In questa Italia massona e incuiciata

In questa Italia dello “cosce del mattone”, delle “cricche della Protezione Civile”, dei finiani irriducibili e piuttosto imperscrutabili e degli inciuci annunciati a cena, in importanti e lussuosi attici romani, in quest’Italia da nuova P2 o P3, in cui la corruzione e lo scandalo serpeggiano in politica, nella magistratura e fra le alte cariche dell’ordine […]

In questa Italia dello “cosce del mattone”, delle “cricche della Protezione Civile”, dei finiani irriducibili e piuttosto imperscrutabili e degli inciuci annunciati a cena, in importanti e lussuosi attici romani, in quest’Italia da nuova P2 o P3, in cui la corruzione e lo scandalo serpeggiano in politica, nella magistratura e fra le alte cariche dell’ordine pubblico, c’è davvero poco in cui riconoscersi, per avere un minimo di speranza. Ma forse ha ragione Oscar Giannino che, ieri sera su La7, diceva a Marco Travaglio (di parere contrario), che lo stato delle cose riflette una società allo sfascio, becera ed immorale, basata sull’arte dell’arrangiarsi e della raccomandazione, tutta incline a guardare critica gli altri, ma incapace di moralizzare se stessa. Sappiamo fare soltanto bei discorsi, tanto moralismo fasullo, che passa da Sanremo per finire al Parlamento: da una parte non vogliamo un drogato e dall’altra invece vogliamo parlamentari “puliti”. Poi quando andiamo a fare il test, più della metà rifiutano di farlo, 242 lo effettuano e uno risulta positivo. In questa Italia che spende 29 miliardi in armamenti (che stiamo acquistando  dagli USA) e crea manovre da 25, con i maggiori sacrifici che ricadono sui  più poveri,  dimentica che vi è un terremoto da gestire e che giustifica i randellamenti agli aquilani parlando di “antagonisti” e infiltrati;  si lavora alacremente  agli ultimi dettagli del maxi emendamento del relatore Antonio Azzollini, sul quale giovedì l’aula sarà chiamata al voto, senza escludere un eventuale anticipo a domani. In questa Italia che blinda un ddl con poche modifiche, fra cui il solito contentino ai “peones” del terremoto, il raddoppio, da 60 a 120, delle rate con le quali si verseranno le tasse in Abruzzo a partire dal prossimo anno (i pagamenti restano congelati fino al 20 dicembre) e per il resto, chiude i giochi, chiamando in anticipo il voto di fiducia, con un passaggio blindato alla Camera e nuovo voto (sempre con fiducia) il 27 o 28 luglio, a ridosso del termine ultimo di vigenza del decreto;  c’è davvero poco da stare allegri e, anzi, tira aria di terremoto e di macerie, ovunque, anche fuori dal nostro cratere. Corruzione e divisioni in una nazione da fine dell’Impero, con la sola differenza che qui mancano i barbari a dare uno scossone finale ad un’esangue nazione, con l’8% di disoccupati, il 30% dei giovani a spasso, un investimento di meno di un punto sulla ricerca e politica dai costi doppi e tripli rispetto al resto d’Europa. Come era già accaduto con Verdini, ora, in questa Italia da “ultimi giorni di Pompei”,  i finiani richiedono le dimissioni del sottosegretario Cosentino, mentre il gran capo dice che è tutta una montatura ed è indegno “mandare in prigione un uomo di 78 anni”. Ci mancava la loggia segreta coinvolta  nello scandalo sugli appalti dell’eolico, nel complotto contro Caldoro e in altre azioni illecite relative alla Regione Campania, per turbare i sogni del Cavaliere, già agitati per quanto concerne il difficile inciucio con Casini, la Lega che fa resistenza e la sua leader sheap che vacilla. Il Pd pensa ad un governo di “larghe intese” non guidato da lui e la sua posizione, di là da ciò che dice un’esangue e poco convinta opposizione, è  certamente indebolita dalle zizzanie senza fine nel Pdl, dalle  intercettazioni e dalle grane sulla manovra. Ieri Berlusconi avrebbe chiamato più volte Verdini, in segno di solidarietà per le indagini della Procura di Roma sulla cosiddetta P3. Nel corso delle telefonate il leader del Pdl avrebbe espresso la sua solidarietà