L’agorà di una martire pagana

Uscito nelle nostre sale il 24 aprile, Agorà, film distribuito dalla Mikado e firmato da Alejandro Amenábar, racconta la storia, ambientata nell’Alessandria d’Egitto del 391 dopo Cristo, della filosofa Ipazia, ultima erede della cultura antica e forse, in quanto donna, massima espressione di una lunga evoluzione civile e di una libertà di pensiero che non […]

Uscito nelle nostre sale il 24 aprile, Agorà, film distribuito dalla Mikado e firmato da Alejandro Amenábar, racconta la storia, ambientata nell’Alessandria d’Egitto del 391 dopo Cristo, della filosofa Ipazia, ultima erede della cultura antica e forse, in quanto donna, massima espressione di una lunga evoluzione civile e di una libertà di pensiero che non si rivedrà più fino all’epoca moderna; travolta dalla crisi di un mondo, quello pagano, che non ha saputo ripensarsi, trovandosi così impreparato di fronte al nascere – e presto al dilagare – di movimenti religiosi sempre più fanatici e intolleranti. Fra questi i “parabolani”, la setta cristiana che arriva a distruggere la biblioteca del Serapeo, dove Ipazia lotta insieme ai suoi discepoli per salvare la saggezza del Mondo Antico. Tra questi ultimi, due uomini in lotta per il cuore della filosofa: l’arguto e privilegiato Oreste e Davo, il giovane schiavo di Ipazia, che è diviso tra l’amore segreto per lei e la libertà che potrebbe ottenere se si unisse alla rivolta ormai inarrestabile dei cristiani. Con ostilità implacabile, il vescovo Cirillo attacca senza sosta “l’eretica” Ipazia, fino a condannarla a morte. Nel lavoro di Amenabar, che già si era fatto qualche nemico tra i cattolici per “Mare Dentro” in cui trattava il tema dell’eutanasia, il ruolo di Ipazia è affidato a Rachel Weisz, già oscar per The Constant Gardener. Il film ha avuto un grande successo in Spagna, Francia, Usa e Israele, mentre in Italia tutto tace, ad un mese dalla sua uscita. Sul social network Facebook esiste addirittura una petizione per vedere Agorà, che ha fatto solo una rapida e quasi “celata” capatina nei cinema.  Tra i firmatari anche il matematico Piergiorgio Odifreddi, che scrive: “La figura di Ipazia è esemplare. Era una matematica, donna di grande cultura, la sua fu la prima battaglia tra scienza e fede. La perse, divenne prima martire della scienza per mano di uomini mandati dal vescovo di Alessandria, Cirillo. Sono trascorsi milleseicento anni ma siamo ancora allo stesso punto”. Qualcuno potrebbe dire che forse il tema anticristiano non c’entra molto con lo scarso clamore del film, poiché  i film storici non fanno molta cassetta da noi: infatti risultano ancora inediti The young queen Victoria con Emily Blunt e The edge of love con Keira Knightley. Certo, ma sono per contro uscite ed hanno raccolto consensi pellicole come Il gladiatore, Troy, Elizabeth, L’altra donna del re e tante altre. Dietro al boicottaggio di Agorà è più facile vedere una sorta di timore a non offendere le gerarchie vaticane, e forse anche, secondo voci che girano su Internet, pressioni contro il film. La tematica di fondo, il rapporto emancipazione della donna e religione, è quanto di più attuale che ci sia oggi: ma forse il mostrare un integralismo non di altri ma dei cristiani può essere un po’ troppo scomodo, anche perché Ipazia è una figura che la Chiesa ha voluto dimenticare e far dimenticare. Protofemminista, dedita agli studi, contraria a sposarsi, atea, tollerante: forse fa ancora paura. Ma forse è anche soltanto un po’ di avversione per il genere storico, la stessa avversione che ci ha impedito di vedere in televisione tanti sceneggiati della BBC tratti da classici inglesi e tanti film per la tv francesi ispirati a romanzi di cappa e spada, generi floridissimi oltralpe.

Carlo Di Stanislao

Trailer:

 

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