di un quarto dell’apporto calorico quotidiano raccomandato dal Dipartimento di agricoltura americano (2mila calorie).  Consenso alla scelta di Obama arriva dal direttore del Rudd Center for Food Policy and Obesity dell’università di Yale, Kelly D. Brownell: “Gli americani spendono fuori casa più della metà del loro budget destinato al cibo. E quando la gente mangia fuori, mangia di più e peggio, ma questo accade in parte perché non sanno quello che c’è nel cibo, e spesso rimangono scioccati, quando lo sanno”. Anche le grandi catene, nonostante gli anni di opposizione a queste misure, hanno dato il loro sostegno anche perché, essendo già state adottate a New York, e presto anche in California e in Oregon, hanno chiesto al Congresso di varare un’unica regolamentazione nazionale. “Vogliamo che i consumatori abbiano le stesse informazioni negli oltre 200 mila ristoranti che rappresentiamo in tutto il paese” ha detto Sue Hensley, portavoce del National Restaurant Association. Posizioni più liberiste sono state espresse da Sam Kazman del Competitive enterprise institute: “Onestamente se voglio comprare una mela o un Big Mac da MacDonald’s, e vogliono vendermelo senza informazioni, io ho il diritto di comprarlo e il governo federale non c’entra nulla”. Commenti favorevoli arrivano anche dall’Italia: “Si tratta di un nuovo capitolo della battaglia dell’amministrazione Obama contro il cibo spazzatura – sottolinea una nota di Coldiretti – la trasparenza della caratteristiche dei prodotti alimentari – dalle calorie all’indicazione della provenienza -aiuta i consumatori a compiere scelte consapevoli in un momento in cui crescono nei Paesi avanzati le malattie legate alla scorretta alimentazione.

Carlo Di Stanislao

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