Italiani disattenti ma vogliono Patria unita

I 150 anni dell’Unità d’Italia? A dispetto di tante pagine di giornali, mostre, anteprime, scandali, arresti e polemiche politiche, solo un italiano su tre sa che l’anniversario cade nel 2011. Ma in fondo importa poco. Perché, in tantissimi (77%) ritengono sia giusto festeggiare. E con buona pace della Lega, la quasi totalità della popolazione (95%) […]

I 150 anni dell’Unità d’Italia? A dispetto di tante pagine di giornali, mostre, anteprime, scandali, arresti e polemiche politiche, solo un italiano su tre sa che l’anniversario cade nel 2011. Ma in fondo importa poco. Perché, in tantissimi (77%) ritengono sia giusto festeggiare. E con buona pace della Lega, la quasi totalità della popolazione (95%) voterebbe oggi per l’Italia Unita. La sorpresa arriva con un sondaggio Civicom Demoskopea che il presidente del Comitato dei Garanti, Giuliano Amato (nominato dopo le recente dimissioni di Carlo Azeglio Ciampi), presenterà domani alla Camera in un dibattito con il direttore di Civicom Stefano Rolando e il sociologo Giuseppe De Rita. L’occasione è la pubblicazione, sulle pagine della rivista di comunicazione politica, di un corposo dossier dedicato alla celebrazione della dell’anniversario (“Gli italiani sono fatti? Che cosa è cambiato da Massimo D’Azeglio a oggi”). Affidato a Demoskopea, il sondaggio -fatto su un campione di mille italiani over 14 – rivela che solo il 32% della popolazione sa dire spontaneamente quale importante anniversario nazionale si sta per festeggiare. I bene informati sono soprattutto uomini, imprenditori, dirigenti, esponenti dei ceti socio-professionali più alti. Quasi tutti però (77%) sono comunque convinti che il super compleanno della nazione vada festeggiato. E che il modo migliore per farlo sia lanciare iniziative nelle scuole (51%) evitando quindi la retorica ed investendo sulle nuove generazioni. Tanto più che piace l’idea di festeggiamenti diffusi un po’ qui un po’ là (37%) e raccoglie decisamente meno consensi l’idea di concentrare le celebrazioni nella capitale (27%). E scatena ben poco entusiasmo l’idea di monumenti eretti per l’occasione (18%) o di organizzare un grande evento al Quirinale (15%) o peggio, una mostra itinerante (14%). Quello che certamente colpisce è l’indiscutibilità della concezione unitaria del Paese. I ricercatori hanno chiesto agli intervistati di immaginarsi precipitati indietro negli anni fino al 1861, chiamati a votare un referendum a favore o contro l’unificazione dell’Italia in uno Stato Nazionale: il 95 % ha risposto che voterebbe a favore. A sorpresa, senza particolari distinzioni di età, ceto sociale, collocazione geografica. La flessione del consenso nelle regioni del Nord – sottolineano anzi i ricercatori – è di appena due punti percentuali rispetto alla media. Il consenso all’unità mette d’accordo persino la politica, con intervistati di centro destra che voterebbero come quelli di centro sinistra. Quanto al 5 per cento che voterebbe contro l’Unità, è molto frammentato – spiegano i ricercatori – diviso “tra nostalgie neo monarchiche, malcontento per la gestione dello Stato Centrale e orientamento alla divisione Nord Sud”.

Silvia Lambertucci 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *