Brasile ed Africa addio

Non sappiamo come andrà a finire e, davvero, a questo punto ci interessa poco. Dopo la magra dell’Italia, l’uscita del Brasile e l’eliminazione dell’ultimo “pezzo d’Africa” in questo torneo “multicolore”, hanno tolto molti motivi di interresse ad un confronto mondiale che è andato, sotto il profilo organizzativo, molto bene, ma ha deluso, davvero sia molti […]

Non sappiamo come andrà a finire e, davvero, a questo punto ci interessa poco. Dopo la magra dell’Italia, l’uscita del Brasile e l’eliminazione dell’ultimo “pezzo d’Africa” in questo torneo “multicolore”, hanno tolto molti motivi di interresse ad un confronto mondiale che è andato, sotto il profilo organizzativo, molto bene, ma ha deluso, davvero sia molti tifosi che molti amanti del calcio. E’ vero che si profila un confronto fra due modi di concepire il calcio ed il nuovo calcio, la maniera europea di Olanda e Germania e quella amerinda di Argentica ed Uruguay, ma, dopo l’eliminazione vergognosa degli azzurri, ci sarebbe piaciuto continuare ad applaudire i carioca di Felipe Melo o i generosi “gladiatori giallo-oro” del “Continente Nero”. Tutta l’Africa credeva nell’accesso alle semifinali, ma l’urlo si è fermato sulla traversa di Gyan alla fine dei supplementari. “Questo è il calcio– ha detto Milovan Rajevac– E’ stata una partita molto difficile, dopo aver giocato 120 minuti anche negli ottavi di finale. Abbiamo avuto l’opportunità di andare in semifinale con il rigore al 120′, ma non è andata dentro. Poi, ai rigori, gli uruguaiani avevano un vantaggio psicologico importante”. Il ct ghanese vuole comunque applaudire i suoi: “Il Ghana ha giocato bene durante tutta la Coppa del Mondo, oggi si è sentita l’assenza dei nostri due giocatori indisponibili”. Magra consolazione davvero, che non asciuga le lacrime di un intero continente. Va detto comunque che il Ghana ha fatto harakiri, perché prima di andare sul dischetto per la ‘lotteria’ finale Asamoah Gyan, ancora lui, l’uomo che nei supplementari aveva deciso la sfida degli ottavi contro gli Usa, aveva avuto la piu’ colossale delle occasioni, ovvero un penalty concesso dall’arbitro per il fallo di mano sulla linea con cui Suarez aveva respinto al conclusione a botta sicura, proprio al 120′, di Prince Boateng. Asamoah Gyan, l’ex di Udinese e Modena, aveva calciato a botta sicura, limitandosi però a spizzare la traversa e questo e’ stato forse il segno del destino che la serata non sarebbe finita bene per il Ghana. Alla fine dei calci di rigori, per la prima volta durante in questo “rumorosissimo campionato”, le vuvuzelas hanno taciuto ed Soccer City è piombato nel silenzio, per svuotarsi subito dopo. Sulle facce di tanti una tristezza palpabile, mai come questa volta una singola nazionale ha rappresentato tutto un continente e per incitarla, anche se solo tramite messaggio, si era scomodato perfino Nelson Mandela. Ma l’appuntamento con la storia è rimandato, mentre forse quello con ‘Madibà per le Stelle Nere ci sarà lo stesso: una decisione è attesa entro domani. Lacrime e disperazione anche per i tanti supporters dei giallo-oro sugli spalti dello stadio di Porth Elisabeth e per i giocatori brasiliani che hanno lasciato il campo a testa bassa: in patria il processo alla disfatta, partito subito dopo i 90, ha già i suoi colpevoli in Felipe Melo, disastroso autore dell’autogol che ha riportato gli olandesi in parità dopo il primo gol del Brasile ad opera di Rubihno e espulso al 33 del secondo tempo per un brutto fallo su Robben. Sul banco degli imputati (già condannati) anche il CT Dunga, il quale però ha già dichiarato di non volersi dimettere. Una partita appassionante fino alla fine: al 10 del primo tempo, arriva il gol di Robinho, all’8 del secondo tempo il pareggio di Sneijder, che si ripete al 23. Al 33 st con l’espulsione di Felipe Melo, gli schemi saltano e mentre il Brasile cerca disperatamente il pareggio, l’Olanda non temporeggia, gettandosi nell’area di rigore avversaria alla ricerca del terzo gol. Un Brasile che ha giocato bene ha divertito con pezzi cesallati di bravura, ma che non c’è l’ha fatto e questo conta nei mondiali. Potrà riscattarsi a casa sua fra 4 anni, ma intanto si attendono processi, epurazioni e, forse, moratorie. Julio Cesar (l’autore della deviazione decisiva che ha propiziato il pareggio olandese) e dell pestone brutto e cattivo rifilato a Robben poco dopo il gol di Sneijder, che ha lasciato il Brasile in dieci quando c’erano ancora venti minuti per cercare di rimettere in piedi la partita è in lacrime. Il grillo parlante rimasto a Casa Ronaldo, ha invitato addirittura Felipe Melo di evitare di “passare le ferie in Brasile”. Se ne va a casa così un Brasile che non ha saputo mettere a frutto tutta la tecnica, la fantasia e il potenziale offensivo di cui dispone e che nel primo tempo, quando ha creato una  marea di palle gol, sarebbe dovuto riuscire a far più male all’Olanda. E che nella ripresa ha visto sgretolarsi sotto gli ordinati attacchi olandesi una difesa la cui solidità era assurta a un mito quasi indiscutibile. Se ne vanno due sguadre gradevoli, da tifasre in assenza degli azzurri, due squadre con storie e planopie molto diverse, ma che esprimevano le due facce del vero spirito del calcio.

Carlo Di Stanislao

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