Un laboratorio verde e la sua “ferita”

Si chiama Lapiss, acronimo di  Laboratorio per le Aree protette Italiane e lo Sviluppo Sostenibile, è ubicato riserva regionale “Lago di Penne” ed è stato inaugurato domenica scorsa dal Presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano. Dispone di un’ampia sala riunioni, 60 posti letto in 17 camere con bagno interno, cucina attrezzata e un ristorante per […]

Si chiama Lapiss, acronimo di  Laboratorio per le Aree protette Italiane e lo Sviluppo Sostenibile, è ubicato riserva regionale “Lago di Penne” ed è stato inaugurato domenica scorsa dal Presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano. Dispone di un’ampia sala riunioni, 60 posti letto in 17 camere con bagno interno, cucina attrezzata e un ristorante per oltre 100 coperti.  Una rete di sentieri naturalisti, poi, lo collega  con le strutture della riserva naturale regionale Lago di Penne, il centro storico di Penne e il vicino Parco Nazionale del Gran Sasso, con cui si cercherà presto di fare “sistema”.  La Riserva del Lago di Penne, nel corso del tempo, ha avuto sempre la capacita di innovare e migliorarsi, diventando sempre più un laboratorio di sviluppo sostenibile. Al suo interno lavorano ben 6 cooperative con più di 30 dipendenti. Tra le tante attività scientifiche e culturali che la Riserva ha proposto nel corso della sua attività, attraverso il lavoro del suo direttore Fernando Di Fabrizio, meritano una menzione particolare il CEA Antonio Bellini, l’orto botanico, l’Ecomuseo e la Masseria dell’Oasi. l CEA, la cui sede è stata ricavata dal recupero di un vecchio casolare di campagna di circa 700 metri quadrati, è in grado di ospitare le varie attività didattiche e di studio, produttive, turistiche, residenziali, di animazione e ristoro condotte dalla cooperativa Cogecstre. Nella Masseria dell’Oasi, invece, vengono coltivati prodotti esclusivamente con il metodo biologico certificato dall’IMC e garantiti con marchi di qualità registrati. Le tappe più significative in questa piccola area protetta risalgono agli anni 80, quando un gruppo di giovani naturalisti iniziarono ad occuparsi della tutela del bacino artificiale. Nel 1985 l’Amministrazione provinciale di Pescara istituì a Penne un’Oasi di Protezione della fauna, vietando l’attività venatoria.La qualificazione ambientale, a totale rimboschimento naturalistico, è inserita in un progetto di ripristino dell’ambiente naturale. Nella riserva transitano numerosi uccelli, soprattutto migratori, ma anche nidificanti e svernanti. Negli ultimi anni, inoltre, sono state avviate alcune iniziative mirate a coinvolgere anche strutture esterne: Paideia (un progetto di educazione ambientale finalizzato alla costituzione della cooperativa), Alisei (cooperativa specializzata nell’educazione ambientale), Pedra (cooperativa che con il progetto “La Fattoria del Tempo”, approvato e finanziato con LR 136/98, sta realizzando un impianto per la promozione dell’ippoterapia), il Gallero (nuova cooperativa che si occupa di valorizzare le produzioni ecocompatibili della riserva di Penne). L’oasi è sta al centro di uno scandalo scoppiato a fine aprile scorso, ma risalente 18 ottobre 2007, giorno della consegna dei lavori all’impresa di Carlo Toto, per la realizzazione della strada mare-monti, poi bloccata, ma che in quattro mesi e dieci giorni di lavori, ha inferto una ferita profonda al territorio incontaminato, che si rimarginerà in non meno di 20 anni. L’indagine “Mare e Monti” è stata portata avanti da un pool di 4 investigatori della forestale, agli ordini di Guido Conti, ha mosso i suoi primi passi nel 2008 con il sequestro del tratto di variante alla Strada Statale 81 Picena Aprutina che era in corso di realizzazione senza le necessarie autorizzazioni all’interno dei confini della Riserva Naturale del Lago di Penne. Da quel momento, l’attività del Corpo Forestale dello Stato ha portato all’accertamento di svariate ipotesi di reato contro la Pubblica Amministrazione, commessi fin dal 2000 anno della prima gara di appalto per la realizzazione del tratto stradale. Fra gli indagati l’ex sindaco di Pescara D’Alfonso, la ditta Toto e l’ingegner Fabio De Sanctis, all’epoca dei fatti responsabile dell’Anas e poi consulente per la ricostruzione per il provveditorato per le opere pubbliche.

Carlo Di Stanislao

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