Ecco la Magna Charta sui tagli sacrificali del debito pubblico di Stato e Regioni

Primum vivere deinde filosophari. Storia di un pasticcio politico di mezza primavera. I tagli sacrificali del debito pubblico prevedono lo stop alle grandi “abbuffate” regionali. Lo Stato deve costare meno ai cittadini e la mannaia taglierà molte “teste” tra i costi della macchina pubblica. Vallo a spiegare ai pachidermi ingrassati, parassitari ed assistiti del democristianume […]

Primum vivere deinde filosophari. Storia di un pasticcio politico di mezza primavera. I tagli sacrificali del debito pubblico prevedono lo stop alle grandi “abbuffate” regionali. Lo Stato deve costare meno ai cittadini e la mannaia taglierà molte “teste” tra i costi della macchina pubblica. Vallo a spiegare ai pachidermi ingrassati, parassitari ed assistiti del democristianume della prima Repubblica, che si riempiono la bocca di paroloni altisonanti su persona, libertà d’impresa e giustizia, facendo poi l’esatto contrario sul territorio. Ostentano sicurezza per il potere conquistato e consolidato. Un penoso tritume d’altri tempi. Allora, stop alle commissioni regionali “ad hoc” per studiare o monitorare fenomeni astrali e fisici, problematiche senza soluzione di continuità e senza storia, magari per la solita infornata dei “cooptati”, per appesantire la busta paga del parente di turno e per ingrassare il partito a tempo indeterminato, magari cambiando pelle e nome. Stop all’assunzione di esperti, consulenti e collaboratori di famiglia tra gli eletti del popolo sovrano. Tranquilli, il valore di una tazzina di caffè nell’euro moneta che abbiamo in tasca, è salvo. Il miracolo del ministro Giulio Tremonti per salvarci dal “giorno in cui l’Italia fallì”, per ora, sembra compiuto. Un centinaio di pagine per un totale di 22 articoli: è la manovra economica che il Consiglio dei Ministri ha varato il 25 maggio 2010, subito dopo la riunione preliminare di governo fra il premier Silvio Berlusconi, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l’abruzzese Gianni Letta. Una manovra da 24 miliardi di euro (www.governo.it) che, oltre a rassicurare i Mercati, servirà a mettere in sesto i conti dell’Italia per il biennio 2011-12. Non faremo la fine della Grecia, per ora. I punti della bozza provvisoria erano chiarissimi. Dai tagli ai ministri, alle “finestre” per la pensione fino ai pedaggi per i raccordi autostradali. Fino alla tassa fino a 10 euro che può essere introdotta per “Roma Capitale”. Un intreccio di misure per correggere i conti e far ripartire lo sviluppo, sembra ormai tracciato, per accelerare sulla riforma del Federalismo fiscale, sempre più urgente: l’unica riforma strutturale in grado di risanare davvero e per sempre i conti dell’Italia. Quali sono i tagli sacrificali del debito pubblico? Saranno le piccole e medie imprese a far ripartire l’Italia versus le politiche della spesa pubblica e della de meritocrazia del 1968. Subito stop ai contratti nel pubblico impiego. Stop agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici già a partire da quest’anno. Il congelamento vale quattro anni, fino al 2013. Tagli ai ministeri, giro vite su auto blu. La sforbiciata è del 10% ma su formazione o missioni si arriva al dimezzamento della spesa. Tagli ai partiti. Dimezzato il contributo per le spese elettorali e stop alle quote annuali se c’è uno scioglimento anticipato delle Camere. Salta la soppressione di tutte le province giudicata una “bufala” della mancata primavera 2010. Le Province con un numero di abitanti inferiori a 220.000, che non confinano con Stati esteri e che non sono nelle regioni a Statuto speciale, non saranno soppresse. Questa sarebbe stata la “cura da cavallo” a lungo attesa nella manovra? Le competenze e gli uffici sarebbero stati trasferiti ad altre Province. Non lo sapremo mai. Tetto a 7mila euro per i pagamenti in contanti e arriva l’obbligo di fattura telematica oltre i 3mila euro. Addio ai libretti di deposito bancari o postali al portatore. In compenso