“Non è un gioco”. Famiglie italiane e donne immigrate insieme

Una campagna nazionale di informazione per ricordare agli italiani che quello delle “Colf: non è un gioco”, ma un mestiere che merita considerazione sociale e soprattutto rispetto dei diritti delle lavoratrici domestiche. Un progetto sperimentale di promozione e inclusione sociale delle donne immigrate impegnate come assistenti familiari, che ha coinvolto insieme lavoratrici, anziani e famiglie.Un […]

Una campagna nazionale di informazione per ricordare agli italiani che quello delle “Colf: non è un gioco”, ma un mestiere che merita considerazione sociale e soprattutto rispetto dei diritti delle lavoratrici domestiche. Un progetto sperimentale di promozione e inclusione sociale delle donne immigrate impegnate come assistenti familiari, che ha coinvolto insieme lavoratrici, anziani e famiglie.Un percorso di formazione per colf extracomunitarie svolto nelle province di Napoli, Roma e Udine, con corsi di italiano, informatica, parainfermieristica, gestione del rapporto di lavoro e autoimprenditorialità.
E’ l’iniziativa delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, finanziata con il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati – anno 2007 – del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, i cui risultati verranno presentati domani – giovedì 17 giugno – a Roma, dalle ore 10.00 alle 17.00, presso la Residenza di Ripetta in Via di Ripetta 231.

«Nel nostro Paese – spiegano le Acli – decine di migliaia di anziani vengono accuditi da donne straniere, comunitarie e non, che lavorano come assistenti familiari. È un servizio alla famiglia che viene svolto quotidianamente nel silenzio delle mura domestiche da donne che hanno lasciato la propria famiglia per assisterne un’altra. È un servizio, ma è anche un lavoro, spesso non riconosciuto come tale, che interessa e coinvolge la sfera affettiva e che arriva a volte a cancellare il confine che separa il rapporto lavorativo dal rapporto affettivo, creando situazioni difficili da gestire soprattutto per la donna lavoratrice». Obiettivo del progetto delle Acli era «sperimentare una via nuova all’inclusione sociale per le lavoratrici domestiche, che migliorasse la qualità delle relazioni e le condizioni di vita, prevedendo capacità e professionalizzazione per l’assistente familiare, consapevolezza e informazione per la famiglia».

I risultati delle sperimentazioni verranno presentati a Roma nella giornata di domani. In mattinata, Maurizio Ambrosini, docente di sociologia dei processi migratori alla Statale di Milano, proporrà un intervento su ”immigrazione e accesso al welfare in un paese che cambia”; Cristina Mazzacurati, docente all’università di Padova, Master in Studi Interculturali, parlerà di “lavoro di cura e integrazione familiare”. Per il ministero del lavoro e delle politiche sociali, ci sarà Alessandro Lombardi, della direzione generale dell’Immigrazione. Per le Acli interverranno tra gli altri Lidia Borzì, responsabile della funzione progettazione, innovazione sociale e politiche della famiglia; Raffaella Maioni, responsabile nazionale delle Acli Colf; quindi il presidente nazionale delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani Andrea Olivero.

Nel pomeriggio, dalle ore 14.30, testimonianze ed esperienze di donne immigrate, famiglie e anziani coinvolti nel progetto. “Ero insegnante di Russo da oltre 20 anni. Desideravo leggere in lingua originale la Divina Commedia. Non immaginavo certo di finire a lavorare come badante” (Anna). “Frequentando il corso mi sono sentita accettata e riconosciuta anche in questa mia vita nuova” (Olga). “Ho imparato meglio la lingua italiana, la storia italiana, la geografia, la Costituzione italiana, e sono anche cresciuta professionalmente. Grazie alla vostra attenzione mi sento non come una straniera, ma mi sento a casa mia. L’Italia per me è una seconda casa” (Teuta)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *