Un esempio da seguire

Da noi se ne parla poco o punto, ma La repubblica, dedica alla vicenda un posto di preminenza anche nella versione on-line. “Aquilakalo’s”, nata tre giorni prima del Natale scorso, una srlò con un capitale sociale di sioli 10.000 euro e la sede presso la Curia arcivescovile, ha le idee più chiare di molti politici […]

Da noi se ne parla poco o punto, ma La repubblica, dedica alla vicenda un posto di preminenza anche nella versione on-line. “Aquilakalo’s”, nata tre giorni prima del Natale scorso, una srlò con un capitale sociale di sioli 10.000 euro e la sede presso la Curia arcivescovile, ha le idee più chiare di molti politici locali ed un master plaan che, attraverso costruzioni e vendite, richieste e concessione di finanziamenti, partecipazione ad affari con altre società e contributi statali, intende operare seriamente per il rilancio di questa esangue (per non dire comatosa) città. Presidente della srl  il vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, con un consiglio piccolissimo, composto da un consiglio un giovane sacerdote e un imprenditore locale. Ogni giorno  “Aquilakalo’s”, sforna progetti e piani di investimento, indica aree su cui costruire, terreni da preservare ed ha ben 13 milioni ancora da spendere, fondi provenienti dalla Caritas, che vorrebbe al più presto impiegare, anche se, come dice lo stesso D’Ercole, “il municipio non mi spiega, non indica dove, non mi dà la possibilità di investirli per il bene della comunità. Ho dato un ultimatum: entro giugno devono darmi le autorizzazioni, altrimenti li rimando via”. Nel master plan che la Curia sotto la sua direzione ha prodotto (Piano strategico di restauro e rifunzionalizzazione del centro storico) le idee fondanti della rinascita sono stese attorno ad assi strategici e gli interessi ecclesiastici delineati con chiarezza. “Quasi tutto il patrimonio artistico è nostro”. Chiese e monumenti, ma anche negozi, e case, e terreni. Dunque e perciò: lottizzazioni e investimenti. Sviluppo edilizio, piani di recupero, restauri, ma anche valorizzazioni fondiarie, piani urbanistici. Preghiere e mattoni, per far rinascere e non solo a parole, una splendida città e proiettarlaverso un futuro che, già prima del sisma, sembrava irrangiungibile e remoto. Ha le idee chiare questo giovane vescovo dotato di capacità comunicative (ha condotto per anni in Rai un programma religioso) ed imprenditoriali (ha detto ha Repubblica che “tre miliardi e mezzo, ed è una cifra sottostimata, la valutazione dei nostri beni da ricostruire. È una bella cifra a cui noi dobbiamo rispondere con efficienza e puntualità”), ma soprattutto ha forza, determinazione, passione: ciò che manca a molti aquilani. D’ercole afferma che: “oggi L’Aquila è una città conosciuta in tutto il mondo. È un’occasione pubblica che dovremmo raccogliere al volo invece di piangerci addosso. Stiamo divenendo antipatici con la richiesta quotidiana di aiuti, i  soldi ci sono ma servono prima le idee” ed ha perfettamente ragione. Infine ha richiamato il sindaco ad una condotta più attenta e non contradditoria. “Fa troppe cose: la maggioranza e l’opposizione. L’uno e il suo doppio. Dovrà scegliere: o di là o di qua”. Dice bene, sempre su Repubblica Antonelo Caporale: la Chiesa corre, il vescovo prega e promette opere di bene. Si prenderà cura delle anime e anche del resto, se mancheranno idee analoghe sul piano laico e civile.

Carlo Di Stanislao

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