arriva la carta elettronica istituzionale per effettuare i pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Nella lotta all’evasione privata, i Comuni che collaboreranno incasseranno il 33% dei tributi statali incassati. Pare che giunga un contributo di soggiorno fino a 10 euro per i turisti negli alberghi di Roma per finanziare “Roma Capitale”. Salgono le tasse sulle “stock option” ma anche sui bonus dei manager e dei banchieri che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione. L’accertamento e l’emissione del ruolo diventano contestuali rendendo più corto il tempo per contestazioni e ricorsi. L’evasione dell’imposta sui giochi, una volta accertata, avrà riflessi anche ai fini delle imposte dirette. Nasce l’Agenzia che sostituisce i Monopoli. Se è confermata la sanatoria sugli immobili fantasma, già si parla di un ampliamento di questa norma. Come in tutti i condoni la proposta potrebbe arrivare in Parlamento. La sanatoria andrà fatta entro il 31 dicembre. Per la pensione, l’invalidità sale all’80%. Sotto questa soglia niente benefici. Previsti anche 200mila controlli in più. Irap zero per nuove imprese nel Sud. Le regioni del Mezzogiorno avranno la possibilità di istituire un tributo proprio sostitutivo dell’Irap per le imprese avviate dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo con l’opportunità di ridurre o azzerare l’Irap. Il ministro Tremonti annuncia la creazione di Reti d’impresa per ottenere benefici fiscali e migliorare la capacità di incidere sui mercati, ma anche “zone a burocrazia zero” nelle quali per aprire un’attività ci si potrà rivolgere ad un solo soggetto. Confermato per altri due anni lo stop al turn-over nella Pubblica Amministrazione. Tagli anche ai Magistrati. Lo stipendio verrà decurtato per il 10% nella parte eccedente gli 80mila euro. Taglio del 10% anche per i Magistrati del Csm. Ai manager della P.A., la sforbiciata è del 5-10%, per stipendi oltre i 90.000 euro. Per gli insegnanti di sostegno, congelato l’organico. A partire dal 2011, 500 milioni di dividendi che arrivano dalle società statali saranno impiegati per la riduzione degli oneri sul debito pubblico. Le riduzioni di spesa che decideranno il Quirinale, il Senato, la Camera e la Corte Costituzionale, nella loro autonomia, serviranno a finanziare la Cassa Integrazione. Rinvio delle finestre per il pensionamento e per il riordino degli enti. La novità: si accelerano i tempi per l’aumento dell’età pensionabile a 65 anni per le donne dipendenti della pubblica amministrazione che avverrà a gennaio 2016. Definanziamento delle Leggi inutilizzate: si recuperano risorse attraverso il definanziamento degli stanziamenti improduttivi. Saranno destinate al fondo ammortamento dei titoli Stato. Tagli agli Enti: vengono soppressi Ipsema, Ispel e Ipost. Ma anche l’Isae, l’Ice e l’Ente italiano Montagna. Salta o viene ridotto inoltre il finanziamento a 72 enti. Controllo spesa farmaci: acquisti centralizzati per le asl per trattare meglio il prezzo con i fornitori e interventi sui farmaci con una modifica delle quote di spettanza dei grossisti e dei farmacisti sul prezzo di vendita al pubblico delle specialità medicinali di classe A. Ben 13 miliardi di euro dalle Autonomie Territoriali: la manovra cade in buona parte sulle Regioni e anche sugli enti locali. Alle Regioni vengono chiesti tagli per oltre 10 miliardi in due anni (2011 e 2012); ai Comuni e Province vengono chiesti risparmi di 1 miliardo e 100 nel 2011 e 2 miliardi e 100 nel 2012. Si inserisce la possibilità di pedaggi a pagamento di tratti di strade di connessione con tratti autostradali. Magari anche la Teramo-mare? Il governo dice addio al Comitato Sir costituito per gli interventi nei settori di alta tecnologia e che prese in carico le società chimiche di Nino Rovelli; addio anche alla Rel, la finanziaria pubblica costituita qualche anno più tardi per sostenere il risanamento dell’industria elettronica. Per dare il buon esempio, mille euro a testa in meno ogni trenta giorni, il 