Cialente replica a D’Ercole: Atteggiamento incomprensibile

Il Comune dell’Aquila ha le idee chiare sulla ricostruzione e sullo sviluppo della città. A tal punto che, oltre ad aver prodotto rapidamente quei provvedimenti necessari per mettere in condizioni i proprietari di sistemare le proprie case, la Municipalità è estremamente determinata a rifiutare il ruolo di “sportello” obbligato a rilasciare autorizzazioni e licenze a […]

Il Comune dell’Aquila ha le idee chiare sulla ricostruzione e sullo sviluppo della città. A tal punto che, oltre ad aver prodotto rapidamente quei provvedimenti necessari per mettere in condizioni i proprietari di sistemare le proprie case, la Municipalità è estremamente determinata a rifiutare il ruolo di “sportello” obbligato a rilasciare autorizzazioni e licenze a chiunque, senza programmazioni e pianificazioni ragionate, vagliate e approvate dal Consiglio comunale.
Ritengo opportuno fornire queste precisazioni ad alcune affermazioni del Vescovo ausiliare, Monsignor Giovanni D’Ercole, contenute in un articolo pubblicato oggi da un importante quotidiano nazionale.
Non entro, naturalmente, nel merito delle attività condotte dalla Curia aquilana. Mi limito a fornire la posizione del Comune, laddove chiamato in causa. Premetto che con la stessa Arcidiocesi, così come la Caritas e con le altre associazioni e istituzioni che hanno effettuato o che gestiscono le generose donazioni inviate alla città, c’è una forte collaborazione.
Tuttavia, sulla questione della proprietà delle aree a suo tempo occupate per la realizzazione dei complessi antisismici, e che non sono state utilizzate, ci sarà un incontro a Roma il primo luglio, alla presenza anche del Commissario per la ricostruzione. Una volta definita la vicenda del passaggio di proprietà al Comune, si decideranno gli interventi già previsti per i terreni eventualmente da destinare a opere edilizie di carattere sociale e quelli da restituire ai proprietari. Quanto alle aree di proprietà della Chiesa, siamo pienamente convinti di perfezionare le intese con la Curia per il migliore utilizzo delle stesse. Se invece ci riferiamo a terreni e ad autorizzazioni di competenza comunale, è bene che si chiarisca una volta per tutte che la riprogrammazione della città non può passare per concessioni indiscriminate. I problemi della città temporanea, quella costruita per l’emergenza, per dare un tetto alla maggior parte di coloro che l’avevano perso a causa del sisma, sono stati in gran parte affrontati. In questa ottica, intendo sottolineare che i circa 100 contributi al giorno rilasciati dal Comune per la riparazione delle case costituiscono una chiara risposta a chi continua a insistere sulla lentezza del nostro ente, attraverso delle osservazioni stucchevoli, retoriche e infondate. Ora, però, è venuto il momento di ridisegnare la città definitiva del dopo terremoto. E ciò va fatto attraverso delle regole certe (gli avvisi comunali e della struttura tecnica di missione per la ricostruzione delle case nel centro storico, pubblicati a tempo di record, ne sono una testimonianza), una pianificazione corretta, coerente e soprattutto con il confronto con la città. A chiudere il cerchio, sarà il Consiglio comunale, con l’approvazione dei provvedimenti.
Non intendiamo in alcun modo lasciare a chi verrà una città in cui si è ricostruito a caso, senza raziocinio, senza logica, senza il rispetto del buon senso e del complesso tessuto del nostro territorio.
Da ultimo, oltre a ribadire che i soldi freschi – cioè quelli immediatamente utilizzabili – non ci sono, voglio sottolineare che non c’è alcuna incongruenza sui miei ruoli di sindaco e vice commissario per la ricostruzione. Io sono e rimango il sindaco dell’Aquila, come hanno stabilito i cittadini. Lo sono dalla fine di maggio 2007 e ancor più dall’alba del maledetto 6 aprile. Come sindaco ho un rapporto corretto e leale con il Governo, nell’interesse dell’Aquila. Se alzo la voce per rivendicare più interesse sulla nostra tragedia, non mi pongo affatto in contrasto con lo Stato, ma agisco sempre nell’interesse dell’Aquila. Essere stato designato vice commissario vuol dire aver assunto un ruolo analogo a quello che fu conferito ai sindaci dell’Umbria e delle Marche, dopo il terremoto che colpì quelle Regioni. Con tale incarico posso cercare di dare un contributo concreto alla risoluzione dei problemi di tutti i Comuni del cratere, per la rinascita complessiva di un intero territorio. Queste funzioni sono connesse; cercare a tutti costi di trovare dei contrasti in esse è un atteggiamento incomprensibile.

Massimo Cialente

Una risposta a “Cialente replica a D’Ercole: Atteggiamento incomprensibile”

  1. TerryMoto ha detto:

    L’articolo di cui si lamenta il sindaco è questo:
    http://www.repubblica.it/cronaca/2010/06/29/news/l_aquila_gli_affari_del_vescovo_una_srl_della_curia_per_ricostruire-5236980/?ref=HREC1-5
    scritto da Antonello Caporale, notoriamente sinistroide.

    A ciascuno le proprie considerazioni…

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