Intesa Comune-Ministero per la valorizzazione degli immobili militari

Forti, caserme, magazzini, ex conventi passati nel tempo ad uso militare: 15 strutture, in tutto 82 ettari di superficie, un valore complessivo di mercato stimato in 2 milioni 400 mila euro. Sono i beni immobili che il Ministero della Difesa intende dismettere a Roma, nell’ambito del programma di valorizzazione elaborato in base alla legge n. […]

Forti, caserme, magazzini, ex conventi passati nel tempo ad uso militare: 15 strutture, in tutto 82 ettari di superficie, un valore complessivo di mercato stimato in 2 milioni 400 mila euro. Sono i beni immobili che il Ministero della Difesa intende dismettere a Roma, nell’ambito del programma di valorizzazione elaborato in base alla legge n. 191 del 2009 e successive integrazioni e modifiche. L’operazione, che coinvolge direttamente il Comune di Roma, ha preso il via con la firma di un protocollo tra lo stesso Ministero e il Comune, siglato nella sala capitolina delle Bandiere dal ministro Ignazio La Russa e dal sindaco Gianni Alemanno.

Numerose le autorità presenti alla firma dell’intesa: il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto; il generale di Corpo d’Armata Alessandro Montuori, capo del IV Reparto dello Stato Maggiore della Difesa; il generale di Divisione Antonio Caporotundo, direttore generale dei Lavori e del Demanio del Ministero della Difesa; Giovanni Bozzetti, consigliere per i Grandi Eventi del Ministro della Difesa.

Nel protocollo convergono due principali obiettivi: l’intento del Ministero di impiegare razionalmente le sue vecchie infrastrutture, traendone un valore economico; e quello del Comune, interessato alle opportunità – offerte da questo programma – di riqualificare il tessuto urbano della Capitale.

In concreto, l’operazione passa attraverso appositi “fondi immobiliari di investimento”, promossi dal Ministero della Difesa e costituiti da investitori istituzionali chiamati a valorizzare e vendere gli immobili. Ciò avverrà mediante accordi di programma con gli enti locali. In base al protocollo, dei ricavi ottenuti con la valorizzazione il Comune di Roma avrà 600 milioni di euro.

Come s’è detto, le strutture individuate dal Ministero della Difesa sul territorio romano sono 15, di cui quattro – attualmente inutilizzate – faranno da apripista al programma (vedi elenco e mappa). Ecco le fasi previste, da concludersi entro un anno da oggi:

in primo luogo il Comune e il Ministero della Difesa devono accertare per ciascun immobile, con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio di Roma, “le condizioni per l’espressione di un parere favorevole sul progetto urbanistico”. Questo perché gli immobili militari sono spesso vincolati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.L. n. 42/2004) ed è quindi d’obbligo verificare che i progetti di valorizzazione siano coerenti con le norme di salvaguardia.

Il Comune definirà poi – nel pieno rispetto delle previsioni del Piano Regolatore Generale del 2008 – l’edificabilità complessiva, le destinazioni d’uso e i vincoli per ciascun immobile. Quindi il Ministero verificherà la coerenza delle decisioni prese dal Campidoglio con i propri obiettivi di valorizzazione, stilando un elenco finale che costituirà il “Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari”. A quel punto il Comune approverà, con deliberazione del Consiglio Comunale, il protocollo d’intesa e l’accordo di programma, adottando le varianti al Piano Regolatore.

In parallelo con l’approvazione delle varianti si svilupperà la progettazione dei singoli immobili. In questa fase, come previsto dalla procedura di attuazione delle previsioni di Piano Regolatore, saranno consultati i cittadini e le loro associazioni.

A seguire: progettazione definitiva, conferenze di servizi al Ministero, sottoscrizione degli accordi di programma (uno per ciascun immobile). A questo punto il Ministero della Difesa potrà trasferire i beni al fondo immobiliare.

Caso di specie, quello dei quattro forti inseriti nel vecchio “campo trincerato” romano, ovvero facenti parte dell’antica linea di difesa della città: Forte Boccea, Forte Trionfale, Forte Tiburtino e il Forte di Pietralata. Dati i vincoli di tutela, è prevedibile che entrino a far parte del patrimonio comunale, aggiungendosi a quelli già in possesso del Campidoglio (Bravetta, Portuense, Ardeatino, Prenestino, Monte Antenne. Vedi mappa). “Su questi”, ha detto il sindaco Alemanno, “va fatta una riflessione comune” perché potranno costituire una nuova opportunità per lo sviluppo della Capitale: situati tutti fuori dalla cerchia delle Mura Aureliane, “possono diventare punti di catalizzazione per dare nuovi servizi alle periferie”.

Per il ministro La Russa l’operazione “rappresenta per Roma un grande volano di ammodernamento, rilancio e trasformazione del piano urbanistico”, oltre che un’occasione per le forze armate: “le risorse che ne deriveranno serviranno per modernizzare la parte rimanente delle strutture e per realizzare nuovi alloggi per i militari”.

Con questa intesa, ha poi sottolineato il sindaco Alemanno, si mette un punto ”su una vecchia storia che si trascina da trent’anni”. Anche per Alemanno il protocollo è l’avvio di un processo “per fare in modo che le aree dimesse diventino un volano per Roma”.

Paolo Veronesi

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