Paradiso cancellato dal petrolio

L’incubo di un eco-disastro inizia a diventare realtà. I primi testimoni avevano dato l’allarme martedì scorso: la marea nera era già lì. Le immagini dal satellite avevano fatto sobbalzare il professor Hans Graber: il mostro nero stava già stringendo i suoi tentacoli. Eppure ancora ieri il contrammiraglio Mary E. Landry continuava  a dire che sì, […]

Marea nera nel Golfo del MessicoL’incubo di un eco-disastro inizia a diventare realtà. I primi testimoni avevano dato l’allarme martedì scorso: la marea nera era già lì. Le immagini dal satellite avevano fatto sobbalzare il professor Hans Graber: il mostro nero stava già stringendo i suoi tentacoli. Eppure ancora ieri il contrammiraglio Mary E. Landry continuava  a dire che sì, la chiazza era vicina, ma le coste dell’arcipelago sono ancora salve. Non è così ed oggi sappiamo che le isole Chandeleur, al largo delle coste della Louisiana, che ospitano un patrimonio straordinario di biodiversità, sono state completamente investite e sommerse dalla macchia di petrolio che sta avvelenando il Golfo.“Il petrolio è su tutte le Isole Chandeleur”, ha riferito oggi  un funzionario della Nooa, la National Oceanic Atmospheric Administration secondo il quale sono stati trovati i primi uccelli con le ali completamente imbrattate. Intanto, a circa 80 km dalla costa, nel Golfo del Messico, proseguono le manovre attorno al ‘mega-imbuto’, giunto ore fa in posizione sul ‘ground zero’ della perdita: la struttura sarà calata negli abissi del mare per contenere la perdita di greggio, operazione mai tentata prima a simili profondità, ovvero a oltre 1.500 metri sotto la superficie. A non avere dubbi sull’esito dell’operazione è l’amministratore delegato di Bp, Tony Hayward, che ha sorvolato in elicottero la flottiglia di navi dislocata nel Golfo. “È come lo sbarco in Normandia. Vinceremo”, ha sottolineato. “Provano tutto il possibile. Se non funziona tenteranno qualcos’altro”, ha a sua volta detto il capitano della chiatta Demi Shaffer. La complicata manovra, piena di incognite, è stata oggi al centro dell’attenzione negli stati Usa, dalla Louisiana alla Florida, che seguono passo a passo i diversi fronti – in primo luogo quello ecologico – sulla minaccia ‘oil’ per le proprie coste. Gli Usa stanno combattendo la lotta contro il greggio non solo a livello industriale, come nel caso del mega-imbut, ma tramite altri mille mezzi, dimostrando tra l’altro grande fantasia e inventiva. In queste ultime ore, un gruppo ambientalista californiano ha raccolto 200 mila chili di capelli umani e peli animali (donati da parrucchieri per esseri umani e per cani) che verranno utilizzati per realizzare barriere galleggianti di contenimento ‘naturali’. Ad annunciare di voler impegnarsi in prima linea sul dossier ‘marea’, in particolare contro la Bp, è stata d’ altra parte Erin Brockovich. L’ambientalista Usa – interpretata da Julia Roberts nel noto film di Steven Soderbergh – sarà nei prossimi giorni negli stati colpiti dall’emergenza. La Brockovich oggi in un’intervista si è posta alcune delle domande che si pongono milioni di americani: “Chi aiuterà i pescatori, i proprietari di terreni danneggiati e le famiglie preoccupate per l’impatto che il greggio avrà sul cibo e sulla salute?” La Napolitano ha annunciato che oltre 34 miglia di galleggianti sono stati dispiegati sulla superficie del mare al largo dalle coste del Mississippi: ma in totale, ha precisato, le boe anti-greggio si trovano già disposte lungo 100 miglia delle coste del Golfo del Messico. E stanno lavorando alla missione contro il petrolio circa 10 mila persone e 270 imbarcazioni di diverso tipo. Successivamente, parlando a Florida, la Napolitano ha rilevato che l’emergenza è in evoluzione, senza scartare il rischio che la marea diventi “un disastro senza precedenti”, chev intanto sta inghiottendo un primo pezzo di paradiso.

Carlo Di Stanislao

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