Drammatica liberazione di una petroliera russa ed offensiva del “Partito di Dio”

La petroliera russa sequestrata ieri nel golfo di Aden da pirati somali,  e’ stata liberata oggi con un blitz di una nave da guerra russa. L’equipaggio di 23 uomini e’ stato tratto in salvo, 10 pirati sono stati catturati e uno ucciso. La petroliera, il cui nome è MV Universita’ di Mosca, battente bandiera liberiana […]

La petroliera russa sequestrata ieri nel golfo di Aden da pirati somali,  e’ stata liberata oggi con un blitz di una nave da guerra russa. L’equipaggio di 23 uomini e’ stato tratto in salvo, 10 pirati sono stati catturati e uno ucciso. La petroliera, il cui nome è MV Universita’ di Mosca, battente bandiera liberiana e in rotta verso la Cina, e’ stata liberata dalla nave da guerra Maresciallo Shaposhnikov. Trasporta 86.000 tonnellate di greggio del valore 52 milioni dollari, di proprietà della cinese Unipec. La nave era stata assalita mercoledì, a circa 350 miglia nautiche a est dell’isola yemenita di Socotra. Il 2 maggio, su Panorama, un articolo di Gianandrea Gaiani, che ha seguito tutte le missioni italiane degli ultimi 20 anni, dirige Analisi Difesa ed è opinionista del Giornale Radio RAI, ci informa che né la Nato né l?ue risoveranno il fenomeno diffuso e crescente della pirateria somala, ma i seguaci di Al-Qaeda riuniti sotto la sigla di “Partito di Dio” (Hizbul Islam). In tre giorni, da fine aprile, hanno fatto più loro nella lotta contro la pirateria che infesta le acque dell’Oceano Indiano,  di quanto abbiano combinato in oltre due anni trenta navi da guerra delle flotte internazionali inclusi Usa, Nato e Ue.  Il 2 maggio i miliziani islamisti hanno preso il controllo del porticciolo di Harardere, una delle più importanti “tortughe” dei pirati somali ed hanno fatto sapere anno fatto sapere che  verrà imposta la sharia nella città  al fine di far cessare l’attività dei pirati che da anni sequestrano imbarcazioni commerciali nelle acque al largo della Somalia. Hizbul Islam è sospettato di avere stretti legami con Al-Qaeda (il suo portavoce un mese or sono invitò ufficialmente Osama bin Lden in Somalia) ed è stato più volte paragonato ai talebani afghani. Il gruppo combatte il governo somalo e le forze dell’Onu che lo sostengono ed è in competizione con l’altro movimento islamista della Somalia, al-Shabab, con il quale ha sostenuto l’anno scorso pesanti scontri nel porto meridionale di Chisimayo uscendone sconfitto. La vicenda di Harardere, strappata ai pirati senza sparare un solo colpo, resta emblematica per almeno due ragioni. Da un lato è paradossale dover contare sulla vittoria degli estremisti islamici per alleviare o risolvere la piaga della pirateria. Del resto nel conflitto somalo la comunità internazionale sostiene il governo di transizione che oggi controlla porzioni limitate di territorio e neppure l’intera capitale, Mogadiscio. La pirateria in Somalia inizia nel 1992 dopo una serie di vicissitudini politiche, e secondo i somali svolge anche un ruolo di controllo e contrasto alla pesca illegale che depreda le acque somale senza che il Governo sia mai intervenuto in alcuna maniera. Il 24 aprile del 2009, era stato sequestrato il “l Buccaneer”, un rimorchiatore italiano,  con a bordo 10 italiani, 5 romeni e un croato, che furono liberati solo il 9 agosto.

 Carlo Di Stanislao

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