RINASCIMENTO PRIVATO

Venerdì 11 giugno 2010, alle ore 18, al Museo Archeologico Regionale di Aosta, sarà inaugurata la mostra Rinascimento privato. Aspetti inconsueti del collezionismo degli Este da Dosso Dossi a Brueghel. Il titolo della mostra rinvia a quello del celebre romanzo storico con cui Maria Bellonci vinse il Premio Strega nel 1986. L’esposizione, curata da Mario Scalini […]

Venerdì 11 giugno 2010, alle ore 18, al Museo Archeologico Regionale di Aosta, sarà inaugurata la mostra Rinascimento privato. Aspetti inconsueti del collezionismo degli Este da Dosso Dossi a Brueghel. Il titolo della mostra rinvia a quello del celebre romanzo storico con cui Maria Bellonci vinse il Premio Strega nel 1986. L’esposizione, curata da Mario Scalini e Nicoletta Giordani, fa rivivere l’atmosfera culturale che permeò la Corte e la Dinastia dei Principi d’Este tra Ferrara e Modena, alla stregua di quanto Isabella d’Este, che del volume della Bellonci è la protagonista, racconta di sé e della Corte dei Gonzaga.
Per Rinascimento Privato. Aspetti inconsueti del collezionismo degli Este da Dosso Dossi a Brueghel giungerà ad Aosta una sequenza di capolavori dall’Antichità romana fino al pieno Rinascimento, a illustrare per la prima volta al pubblico la ricchezza e la varietà di una delle più antiche raccolte principesche europee, quella di Casa d’Este.
Ricchezza e varietà che, nel caso della dinastia fondata da Leonello, colui che alla metà del Quattrocento fece di Ferrara – capitale del suo Ducato – uno dei principali centri della cultura umanistica, non è solo testimonianza di potenza economica ma segno di precisi interessi e passioni culturali. Le medesime che coinvolsero Isabella, andata sposa a Francesco II Gonzaga.
L’Assessore all’ istruzione e cultura della Valle D’Aosta, Laurent Viérin dichiara: «Sono particolarmente lieto di presentare, nell’ambito della programmazione espositiva estiva, questa iniziativa d’eccellenza, che porta nella nostra regione una selezione di capolavori provenienti dalla Galleria Museo e Medagliere Estense di Modena. Prosegue con questa mostra la collaborazione dell’Assessorato istruzione e cultura con istituzioni prestigiose impegnate nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale, quali la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia».
Tutte le opere in mostra sono concesse in prestito dalla Galleria Museo e Medagliere Estense di Modena, città in cui ebbe sede la corte gli Este dopo che la prima capitale, Ferrara, passò sotto il dominio dello Stato Pontificio.
L’esposizione, attraverso una sintesi di quanto si è conservato attraverso quattro secoli di vendite e dispersioni, rievoca per il visitatore l’atmosfera di uno studiolo, ambiente riservato all’otium del principe, nel quale erano conservati gli oggetti più rari e preziosi, simbolo delle ambizioni culturali del principe stesso.
L’amore per l’Antico che contraddistinse l’umanesimo di Leonello d’Este, la magnificenza di Borso, le passioni antiquarie di Alfonso I e dei cardinali Ippolito I e Ippolito II è esemplificato in mostra dal rilievo marmoreo con Bacco e Menadi, dall’enigmatico bassorilievo con lo Zodiaco che racchiude, come un fregio, il divino Phanes generato dall’uovo cosmico, quale simbolo dell’eterno ciclo di morte e rinascita. Fa da pendant il busto rinascimentale che impreziosisce con i suoi marmi mischi uno straordinario Antinoo raffigurato come imperatore.
Le ricche raccolte numismatiche sono ben rappresentate dal nucleo di oltre cento monete d’oro: rari esemplari dal mondo punico fino al Medioevo bizantino, passando attraverso la monetazione prodotta dalla Grecia, dalle città greche coloniali della Sicilia e della Magna Grecia, fino alle emissioni d’oro di Cesare, di Augusto e dei più celebrati imperatori che resero Roma immortale.
E ancora, 500 gemme finora mai presentate al pubblico costituiscono in mostra il nucleo centrale delle Antichità estensi.
Nell’esposizione sono esaltate le materie prime delle gemme: le varietà di calcedonio, i lapislazzuli, le molteplici corniole, le ametiste, l’eliotropio e in particolare i granati nelle rare forme del piropo e dell’almandino che riconducono alle vie commerciali che fornirono rocce e minerali resi preziosi dalla loro provenienza esotica, tra cui Cipro e l’Anatolia fino all’Afghanistan e all’isola di Sri Lanka. Un altro aspetto che riguarda le gemme sono le proprietà terapeutiche e magiche che gli antichi attribuivano alle pietre e alle raffigurazioni.
Personificazioni, divinità, simboli e magiche raffigurazioni accomunano le gemme ad altre opere di arte suntuaria, come alla pittura e alla scultura, alle quali vengono accostate in mostra opere significative delle collezioni estensi.
L’amore per le gemme che, frutto non solo di collezionismo, ma anche di dono e di scambio tra principi, è documentato in mostra dal Ritratto di dama come Verginità di Giovanni Cariani, adorna di questi preziosi ornamenti.
Nel percorso di mostra una trentina di altre opere: affreschi, dipinti, bronzi di piccolo formato, trionfi da tavola, una preziosa zuccheriera in lapislazzuli, testimoniano come le raffigurazioni e i simboli propri dell’Antichità confluiscano stupendamente nella cultura rinascimentale di cui si appropria il variegato gusto collezionistico di casa d’Este.

La mostra resterà aperta fino al 1° novembre 2010

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