al coordinatore del suo partito,  dicendogli di andare avanti nel suo lavoro, perché il suo ruolo non sarebbe in discussione. Il fatto è che può anche dire così, ma ora è il suo di ruolo ad essere messo in dubbio. Il suo intervento al Med Forum di Milano, non è stato convincente e le sue battute ( “Ho inaugurato la politica del cucù e  “Non sono più un playboy ma un playold”),  sono sembrate meno brillanti e ad effetto del solito, tanto da strappare, anche in un pubblico amico tiepido applauso di circostanza. La politica del cucù è quella in cui si cerca “di capire gli altri”, dice. Si tratta di un’amicizia che Berlusconi dice di avere con praticamente tutti i paesi del Mediterraneo, con cui si riescono a risolvere buona parte delle questioni con una telefonata. Il governo, ha spiegato, ha fatto molto per togliere la barriera “costituita da rapporti politici burocratici e difficili”. Sarà, ma di fatto, ci pare, nessuno lo sostenga fra i leader di altre nazioni e per di più non si parla più italiano, da qualche tempo,  nelle sedute della Comunità Europea. La situazione e l’immagine che tutto il Mondo ha di noi non è certamente radiosa e non spicca per ammirazione, e basta leggere i quotidiani spagnoli, francesi, inglesi o statunitensi, per capire che tutta la melma emersa in superficie, non ha fatto che aggravare i contorni e il contenuto di immagine che il nostro Paese mostra fuori dai suoi confini. La Protezione Civile, addetta alla garanzia di limpidezza per opere di emergenza viene meno e salta fuori il più grande sistema di concessione di appalti della storia. e intercettazioni che intanto vogliono censurare, continuano a far emergere in superficie grossi scandali. E anche di fronte all’evidenza di prove provate (fotocopie di assegni), si continua a negare. Sappiamo che il Cavaliere ha chiesto a Don Verzè di farlo campare 150 anni e, ancora, che, come il figlio Pier Silvio, ha investito nella MolMed, una delle più importanti società di biotecnologie, con Finivest che ne detiene una quota del 24%. Vuole vivere ancora a lungo perché crede di essere un illuminato e di poter governare ininterrottamente per almeno altri 70 anni, ma, in questo momento, le sue possibilità politiche sono di molto inferiori a quelle biologiche ed antropologiche, comperate a suon di investimenti. Claudio Petruccioli, ex componente della commissione Anselmi che indagò sulla loggia massonica P2, in un’intervista al quotidiano ‘Il Secolo XIX’, ha detto: “Oggi, come nella metà degli anni settanta, nel nostro Pese si sta creando il clima favorevole all’iniziativa di gruppi che hanno il potere finanziario e gli strumenti per condizionare il governo allo scopo di tutelare i propri interessi”. Il suo vero problema, credo, è che  non immaginava che si sarebbe portato dietro, fra Forza Italia e Predellino, persone con interessi da tutelare addirittura più ambiziosi dei suoi. Berlusconi  credeva che gli unici interessi da difendere fossero i suoi, ma si sbagliava grandemente. Con l’era Berlusconi è cambiato tutto, anche la massoneria, in questa Italia con una seconda Repubblica uguale e peggiorativa della prima. Come anche il fido Giornale deve riconoscere, ad esempio, mentre la P2 nasce come loggia regolare e per la particolare personalità del suo maestro venerabile, diventa altro, nella cosiddetta  P3, se c’è qualcosa, si tratta più di massoneria di cartapesta che di massoneria vera, di una cricca, una lobby, ma certo massoneria. Insomma il Caimano, ha trasformato i partiti in club e le associazioni segrete e esoteriche in gruppi di pressione. Ottimo esempio di modernismo pragmatico e moralità al passo con i tempi. Emblematico, in tal senso, l’ormai dimenticato caso Mills: tutto in prescrizione, grazie alla Ex Cirielli che dimezza i tempi per prescrizione, che ribalta ogni logica che vuole che alla presenza di un corrotto sia legata anche quella di un corruttore.

Carlo di Stanislao

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