Prelato italiano assassinato in Anatolia

Ucciso a coltellate in Turchia monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, assassinato dal suo autista che ha già confessato. Secondo quanto riportato dal quotidiano turco Hurryiet, il prelato è morto per le gravi ferite riportate nell’aggressione subito dopo il ricovero in ospedale. Monsignor Padovese era nato a Milano 63 anni fa. Fu lui ad accogliere […]

Ucciso a coltellate in Turchia monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, assassinato dal suo autista che ha già confessato. Secondo quanto riportato dal quotidiano turco Hurryiet, il prelato è morto per le gravi ferite riportate nell’aggressione subito dopo il ricovero in ospedale. Monsignor Padovese era nato a Milano 63 anni fa. Fu lui ad accogliere Benedetto XVI in Turchia durante il viaggio apostolico del papa nel 2006 e fu lui a celebrare i funerali di don Andrea Santoro, ucciso a Trebisonda nel febbraio dello stesso anno. Il religioso era in procinto di partire per Cipro per incontrare il Papa. L’autista, secondo quanto riferito da S.E. Carlo Marsili, console italiano ad Ankara, sembra che abbia accoltellato mons. Padovese nel giardino di casa. L’uomo era al suo servizio da quattro anni e, tra l’altro, il vescovo si era fatto accompagnare da lui in Italia già due volte. Proprio pochi giorni fa, poi,  mons. Padovese aveva chiesto per lui e  per la terza volta,  un visto d’ingresso in Italia. Un ”fatto orribile”, ”incredibile”, ”siamo costernati”: e’ questa la prima reazione a caldo – appresa la notizia – di padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano. Monsignor Padovese aveva scelto di essere ordinato vescovo in Turchia per esprimere meglio la sua appartenenza a una terra alla quale si sentiva legato.I n Turchia i cristiani sono lo 0,6% di una popolazione di circa 70 milioni di abatanti e i cattolici sono circa 30mila. Nel vicariato dell’Anatolia se ne contano meno di 5mila, con 7 parrocchie, 3 sacerdoti diocesani, 14 religiosi e 12 religiose. Secondo diverse istituzioni e governi europei la situazione dei Cristiani in Turchia è una questione rilevante. Dopo i vari avvenimenti che portarono alla nascita dello stato turco, dal movimento dei “Giovani turchi” a inizio ‘900, al periodo di Kemal Atatürk (primi anni ’20), alle pulizie etniche e le azioni mirate tendenti al genocidio attuati durante la crisi di Cipro (primi anni ’70), le popolazioni cristiane si sono ridotte in Turchia dal 25% della popolazione totale allo 0,1-0,15%. L’EKD (Evangelische Kirche Deutschlands – Chiesa Evangelica Tedesca) stima che in Turchia ci siano ca. 150.000 Cristiani armeni, siriano-ortodossi e di origine greco-ortodossa, mentre secondo l’Opera Missionaria cattolica Missio i cristiani sarebbero solo ca. 100.000. Secondo l’APM il numero più probabile è all’incirca nel mezzo. Di fatto, oggi, in Turchia i cittadini sono obbligati a dichiarare la loro religione di appartenenza sulla carta d’identità per cui i cristiani sono considerati cittadini di seconda classe. Ci si dimentica poi, quando si parla del genocidio armeno, che gli armeni erano e sono cristiani. Il 18 aprile ddel 2007,  furono uccisi due cristiani turchi e uno tedesco, in una casa editrice cristiana di Malatya, nella Turchia orientale, fatto che riaccese le preoccupazioni sul destino dei cristiani nel Paese. Appresa la notizia dell’aassassioni di mons Padovese, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, ha dichiarato: “L’uccisione di monsignor Padovese colpisce profondamente tutti gli italiani, indipendentemente dalle loro scelte di fede, e preoccupa molto in ordine alla situazione che si sta determinando in Turchia. Chiediamo al governo un’informativa urgente al Parlamento che chiarisca l’esatta dinamica dei fatti e un intervento immediato di grande spessore ed efficacia nei confronti della Repubblica Turca, cui tutti noi siamo legati di rapporti di profonda amicizia”.

Carlo Di Stanislao

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