Berlusconi chansonnier e Tremonti capo del Governo?

Mentre l’Italia intera perde la pace ed il sonno attorno al “giallo” di Berlusconi  in concerto con  Charles Aznavour,  programma che pare sia previsto  lunedì sera , dalla terrazza del Duomo di Milano,  per finanziare la manutenzione della cattedrale,  rigorosamente ad inviti, organizzato tra gli altri dalla Provincia del capoluogo lombardo, ma negatoda  monsignor Luigi Manganini  […]

Mentre l’Italia intera perde la pace ed il sonno attorno al “giallo” di Berlusconi  in concerto con  Charles Aznavour,  programma che pare sia previsto  lunedì sera , dalla terrazza del Duomo di Milano,  per finanziare la manutenzione della cattedrale,  rigorosamente ad inviti, organizzato tra gli altri dalla Provincia del capoluogo lombardo, ma negatoda  monsignor Luigi Manganini  perché: ”nessuno può utilizzare il Duomo come un palco per finalità diverse da quelle rispettose del luogo”;  il governo perde pezzi e credibilità, la manovra passa con voto di fiducia, non si placano i veleni circa il caso “P3” ed il coinvolgimento di politici e magistrati e Tremonti, che tutela le “quote latte” leghiste e randella le regioni, è al centro delle ire di molti del Pdl, per la sua posizione defilata e al di sopra delle parte, senza neanche una parola di sostegno per il nuovo “Cesare” e Verdini e, soprattutto, nominato come possibile primo ministro di un governo tecnico di transizione con appoggio del Pd, in un incontro dei giorni scorsi fra Bersani e Bossi. Niente da dire:  i politici (e sodali) sono divenuti più interessanti di calciatori, veline ed altri Vip e conquistano le prime pagine di giornali e rotocalchi, con risvolti ancora più gustosi delle passioncelle estive che gli anni scorsi di avevano propinato. Stamani il Giornale in un pezzo a firma di Paolo Giordano, intitolato “E Berlusconi se la canta”, scrive che dopo il diefront del Presidente della Provincia che ha detto, a proposito della serata dal Duomo: “Si tratta di una serata dedicata a un artista importante che, per una generazione come la mia, rappresenta il simbolo di una certa canzone mai provocatoria”; il programma è ancora cambiato e la presenza del Cavaliere è ancora in forse. Inchieste, dimissioni, liti interne, caos intercettazioni: la situazione è difficile, ma il premier esorcizza il tutto andando ad esibirsi sul Duomo di Milano. Fa bene, dice il Giornale e noi con lui, a patto che poi continui in queste e non in altre esibizioni. Veniamo, ora, al caso Tremonti che, secondo la Stampa e altri giornali, potrebbe prendere presto il posto del nuovo “Cesare”,  in un governo Pdl di “larghe intese”.  Vi sono molti movimenti dell’asse Bossi-Tremonti che preoccupano il Cavaliere, a partire dal coro unanime che lo invita a non inseguire Casini, ma fare chiarezza con Fini e a casa propria, una volta per tutte. Berlusconi è particolarmente allarmato da una frase del Senatur: “Il governo Berlusconi per ora va bene, nei prossimi anni non so”. Per la Lega ci sono troppi freni azionati nel governo sul federalismo e Berlusconi tentenna. Il Cavaliere, vecchia volpe tutt’altro che rimbambita, sente le manovre dentro e fuori il Palazzo e pensa a una iniziativa per rilanciare l’unità del Pdl, difendere il ddl intercettazioni, ma soprattutto il governo. Una manifestazione lunga un giorno che dovrebbe tenersi in piazza di Pietra a Roma il 27 luglio. Lui ha”le idee chiare” su cosa fare:  servire fredda la vendetta a Fini; far passare l’estate e poi arrivare al chiarimento di fondo, con  Fini dentro o fuori. Tuttavia a Palazzo Grazioli non vi è molta calma, anzi è manifesta una certa irritazione anche  per l’atteggiamento del Quirinale che, dicono i berlusconiani, vorrebbe far slittare il provvedimento sulle intercettazioni a settembre, per poi metterlo su un binario morto. Nel frattempo il vero pericolo per Berlusconi viene dal lato Tremonti, forte dell’appoggio della Lega e che sempre più si accredita come federalista doc, pronto a sostituire il gran capo in una larga coalizione di “salute nazionale”,  con tanto di benedizione anche da parte di Dalema. Ieri,nel corso di un  suo intervento a un dibattito organizzato dall’Aspen sul tema del federalismo, Tremonti ha dichiarato: “La questione meridionale non e’ la somma degli interessi delle singole regioni. Se  si ragiona Regione per Regione non si fa il bene del Mezzogiorno. Si tratta di una questione unitaria e la visione unitaria e’ quella che e’ mancata. Il Sud  non ha una banca propria. Prima ce l’aveva e poi le ha perse. Ora ci sono le banche del Nord che prima erano al Sud e ora sono a Milano”. Celiando e scherzato il ministro tecnico ha chiuso una battuta e si è chiesto: “Si tratta di una operazione Lerghista?”. A  noi viene da rispondere sì e di molto ampio respiro, volta ad accreditarlo lo come unico possibile candidato alla successione del Cavaliere per portare davvero avanti, come voglio Bossi e Calderoli,  l’Italia della riforma federale ad impronta nordista.  Oggi il Secolo XIX scrive che, alcuni giorni fa Silvio Berlusconi ha ricevuto ad Arcore un esponente del governo. Con la totale sorpresa dell’ospite il premier lo ha assalito: “Hai subito la manovra? Ma se io l’ho letta solo alla fine… “, questo l’esordio. Poi l’affondo: “Giulio crede di essere più furbo di me, ma è soltanto sleale. Vuole dettare l’agenda di governo. La verità è che sta cercando l’accordo con la sinistra, ha stretto un patto con i loro giornali e coltiva le lobby internazionali che sono contro di me. Vuole fare il premier e farmi fuori”. Parole di fuoco, condite dalla consapevolezza che “il ministro della Lega” sia lanciato da Bossi con un piano ben preciso. Con il Professore nella sede del governo arriverebbe quella legittimazione nazionale per arrivare ad annientare il Pdl sopra il Po. Il progetto, da mettere in pratica magari già alle prossime elezioni, prevede un nuovo contenitore, un vero e proprio “partito del nord”. Il ministro delle Riforme per ora è frenato, è affezionato alla vecchia Lega ma l’idea è quella di lanciare un’Opa ai danni di via dell’Umiltà. Chissà se canterà al Duomo Berlusconi e chissà se,con Aznavour, non gli verrà in mente di cantare, sentendosi messo in mezzo, “Ed io tra di voi”, all’indirizzo di Tremonti e Bossi?

Carlo Di Stanislao

 

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