Le mine di Ferzan

Al suo debutto nelle sale cinematografiche, il film si è piazzato al secondo posto del botteghino italiano, dietro “Alice in Wonderland”, incassando 2.078.816 € nel primo week-end di programmazione per superare il brutto film di Tim Burton nella terza settimana. Seconda collaborazione fra Ferzan Ospetek e la Fandango, presentato a Berlino (con pochi altri italiani, […]

Al suo debutto nelle sale cinematografiche, il film si è piazzato al secondo posto del botteghino italiano, dietro “Alice in Wonderland”, incassando 2.078.816 € nel primo week-end di programmazione per superare il brutto film di Tim Burton nella terza settimana. Seconda collaborazione fra Ferzan Ospetek e la Fandango, presentato a Berlino (con pochi altri italiani, Soldini e l’esordiente Alessandro Aronadio) ed unico film nostrano invitato in concorso da Martin Scorzese al suo Festival di New York (il TriBeCa Film Festival);  “Mine Vaganti”, segna, la rinuncia a scelte autorali, puntando sulla leggerezza e cercando nella semplicità quella forza che ai precedenti era mancata. Nella forma di una commedia all’italiana più classica, il regista turco trova il  mezzo migliore per portare avanti i suoi temi, senza per questo fare un piccolo film (anche se il budget è di soli 7 milioni di euro), ma un film riuscito sotto il profilo sia narrativo che dell’interpretazione. L’accettazione delle diversità, in un’Italia sempre meno aperta,  comporta la necessità di manifestare il proprio io interiore, di portare avanti il proprio modo di essere e vivere ed avere il coraggio di lasciare le situazioni che non ci soddisfano quando siamo ancora in tempo. L’interpretazione misurata di Scamarcio, è centrale per portare avanti i temi della narrazione, fungendo da raccordo tra le storie dei vari personaggi, mentre la storia della nonna, interpretata da Ilaria Occhini, fa da cornice, riflettendo sul presente della famiglia le decisioni del passato. “Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre.” È il monito che l’anziana nonna rivolge al nipote Tommaso ed è proprio il tema centrale del film. Scritto da Ospetek con Ivan Cotroneo (classe 1968, traduttore ufficiale delle opere di Hanif Kureishi e Michael Cunningham e sceneggiatore di “Piano, solo”, “L’uomo che ama” e “Questo piccolo, grande amore”), il film segna l’uscita da Roma e dintorni di Ospetk, girato in Puglia e realizzato con la partecipazione di Rai Cinema e della Apulia Film Commission. Eccellente la prova di Nicole Grimaudo, che aveva già lavorato con Özpetek nel precedente “Un giorno perfetto”, e qui interpreta la complessa e sensibilissima “Alba Bruneti”, parte per la quale era stata dapprima scelta Alba Rohrwacher, che ha dovuto rinunciare a causa di impegni precedenti e, poi, Ambra Angiolini, Micaela Ramazzotti e Cristiana Capotondi. Le musiche del film sono composte interamente da Pasquale Catalano, già autore della colonna sonora de “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino, orchestrate e dirette da Catalano assieme a Giuseppe Sasso. Il brano “50mila è di Nina Zilli” e, ancora, nella colonna vi sono due canzoni di Patty Pravo: la celebre “Pensiero stupendo” (scritta da Ivano Fossati), in una versione live, e l’inedito “Sogno”, composto appositamente per il film. Ferzan Ospetek (classe 1959, nato in Turchia, diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia), ha lavorato come aiuto regista (per Trosi, Lamberto Bava, Marco Risi e Ricky Tognazzi) e risale al 1997 il suo primo film da autore “Il bagno turco”, mentre del 1999 è “Harem Suare”, seguito dall’appluditissimo “Le fate ignoranti”(2001). Le ultime pellicole ci sono parse meno riuscite e tuttavia consideriamo Ospetek grande autore di notevole sensibilità, capace di narrare come nessuno i rapporti e legami da cui è impossibile separarsi o sciogliere, rapporti che si trasformano, ma non si esauriscono mai, neanche se arriva qualcosa che cambia la vita.

Carlo Di Stanislao

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