Rigore teutonico e maquillage italiano

I custodi dei Tesori europei, nella cena lussemburghese col presidente stabile dell’Ue Herman Van Rompuy,  col cappello della task force sul coordinamento delle politiche economiche, hanno finito per discutere un piano destinato necessariamente a restare aperto,  in attesa della composizione del dissidio fra gli eterni amici-nemici. Stavolta le parti sono lontane, raccontano fonti diplomatiche, il […]

I custodi dei Tesori europei, nella cena lussemburghese col presidente stabile dell’Ue Herman Van Rompuy,  col cappello della task force sul coordinamento delle politiche economiche, hanno finito per discutere un piano destinato necessariamente a restare aperto,  in attesa della composizione del dissidio fra gli eterni amici-nemici. Stavolta le parti sono lontane, raccontano fonti diplomatiche, il che può essere un problema,  in vista del vertice Ue che, la prossima settimana a Bruxelles, dove affrontare i nodi della crescita e della sua ardua gestione. Di fatto, lo strumento approvato, cioè l’ Efsf, o Struttura per la stabilità finanziaria, definito già Euroscudo, interverrà “in modo strettamente condizionato in caso di crisi, alla stregua di quanto accaduto con Atene”. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, loda Francia, Italia e Germania, poi invita tutti ad accelerare gli sforzi di risanamento e giura che l’Ungheria traballante non lo preoccupa. Avrà imparato dal nostro premier che sa correggere i fatti con le parole, nelle cose estere ed interne (come il terremoto definito dei “miracoli”, con 350 milioni di euro che mancano all’appello, macerie ancora da “spazzare”, CASE solo per 15.000 persone e tasse da restituire al 100% e solo dopo 124 mesi, per di più in sole 60 rate). Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble osserva che l’Europa non solo ha una moneta condivisa, ma anche una responsabilità condivisa e dunque devono essere fatti “i passi necessari, decidendo in fretta che cosa cambiare nell’ambito dei trattati” e degli Stati, ma Tremonti convince tutti che l’Italia è al passo con questa strategia. In realtà, in una fase in cui molti Paesi con i conti in disordine devono varare manovre di aggiustamento, la Germania, in cui conti sono tra i migliori d’Europa, “dà il buon esempio” e mantiene la leadership morale e politica dell’Unione monetaria, non solo imponendo tagli, ma facendo vere riforme strutturali e trovando idee e progettualità per il futuro. Al contrario, la nostra manovra va in senso opposto, con tagli e sforbiciate per fare cassa, che  rischiano di deprimere la già fragile ripresa economica. La manovra tedesca, invece, avrà come effetto di deprimere ulteriormente la crescita e rendere più difficile per tutti il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. In compenso manterrà inalterato, o forse addirittura aumenterà, il vantaggio competitivo dell’economia tedesca nei confronti dei partner europei più deboli. Il 3 sera, durante la penultima puntata di Annozero, Tremonti cita Smith ed Einaudi per difendere la frase di Berlusconi sulle tasse alte, che Santoro manda in onda, ma non convince né Bersani né molti telespettatori. E, ancora, se da una parte Berlusconi ha fatto delle aperture all’opposizione dichiarando che le misure economiche della maggioranza sono migliorabili a condizione di non intaccare la portata complessiva della manovra, dall’altra il governo si ritrova ad affrontare la nuova sollecitazione dell’Unione europea ad equiparare l’età pensionabile nel settore pubblico tra uomini e donne fissandola a 65 anni e non riesce a far slittare la cosa al 2018, né a spiegare che le donne italiane del pubblico impiego, sono diverse e più impegnate di altre europee,  in logoranti lavori anche in casa e nel sociale. Nel frattempo il Gruppo del Pdl del Senato smentisce la possibilità di un mini-condono edilizio per lievi manomissioni della planimetria originale degli appartamenti, ma sibillinamente aggiunge, in un comunicato, come “ciascun parlamentare abbia il diritto, previsto dal regolamento, di presentare proposte di modifica che non necessariamente saranno approvate”. Arrivando, poi,  alla finalissima di “Miss Padania”, il ministro e leader della Lega Umberto Bossi, ha detto che “non è mai passata nessuna finanziaria senza modifiche. Non può diventare come un tempo che la finanziaria era un’occasione per portare via un sacco di soldi, però qualche ragionamento si può fare. Vediamo che emendamenti presentano”. Per il leader della Lega Nord comunque “con la manovra il federalismo non è a rischio, la manovra viene fatta da Tremonti che non è un mio avversario. Tremonti è federalista, sa che il federalismo è l’unica possibilitá perchè il Paese vada avanti”; rimanendo fermo nelle sue posizioni che, come si vede, non sono trattabili, anche quanto comportano aggravi di spesa, anche in momenti di forte recessione. Insomma, la squadra di governo convince l’estero e persegue nella sua volontà di proporre “lacrime e sangue” per chi le tasse già le paga, garantendo le fasce più ricche e privilegiate e nulla investendo per l’occupazione, i giovani, la ricerca, l’ambiente. A tal proposito, aumentano vertiginosamente  le polemiche per l’articolo 45 della “manovra Tremonti”, che rimuove l’obbligo per il Gestore dei servizi elettrici di acquistare a fine anno i certificati verdi per la produzione di rinnovabili rimasti invenduti. Secondo le associazioni di settore e i gruppi ambientalisti, il provvedimento rischia di far precipitare i prezzi di mercato, arrestando lo sviluppo dell’energia verde in Italia. E di fronte a queste critiche e a quella delle parti sociali, Berlusconi replica con la solita trovata ad effetto: tornare sull’idea, avanzata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, di una modifica costituzionale che consenta di aprire un’impresa senza alcuna autorizzazione. “Stiamo studiando un grande piano di liberalizzazioni che, a cominciare dal rafforzamento della libertà d’impresa prevista dalla Costituzione, possa prevedere per un arco di tempo da decidere la totale autocertificazione per le piccole e medie imprese e per l’artigianato”, ha detto. “Si apre un’impresa senza chiedere autorizzazioni, ex post arrivano i controlli e se tu avrai osservato le leggi non avrai nulla da temere”. Grande idea davvero, con una precisa (e torva) visione di rinnovamento strutturale, che avvantaggerà, certamente, i furbi con il denaro e con certo i poveri disoccupati o in cassa integrazione. Il 19 saremo a Roma, come aquilani e come italiani, per partecipare sia alla nostra, che alla protesta annunciata, su internet, da Bersani, alla Palalottomatica,  “per un’altra politica economica, per la crescita e il lavoro contro una manovra ingiusta e sbagliata, per dare voce a tutti i protagonisti colpiti dalle scelte del governo”. Berlusconi ha dalla sua la possibilità di giustificare i sacrifici dicendo che li ha voluti non lui, ma l’Europa e saranno in molti ad abboccare (quelli stessi che oggi, a L’Aquila, lo guardano come un generoso eroe) di fronte a trovate solo di facciata. In verità a lui interessa solo salvaguardare se stesso e non litigare con Bossi e quindi non arrestare la marcia federale, né ritardare il ddl sulle intercettazioni. Ieri, al suon arrivo al convegno di Federalberghi, ha detto: “la decisione che abbiamo preso oggi e’ vincolante per i nostri senatori e i nostri deputati”, intorno ad un testo blindato che “verra’ approvato dalla Camera cosi’ come verra’ fuori dal Senato”. Inoltre, polemizzando nei confronti della mobilitazione contro la riforma delle intercettazioni, ha spiegato i motivi del testo concordato dal vertice del Pdl, affermando che una operazione di libertà e non precisando che questa riguarda soprattutto se stesso. Il 28 maggio, ospite del suo caro amico e ciambellano Maurizio Belpietro a “Mattino 5”, ha detto ancora: “sono un ottimista inguaribile, tutte le sfide possono essere superate e ce la faremo anche questa volta, e bene” e, certamente, lui ce la farà e nel migliore dei modi. Quando capiranno gli italiani che il “re è nudo” e, soprattutto, che ci ha lasciato tutti coperti di stracci e senza neanche le proverbiali braghe di tela?

Carlo Di Stanislao

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