CENTRALE DI CIVITAVECCHIA: GIA’ NEL 2009 L’EMAS AVEVA RITIRATO IL NULLA OSTA ALLA CENTRALE DELL’ENEL

La decisione del sindaco di Civitavecchia, Giovanni Moscherini, di chiudere la centrale di Civitavecchia rappresenta la “scoperta dell’acqua calda’ – afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – Si tratta di un provvedimento assolutamente paradossale se si considera che già il 19 giugno 2009 l’EMAS, Comitato per l’Ecolabel e per l’Ecoaudit che si occupa delle Registrazioni […]

La decisione del sindaco di Civitavecchia, Giovanni Moscherini, di chiudere la centrale di Civitavecchia rappresenta la “scoperta dell’acqua calda’ – afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – Si tratta di un provvedimento assolutamente paradossale se si considera che già il 19 giugno 2009 l’EMAS, Comitato per l’Ecolabel e per l’Ecoaudit che si occupa delle Registrazioni EMAS per impianti efficienti e puliti con l’adozione della migliore tecnologia possibile, aveva ritirato il nulla osta concesso alla centrale Termoelettrica di Torrevaldaliga Nord in attesa di accertamenti definitivi e alla luce delle informazioni relative ad una inchiesta penale avviata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia.
Si legge nella nota dell’ente inviata all’Enel e all’Arpa Lazio:
“la sezione EMAS Italia del Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit, nella seduta del 12 giugno 2009, alla luce delle informazioni relative ad una inchiesta penale, acquisite nel corso delle convocazioni da parte della Procura della Repubblica di Civitavecchia, ha ritenuto opportuno procedere, ai sensi del punto 5 della Procedura di registrazione, alla sospensione cautelativa della Registrazione EMAS, rilasciata per il sito di Torrevaldaliga Nord, in attesa di accertamenti definitivi, in merito ai fatti ascritti, da parte dell’Autorità Giudiziaria’.

In sostanza l’Emas decise di ritirare il nulla osta alla centrale per accertare la sussistenza dei requisiti del Regolamento EMAS per ciò che concerne le interferenze ambientali e gli obiettivi di miglioramento delle attività di produzione e della cantierizzazione e per l’impatto ambientale (la registrazione è concessa alle società che sono in grado di tenere sotto controllo tutti gli impatti derivanti dalle loro attività e si impegnano alla prevenzione dell’inquinamento attraverso “impieghi di processi, pratiche, materiali o prodotti che evitano, riducono e controllano l’inquinamento tra cui possono annoverarsi riciclaggio, trattamento, modifiche dei processi, meccanismi di controllo, uso efficiente delle risorse e sostituzione dei materiali’).
Il Tar del Lazio, però, accolse il ricorso dell’Enel, fondando l’annullamento del provvedimento di sospensione dell’EMAS sulla mancata partecipazione della società ENEL ai sensi della Legge 241/90 che sarebbe stata condizione preliminare al provvedimento di revoca. Con tale decisione Il Tribunale Amministrativo ha però gravemente omesso di esaminare le ragioni di urgenza e irreparabilità del danno ben valutate dal Comitato EMAS, collegate alla necessità di emettere un provvedimento di revoca e di procedere con accurati controlli tecnici sugli aspetti tecnologici di miglioramento dei cantieri e della qualità dell’aria.
Nonostante l’intervento del Codacons che tentò in aula di impedire la riapertura della centrale, il collegio annullò il provvedimento in oggetto.
“Purtroppo, come avviene sempre in Italia, i problemi tornano alla luce e all’attenzione delle cronache solo quando si verificano incidenti gravi e morti. Ci chiediamo – conclude Carlo Rienzi – cosa abbia fatto in tutto questo tempo la Procura della Repubblica di Civitavecchia, e se la morte dell’operaio potesse essere evitata se solo fossero state ascoltate le argomentazioni del Codacons e dell’Emas’.

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