Salviamo le eredita’ della collettivita’ italiana

Altre volte, dalle colonne dell’Italiano e su diversi blog della collettività italiana in Argentina, ho parlato del grave rischio che corre l’immenso patrimonio edilizio delle associazioni italiane in Argentina. Edifici di grandissimo valore storico-architettonico realizzati dai nostri padri. Lavoro di fine maestria trasportata dall’Italia attraverso le preziose mani dei suoi emigranti. Maestri muratori che hanno […]

Altre volte, dalle colonne dell’Italiano e su diversi blog della collettività italiana in Argentina, ho parlato del grave rischio che corre l’immenso patrimonio edilizio delle associazioni italiane in Argentina. Edifici di grandissimo valore storico-architettonico realizzati dai nostri padri. Lavoro di fine maestria trasportata dall’Italia attraverso le preziose mani dei suoi emigranti. Maestri muratori che hanno insegnato al mondo intero un modo di costruire ancora oggi unico! Quasi tutte le collettività all’estero, nei due secoli precedenti, si dotavano di sedi e spesso di un teatro dove trascorrere insieme ricorrenze e feste italiane. Hanno fatto epoca i balli di Carnevale che si organizzavano nel magnifico salone dell’Unione e Benevolenza, a Buenos Aires. Nemmeno immagínate quante coppie si sono conosciute in quelle feste e poi si sono sposate!

Lì sono passati artisti di tutti i generi – tenori, attori, cantanti folkloristici – vi si sono svolte rappresentazioni teatrali come vere e proprie prime. E che dire dello splendido salone dell’Unione Operaia di Calle Sarmiento? Un salone di rara bellezza, posto in un edificio tra i più belli e preziosi di Buenos Aires. Architetto italiano, muratori italiani, materiali per la maggiore parte italiani! E il teatro “Roma” di Quilmes? Dov’è finito? E tanti, tantissimi altri tesori costati fior di sacrifici ai nostri connazionali, sabati e domeniche di lavoro gratis, per la collettività. Sì, cari lettori, pagine strappalacrime che oggi sembrano appartenere ad un passato remoto, lontano da tutto e tutti. Non è così, non lo può essere. Dobbiamo risvegliare la sensibilità dei nostri connazionali, dobbiamo reagire a questo depauperamento selvaggio ed a questa indifferenza. Certamente tantissime associazioni versano in condizioni economiche pessime, non si hanno nemmeno fondi per le normali manutenzioni. A questo si deve colpevolmente aggiungere una totale mancanza d’intervento da parte delle Autorità italiane, non un censimento, non una parola in nessun trattato o in qualche visita di personaggi illustri della nostra politica. Tutto bene: sorrisi, foto e via.

Oggi le cose stanno precipitando. E’ di qualche settimana fa la notizia che l’edificio di Calle Sarmiento, quello splendido edificio di cui parlavo prima, è in uno stato di totale abbandono e sta cadendo a pezzi. Le Autorità municipali di Buenos Aires stanno pensando – per la verità lo pensano da tempo – di annettere questo edificio al patrimonio proprio per mancanza di manutenzione da parte della proprietà, oggi dell’Unione e Benevolenza, per poterlo ristrutturare ed usarlo per i propri fini. Grazie a Macri, sì un bel grazie per l’interessamento, ma ad un patto chiaro ed inequivoco: l’edificio è e resti della collettività italiana d’Argentina!! Forse non tutti sanno che le Mutue italiane son di diritto argentino e quindi annesse e sottomesse ad un regime di dipendenza agli organismi statali argentini che ne diventano automaticamente proprietari al momento che chiudono o decadono a causa dei debiti delle stesse. Ma su questo specifico argomento tornerò in altra occasione.

Ho già promosso alcune iniziative per fronteggiare questa situazione, una delle quali è la creazione di una Fondazione che tuteli questi beni attraverso un loro censimento, con progetti di ristrutturazione e riqualificazione insieme ad organismi qualificati professionalmente. La Fondazione dovrebbe raccogliere l’adesione di tutte le società italiane presenti in Argentina: FIAT, Techint, Pirelli, Telecom, Gruppo Roggio, Andreani, solo per citarne alcune. Dovrebbero altresì aderire le associazioni e singole persone. L’opera della Fondazione deve essere rivolta alla ricerca di fondi, attraverso una serie di contatti con Fondazioni italiane, Regioni, Comuni e Province, che già oggi destinano parte dei loro bilanci finanziando iniziative d’ogni genere e spesso ripetitive tra loro, basti vedere quanti corsi di lingua italiana vengono finanziati! E nessuno parla italiano!!! Coordinare quindi il flusso di risorse che si potrebbero raccogliere e dirottarle su progetti mirati.

Ho già interessato a questo progetto l’Ambasciata ed il Consolato italiano che hanno già risposto dando la loro disponibilità. Nei prossimi giorni si organizzerà un primo incontro con le associazioni e, se risponderanno, anche con le società appena citate. Ai politici verrà rivolto un appello a collaborare, non ad assumere alcun mandato o rappresentanza, non si devono creare equivoci già in partenza. Sono benvenuti tutti coloro che con la propria opera possano contribuire alla causa. Un particolare non secondario: tutti i fondi saranno dirottati su un conto bancario il cui ammontare come pure ogni suo movimento sarà pubblico e verificabile on line in qualsiasi momento. Trasparenza ed onestà, questo il motto della costituenda Fondazione. E che Iddio ci accompagni!

Pino Russo

Nato a Chieti nel 1954, è emigrato in Argentina negli anni Settanta. Vive a Buenos Aires. Imprenditore, è Presidente della Camera di Commercio Abruzzese italo-argentina.

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