L’indagatore indagato

Dopo l’accusa, rivelatasi infondata, di tangenti e favori (fra cui una Mercedes addirittura di seconda mano) poco prima della “scesa in politica” (si ricoderà il cosiddetto “processo di Brescia” della metà degli anni ‘90); dopo che il 3 febbraio dello scorso anno è stato iscritto el registro degli indagati dalla Procura di Roma con l’accusa […]

Dopo l’accusa, rivelatasi infondata, di tangenti e favori (fra cui una Mercedes addirittura di seconda mano) poco prima della “scesa in politica” (si ricoderà il cosiddetto “processo di Brescia” della metà degli anni ‘90); dopo che il 3 febbraio dello scorso anno è stato iscritto el registro degli indagati dalla Procura di Roma con l’accusa di Offesa all’Onore o al Prestigio del Presidente della Repubblica e dopo che il suo nome era entrato e subito uscito dai sospetti dell’affare “grandi opere”, si apprende oggi che l’ex pm di “Mani Pulite” Antonio di Pietro, oggi leader dell’Idv e grande oppositore di Berlusconi e del Governo, è indagato a Roma per truffa in relazione a presunti illeciti legati ai rimborsi elettorali assegnati al movimento politico da lui fondato. Gli illeciti riguarderebbero i rimborsi relativi alle elezioni europee del 2004 e l’iscrizione nel registro degli indagati costituisce un atto dovuto,  alla luce di una denuncia presentata recentemente contro l’ex pm da Elio Veltri, ex membro dell’Idv, secondo il quale  i rimborsi elettorali sarebbero stati incassati non dal movimento politico, ma dall’associazione privata ‘Italia dei Valori’, costituita dallo stesso Di Pietro,  insieme con altre persone. Il tutto, per Veltri, attraverso una serie di false autocertificazioni. Gli accertamenti sono affidati al pm Attilio Pisani. Quanto a Di Pietro Di Pietro, bolla la faccenda come “un film già visto” e sul suo blog esibisce un corposo dossier  di documenti a prova della sua innocenza. In sostanza, secondo l’ex pm, l’associazione privata e il movimento politico, come sancito da un notaio, sono la stessa cosa e, quindi, non ci sarebbe alcun trucco. Non la pensa così Veltri, ex sindaco di Pavia, ex Idv ed anzi cofondatore del partito con il buono Tonino. Proprio la guida definita “troppo personalistica” è il punto da chiarire ed il vulnus che lo separò da Di Pietro. Tuttavia Veltri non è nuovo, poi, a divorzi clamorosi: l’ultimo, per dire, è del dicembre scorso, quando presentò una richiesta al tribunale di Roma per il sequestro della nuova edizione dell’Odore dei soldi, best seller dell’anti berlusconismo scritto a quattro mani con Marco Travaglio. Naturalmente tutto ilPdl gongola anche se l’unico (chissà se per coraggio o scarsa prudenza) a lanciare il sasso è il solito Maurizio Gasparri, che ha caldo dichiara:  “Di Pietro dice di avere i conti a posto e che finirà tutto in un’archiviazione. Vedremo che accadrà. E vedremo anche se il suo popolo, dopo questioni antiche di case e scatole di scarpe, non finirà viola… di vergogna”. Chissà perché il garantismo del Pdl, precipita in “crocefigge”, ogni volta non si tratta di uno di loro o della loro area e, soprattutto, quanto indagati (e non ancora colpevoli) sono i loro avversari. Va comunque ricordato che la presunta gestione personalistica e familiaristica del partito Italia Dei Valori viene da molti anni aspramente criticata; tra i più critici vi sono il quotidiano Il Giornale, la rivista Panorama (entrambi di proprietà della famiglia Berlusconi) e RadioRadicale.it, il sito web dell’emittente radiofonica Radio Radicale. Inoltre, nell’aprile 2009, si è avvalso dell’immunità parlamentare riconosciutali dal Parlamento Europeo nella causa civile per diffamazione intentatagli dal giudice Filippo Verde,  a seguito di un articolo pubblicato sul sito dell’Italia dei Valori, in cui Di Pietro accusava il giudice di aver accettato una tangente al fine di “aggiustare” una sentenza[ del Lodo Mondatori. Inoltre, l’Ordine degli Avvocati di Bergamo, Foro presso il quale l’ex magistrato attualmente esercita la professione di avvocato, in data 7 luglio 2009, gli ha inflitto una sanzione disciplinare,  per la violazione del divieto di assumere incarichi contro ex clienti di cui all’articolo 51 del codice deontologico della professione forense, in riferimento al processo, svoltosi in Corte d’Assise a Campobasso, nel quale Di Pietro era il legale di parte civile,  per l’omicidio di Giuliana D’Ascenzo, compaesana di Montenero di Bisaccia, e nel quale imputato era Pasqualino Cianci, precedentemente assistito proprio da Di Pietro. Comunque e non da ora, sul proprio sito personale Di Pietro ha pubblicato una serie di risposte alle accuse più popolarmente rivoltegli, prima in una pagina denominata “Calunnie, solo calunnie” e successivamente nella pagina “Sei risposte a Libero”  , che è stata pubblicata anche sul giornale Libero di Vittorio Feltri (curiosamente giornale vicino alle opinioni politiche del centro-destra), in quanto ideale risposta ad un editoriale scritto dallo stesso  Feltri.

Carlo Di Stanislao 

Una risposta a “L’indagatore indagato”

  1. Maurizio ha detto:

    La fortuna e il successo di Silvio Berlusconi sono il prodotto non tanto delle sue scelte politiche e delle realizzazioni dei suoi governi – fin qui piuttosto mediocri e inconcludenti – ma di un’opera gigantesca e ormai quasi ventennale di propaganda e manipolazione dell’informazione, costruite grazie alla gestione spregiudicata dei canali televisivi di cui è proprietario o controllore politico. Circostanze che in nessun altro paese democratico sono possibili e neppure immaginabili, e che qua in Italia consentono al Cavaliere di mantenere alti livelli di fiducia e popolarità nonostante il fallimento delle politiche dell’esecutivo.

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