Tirate sul pianista

Ormai Fini è come il personaggio interpretato da Aznavour nel celebre film di Truffaut: un uomo impacciato e alquanto maldestro, con azioni e dichiarazioni in contrasto con i suoi pensieri di ieri, contraddistinto da un’esitazione che potrebbe risultare fatale se non per lui, almeno per la donna che ama e con tutta l’intenzione, poco virile […]

Ormai Fini è come il personaggio interpretato da Aznavour nel celebre film di Truffaut: un uomo impacciato e alquanto maldestro, con azioni e dichiarazioni in contrasto con i suoi pensieri di ieri, contraddistinto da un’esitazione che potrebbe risultare fatale se non per lui, almeno per la donna che ama e con tutta l’intenzione, poco virile davvero, di buttare a mare il cognato. Oggi un nuovo affondo de Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, torna ad attaccarlo in modo diretto , con un editoriale di Vittorio Feltri, dal titolo assai eloquente. “Fini come Scajola”, in cui si lancia una campagna per chiedere le dimissioni del cofondatore del Pdl. Fini, scrive Feltri, “è come Claudio Scajola che, poverino, è diventato proprietario di una casa ma ignora la provenienza dei soldi con cui è stata pagata”. Per il direttore del Giornale, dunque, il presidente della Camera “non chiarisce nulla sull’appartamento finito in mano al cognato”. Sarà lecito, aggiunge, “ma è anche molto brutto che il paladino della legalità alieni a prezzo stracciato una casa donata ad An da un’iscritta e che poi quella casa risulti abitata dal cognato”. Brutta storia, brutta storia davvero, con Storace che già ringhia per chiedere spiegazioni e gli ex-colonnelli, che ormai scopertamente, lo aggrediscono proprio sul suo punto forte: la questione morale. E a poco vale la notizia trapelata in serata dagli uffici di piazzale Clodio che indaga per l’ipotesi di truffa aggravata, per il momento contro ignoti, secondo cui non sarà ascoltato dai pm romani nell’ambito dell’inchiesta sull’appartamento di Montecarlo ereditato da Alleanza Nazionale. La questione resta ingarbugliata: un pasticciaccio brutto da cui sarà molto difficile uscire. Certamente truppe fedeli lui ancora ne ha, come dimostra la risposta, pronta ed ironica, di Farefuturo, che recita: “Il Giornale vuole mandare a casa il presidente della Camera attraverso una raccolta firme. Come potremmo mai, noi di Ffwebmagazine, rispondere a un’iniziativa così geniale e rivoluzionaria? Ci pensiamo da stamattina, incessantemente: di chi potremmo chiedere le dimissioni, perchè indagato, coinvolto in inchieste della magistratura, protagonista di storie e storiacce poco chiare. In un primo momento abbiamo pensato a Batman. Pare che l’uomo pipistrello, infatti, abbia allargato la bat-caverna in barba al piano regolatore e a quello paesaggistico. Però no, forse non è il caso. E Diabolik? Lui sì che dovrebbe andare a casa, ladro com’è. La soluzione, però, è un’altra: chiedere un passo indietro a Topo Gigio. Che qualche anno fa aveva avuto uno spiacevole contenzioso con l’Antoniano di Bologna e poi era stato sostituito da Geronimo Stilton”. Ma, a parte l’efficacia dello stile, la replica non convince, come non aveva convinto ieri la risposta ufficiale di Fini. E che la cosa resti grave è dimostrato dalle uscite del ministro La Russa, un tempo colonnello di Fini ed oggi sodale assoluto di Berlusconi, che in sollecite interviste al Corriere della Sera e alla Stampa, ribadisce di non aver saputo ”assolutamente nulla” di una vicenda che segue ”con tristezza”, ma che proprio l’essere stato ”tenuto all’oscuro di una cosa tanto banale” gli lascia ”ancora qualche dubbio”. ”Quell’operazione immobiliare – chiarisce – mi fu completamente taciuta. E non è che vendessimo immobili tutti i giorni…Non c’era obbligo di comunicarmi acquisti e vendite, ma il dovere politico direi di sì”. Nei bilanci, sottolinea, ”non ci sono i dettagli delle compravendite”. E non ne sapevano nulla neppure ”Gasparri o Matteoli. Io questa storia l’ho appresa dal Giornale e mi è sembrata talmente stravagante che all’inizio ho pensato a un errore”. Giancarlo Tulliani dice di averlo incontrato ”una sola volta. E mi è bastato. Mai sentito nessuno che parlasse di lui in maniera entusiastica”. Elisabetta, invece, ”è sinceramente e profondamente innamorata di Gianfranco e non è mossa da alcun motivo di interesse”. Il coordinatore del Pdl, che ha scelto da tempo la fedeltà a Berlusconi, è convinto che uno spiraglio per ricucire con Fini sul piano politico ci possa essere. Tanto che sarebbe pronto ad occuparsene personalmente. Ed è chiaro, nella chiusa, il ricatto circa l’ostruzionismo continuo alle manovre di governo del Cavaliere, secondo una modalità più mafiosa che politica, così scoperta da essere ridicola, se non addirittura tragica. Ma anche di questo ha bisogno ora Berlusconi, minacciato nella sua leadership e che chiama a raccolta tutti gli Iago del caso. L’uscita dal Pdl di Fini lo ha fortemente indebolito ed anche oggi si è mosso come chi cerca disperatamente una nuova testuggine di sicurezza, da cui far ripartire la sua azione. Oggi ha chiesto ai simpatizzanti di intensificare da settembre l’azione a favore del governo. “Una mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese”, scrive Berlusconi ai Club della libertà. “Da settembre quindi dobbiamo impegnarci tutti e di più!”, continua, sollecitando i club a essere “il megafono dell’azione di Governo sul territorio”. Berlusconi, secondo quanto spiegato dai suoi luogotenenti, vuole impegnare i finiani su fisco, federalismo, giustizia e Mezzogiorno. Un esito negativo del voto di fiducia porterebbe alla caduta del governo e, nelle intenzioni di Pdl e Lega Nord, al voto anticipato. Naturalmente il Cavaliere vorrebbe giostrare da una posizione di favore ed un Fini indebolito lo rende decisamente più sicuro. Ma attenzione: il pianista potrebbe reagire e prepararsi ad un colpo di coda inaspettato.

Carlo Di Stanislao

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