Monumenti funerari a torre in Sabina

Lungo la strada per Mompeo, a circa 200 m. dai nuclei descritti, si trovano due monumenti funerari nella località diversamente indicata come Palombara, Palombella o La Chiusa, rispettivamente a destra e a sinistra della strada. Il primo misura circa m. 8 di altezza e ha una forma cilindrica, si eleva su di un alto zoccolo […]

Lungo la strada per Mompeo, a circa 200 m. dai nuclei descritti, si trovano due monumenti funerari nella località diversamente indicata come Palombara, Palombella o La Chiusa, rispettivamente a destra e a sinistra della strada. Il primo misura circa m. 8 di altezza e ha una forma cilindrica, si eleva su di un alto zoccolo alla cui base si trova una porta con un architrave di accesso a una cella. Quest’ultima, di forma rettangolare presenta un soffitto a volta e le pareti in opera quadrata. Il nucleo, attualmente è affiancato da un casale rustico che ricopre in parte il cilindro, si discosta dalla tipologia finora esaminata.
Il secondo, che non è esattamente allineato al precedente, si presenta quasi del tutto coperto da edera e per metà diroccato. Si eleva per circa m. 6 e il corpo di fabbrica consta di un basamento e di un alto dado.
La folta vegetazione impedisce la lettura stratigrafica delle gettate e alcuna constatazione sulla parte terminale; nonostante ciò, per il coronamento della sezione a vista si può riscontrare una minore cura del dettaglio, con scaglie più grosse e malta meno compatta.
Questa località risulta ripartita da punto di vista burocratico fra le amministrazioni comunali di Poggio Moiano, Frasso Sabino e Scandriglia, fulcro di interessanti scoperte dal punto di vista archeologico per l’insediamento del Vicus Novus.
Sia per tale denominazione dedotta dall’Itinerario di Antonino, sia per quella ad novas in riferimento alla Tabula Peutingeriana si era soliti riferirsi all’originaria stazione della Salaria, in corrispondenza del XXXVIII miglio dall’Urbe e del XVI da Rieti, nei cui pressi, nel periodo imperiale venne ad affermarsi un fiorente centro commerciale (come testimoniato dai diversi ritrovamenti funerari, epigrafici, di bolli di mattone) soprattutto nel II secolo d. C., forse contemporaneamente all’ascesa del prossimo Municipio di Trebula Mutuaesca. Ben presto fra quest’ultimo centro e Vicus Novus s’instautò una sorta di dipendenza.
Si è soliti localizzare il sito di Vicus Novus nell’estesa area adibita alla coltivazione conosciuta come Pezzo Grande, che s’inserisce a mò di cuneo fra l’arteria provinciale Mirtense e la Salaria, sul quale tracciato si dispongono alcune porzioni di muratura riferibili a monumenti funerari del tipo a torre.
Il distretto territoriale, di cui è possibile ampliare l’influenza geografica sino a Monte Calvo, può essere definita una sorta d“zona dei sepolcri”, esclusivo appannaggio della nobiltà di Trebula Mutuesca, le cui tombe spiccano per l’imponenza, la magnificenza, l’attenzione nelle rifiniture e di cui si fanno portavoce oltre che Torracci e i Massacci, pure il significativo monumento caratterizzato da cella e dromos in opera quadrata, note come Grotte dei Massacci.
Il gruppo dei Torracci e dei Massacci sono ambedue collocati lungo il tracciato della Salaria antica, i primi sul lato destro della stessa in direzione di Rieti e gli altri uno per ogni lato.
I Torracci di Osteria Nuova risultano collocati a destra del sentiero che si allontana dalla strada provinciale Mirtense dopo aver da poco superato l’incrocio con la Strada Statale n°4 Salaria.
Il monumento s’innalza per 14,60 m dal piano di calpestio, risulta privo di rivestimento e si ripartisce in due costruzioni dal piano orizzontale che si protende all’infuori di cm. 35 verso nord-est e di cm. 40 verso sud-ovest, collocato a un’altitudine di m. 4,85 e caratterizzato da blocchi calcarei reperiti in loco.
Per tutte e due le costruzioni è possibile ricostruire diverse soluzioni di dadi rientranti1, doppi sia per quello inferiore sia per quello superiore, ai quali doveva far seguito un’altra costruzione probabilmente a forma piramidale. La soluzione appena enucleata spinge a presupporre un collegamento con il Mausoleo a tamburi gemini sulla Via Nomentana.
Con riferimento alle gettate, è possibile riscontrarne 14 per il nucleo inferiore e dieci in quello superiore.
La costruzione penetra nel terreno con altre tre.Il piano orizzontale era formato da blocchi collocati in serie ma irregolarmente; di quella sporgente all’esterno si riscontano quattro blocchi di m. 2.85 sul versante nord-ovest, e due per ogni porzione restante: sud-est, sud-ovest, nord-est.
Alla base del nucleo sul fronte sud-est si riscontra una notevole cavità, dal diametro di 2,15 m. e da una larghezza per lo più di 3,10, realizzata in epoca incerta come rifugio di animali e ricovero attrezzi agricoli.
A prima vista il calcestruzzo impiegato risulta essere ripartito in strati caratterizzati da piani di posa e allettamenti ben uniformati maggiormente nell’edificio inferiore.Per la realizzazione del sepolcro si è provveduto al ricorso di calcare locale o calcare di monte e l’impiego di malta omogenea tendente al giallognolo.
Il terreno che delimita il monumento è ricoperto da un’ingente quantità di elementi calcarei, marmorei e fittili, provenienti anche da altri contesti perché si è in corrispondenza dell’area ricca dal punto di vista archeologico come testimoniato da località quali il Vicus Novus.

Francesca Ranieri

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