Memorie dal sottosuolo da un testimone oculare

Scortati da due macchine della DIGOS e della Questura lungo l’autostrada, al casello di Roma si sono unite auto e moto della Polizia Municipale e Provinciale. Siamo stati accompagnati (e per questo dobbiamo dire grazie al Sindaco di Roma) per il traffico caotico della città attraverso un percorso preferenziale sino all’inizio di Via Del Corso, […]

Scortati da due macchine della DIGOS e della Questura lungo l’autostrada, al casello di Roma si sono unite auto e moto della Polizia Municipale e Provinciale. Siamo stati accompagnati (e per questo dobbiamo dire grazie al Sindaco di Roma) per il traffico caotico della città attraverso un percorso preferenziale sino all’inizio di Via Del Corso, dove siamo stati scaricati di fronte ad un gruppetto di poliziotti in tenuta antisommossa (perché ci hanno fatto scendere dal pulman  di fronte ad un posto di blocco per di più composto da poche persone?).Ero in seconda fila e davanti a me non erano presenti no global ma solo aquilani (e non facinorosi) che avevano perso il lavoro come i ragazzi manganellati. Ad un certo punto i poliziotti hanno dato l’impressione di aprire un varco, tale da indurre i primi a passare  e gli altri ad accalcarsi come capita quando si vuole (?) creare un clima confuso capace di innescare ogni forma di violenza. In questo modo molti sono stati percossi e manganellati e nessuno ha reagito per trasformare una protesta civile in una espressione violenta di sommossa, mostrando alle televisioni e ai giornali di Berlusconi che gli Aquilani, di destra e di sinistra, siamo un popolo che, rispetto ad altri, conosce il significato della parola civiltà, non legata solo alle case delle fate (o case vacanza) ma soprattutto al lavoro e alla dignità di esistere nella loro città. Da protagonista di una vicenda incresciosa, di fronte al cinismo di chi non mantiene le promesse, mi sono sentito, insieme agli altri, nella stessa condizione del protagonista de Le memorie del sottosuolo: un uomo il cui dramma è quello di volere ciò che è giusto e gli è dovuto, non per i propri vantaggi, ma per quelli di un’intera comunità, con una storia, una bellezza, una cultura, una dignità calpestate ininterrottamente. Credo sia in atto di far passare in noi del cratere un meccanismo psicologico (malati borderline, emarginati sociali, irriconoscenti, ecc) simile a quello che accade nell’educazione dei bambini più vivaci che al suon di “sei un bambino cattivo” alla fine diventano veramente così. Secondo me lo scopo recondito di chi non mantiene le promesse è proprio questo, presentarsi paterno e disponibile prima e vittima di bambini cattivi e irriconoscenti poi. Ieri, con la sfilata civile per le vie di Roma (con i negozianti che non abbassavano le saracinesche al nostro passaggio, ma applaudivano) mi sono accorto che l’effetto ottenuto da quel qualcuno è stato l’ esatto contrario. La nostra manifestazione, pacifica e ferma, civile ed incivilmente castigata, è riuscita nel miracolo di far emergere il “sottosuolo” di diritti negati e promesse non mantenute e di una comunità, nonostante tutto, ancora forte ed unita, nonostante il tentativo di dispersione operato subito dopo il sisma. Il corteo di ieri pare ci dica, a braccetto con Fedor per i viali del parco Gorki, lungo il fiume che scorre, che possiamo riscattarci dalla nostra condizione di reietti e diseredati, che possiamo affrancarci dalla meschinità della questua e della richiesta di elemosine, riprendendoci con forza fra manganelli branditi il presupposto della vita anziché della sofferenza, con lo strumento dell’amore per noi stessi e la nostra città che ci fa sentire tutti straordinariamente vivi.
P.S.
Caro Sindaco, restituisci la  delega di vice-commissario al presedente del consiglio e mettiti a capo del Tuo popolo per ottenere i nostri diritti

Giovanni Flati

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