10% in meno in busta paga. Tranne colpi di coda fiammeggiante all’ultimo istante, sempre possibili, sarebbe questo il “sacrificio” chiesto a Deputati e Senatori della Repubblica, senza distinzione di rango. Per contribuire, in maniera simbolica, alla stretta generale. Le due Camere sembrano indirizzate a equiparare la somma in più da girare alle casse dello Stato alla soglia prevista, nella manovra, per ministri e sottosegretari. Ogni altra ipotesi allo stato è senza fondamento. Tra l’altro, “ogni decisione in materia di partecipazione dei due rami del Parlamento al contenimento della spesa pubblica sarà presa d’intesa con Palazzo Madama e dopo che saranno state conosciute le determinazioni del governo in materia” – spiegano le fonti. Pare assodato che si ragioni sul contenimento di due delle voci che compongono lo stipendio dei parlamentari, leggermente più alto di circa 150 euro quello percepito alla Camera alta. La riduzione percentuale su cui al momento si riflette, escludendo le quota relative ai rimborsi, inciderebbe infatti su indennità (5.486 euro al mese per i deputati, 5.613 per i senatori) e diaria (4.003 euro per tutti). Tradotto: se si moltiplicano i quasi mille euro di risparmio per i 952 rappresentanti del popolo sovrano, la cifra complessiva si aggirerebbe su poco meno di un milione al mese, undici ogni anno.
Finché la manovra non finirà sulla Gazzetta ufficiale, tutto è possibile. Secondo i bene informati l’idea è quella di razionalizzazione i locali extra Palazzo, per sforbiciare il capitolo di spesa sugli affitti. Tagli sui compensi di funzionari e dipendenti che superano il tetto dei 90.000 euro annui, senza dimenticare l’innalzamento dell’età pensionabile. L’Associazione degli ex parlamentari, non ha digerito bene la proposta. “Ancora una volta, come già avvenuto in passato a opera del governo Prodi – si legge in una nota – sembra profilarsi un intervento di rimodulazione dell’indennità parlamentare con una legge di iniziativa governativa, sulla quale potrebbe essere posta la questione di fiducia. Tale iniziativa configura una plateale violazione dell’autonomia e della dignità del Parlamento, essendo l’Ufficio di presidenza delle due Camere l’unica sede legittimata a intervenire in materia”. Gli “ex” auspicano che si riportino le decisioni da prendere nell’ambito parlamentare. Distinguo che arrivano pure dai consiglieri parlamentari della Camera “pronti – assicurano – a farsi responsabilmente carico dei sacrifici richiesti alla generalità dei cittadini italiani” anche se “l’individuazione degli obiettivi di riduzione dovrà incidere su tutti i capitoli di bilancio, partendo dalle spese per consulenze e dalle spese discrezionali non immediatamente riconducibili alle finalità proprie dell’istituzione parlamentare”. Il Presidente Berlusconi con la manovra del 25 maggio 2010 lancia agli Italiani un messaggio chiaro, forte e deciso: lo Stato deve costare meno ai cittadini. A dimostrazione del fatto di non aver bisogno di altri poteri speciali. La Legge 400 del 1988, è pienamente operativa. Ma, allora, perché i Parlamentari nazionali e regionali non guadagnano come i loro colleghi svizzeri, vivendo del proprio lavoro? Non sarà una manovra punitiva ed è un provvedimento che ci chiede l’Europa. Ma noi siamo Italiani e dobbiamo dare l’esempio per la riduzione del rapporto deficit-pil del 3% entro il 2012. “Questa manovra non è come le altre. Quindi è giusto che tutti gli enti di governo facciano la loro parte”. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, avverte Regioni, Province, Comuni e comunità montane che per uscire dalla difficile congiuntura economica c’è bisogno dell’aiuto e dei sacrifici di tutti. “L’Europa produce più debito che ricchezza – spiega Tremonti – mentre la manovra riduce il perimetro dell’area pubblica. “Se c’è da fare un sacrificio, lo facciamo” – fa notare il leader della Lega Nord, Umberto Bossi. La manovra è composta di due tranche: correzione strutturale di 12 miliardi di euro, per il primo anno, a cui si aggiungeranno altri 12 miliardi il secondo. Tra le misure da adottare il ministro dell’Economia ha deciso che gli stipendi dei dipendenti statali saranno congelati per tre anni. Tremonti ha ribadito che nella manovra verranno colpite le pensioni di invalidità che “sono cresciute da 6 a 16 miliardi” e ha sottolineato l’esigenza che queste tornino “ai criteri rigorosi del 1988”. Il ministro ha sottolineato che il sistema pensionistico italiano, a regime, “è il più solido d’Europa”. Non solo. “Ridurre la spesa è il secondo comandamento – spiega Tremonti – la manovra serve a prescindere dalla ripresa economica perché ne va della stabilità finanziaria”. E proprio per contenere la spesa Tremonti ha fatto sapere che ci sarà il congelamento dei contratti pubblici: il cedolino degli stipendi dei lavoratori del pubblico impiego resterà quello di prima. Non una tazzina di caffè in più. Insomma, l’obiettivo fondamentale è ridurre il debito pubblico. “La riduzione della spesa pubblica è un percorso obbligato – fa notare il ministro dell’Economia – primum vivere deinde filosophari”. La correzione dei conti pubblici sarà pari a 0,8 punti di Prodotto Interno Lordo nel 2011 e 0,8 punti di Pil nel 2012. Nella manovra ci sarà anche un sostegno al cambiamento del modello produttivo basato sul nuovo modello contrattuale, con incentivi per il secondo livello di contrattazione. Se le Regioni si spaccano, perché alla fine il conto da pagare c’è ed è salato, in quanto i Governatori dovranno risponderne di fronte ai loro cittadini elettori, pazienza. Sono numeri che spaventano per le ricadute che potrebbero avere non solo nei servizi ai cittadini che le Regioni devono erogare. I dirigenti regionali hanno il dovere di chiedere e conoscere le cifre in modo chiaro e puntuale in quanto partecipare ad uno sforzo di governo della spesa pubblica senza sapere quali sono i riferimenti complessivi, sembra quanto meno illogico. Preoccupati anche i governatori di Centrodestra. E’ naturale. Cambino la loro classe dirigente ereditata dalle sinistre. Anche la Regione Abruzzo deve costare meno. Si ascoltino gli appelli istituzionali che avvertono su un fatto inequivocabile: è stato raschiato il fondo del barile della spesa pubblica. La situazione è molto difficile ma è l’ora di farlo. Inutile poi parlare di “manovra irricevibile” se non si fa una scelta netta davanti al popolo sovrano, in un momento di crisi che rischia di pesare sulle fasce più deboli. Inutile poi parlare di “manovra recessiva che blocca i segnali di ripresa e anticipa gli effetti di un federalismo che ancora non c’è. Questa è la via verso il federalismo fiscale. Una via obbligata per tutti. Le piccole e medie imprese, grazie al micro-credito, devono essere le protagoniste assolute dello sviluppo economico territoriale e nazionale. Solo così l’Abruzzo con tutto il Meridione, può decollare davvero. I burocrati detrattori del Bel Paese sono avvisati. Lo sfratto democratico è sempre salutare. Questi sono i tagli sacrificali del debito pubblico. I sacrifici sono necessari e vanno fatti subito avendo ben chiara la nuova “visione” dell’Abruzzo, dell’Italia e dell’Europa che intendiamo costruire. Le sinistre presenti in tutti gli schieramenti, perduti i loro riferimenti storici, balbettano e temporeggiano per salvare i loro sprechi che bisogna mettere al museo delle cere. Occorre premiare la piccola e piccolissima impresa sorgente di cooperazione, sussidiarietà, coesione sociale e solidale, economia e lavoro sul territorio. Dalla manovra economica e dall’attuazione del Federalismo fiscale anche le imprese e il mondo produttivo avranno solo da guadagnarci, per costruire uno Stato federale più moderno in grado di garantire servizi migliori e maggiore sostegno anche al mondo dell’imprenditoria. Chiaramente le Regioni devono fare la loro parte per quanto riguarda il taglio di sprechi e privilegi. Sarà vero, sarà un sogno, sarà…?

Nicola Facciolini

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