La prostituzione (con occhi a mandorla) corre sul web

La Cina ha fatto sempre così. Ha guardato, capito, copiato e, poi, sorpassato. La capacità di far diventare cinese e redditizio ogni cosa è una caratteristica di quella cultura, una cultura tanto spirituale, quanto, principalmente, pragmatica. Una recente indagine del codacons, condotta a campione su Milano, Roma e Napoli, rivela che oggi la prostituzione nello […]

La Cina ha fatto sempre così. Ha guardato, capito, copiato e, poi, sorpassato. La capacità di far diventare cinese e redditizio ogni cosa è una caratteristica di quella cultura, una cultura tanto spirituale, quanto, principalmente, pragmatica. Una recente indagine del codacons, condotta a campione su Milano, Roma e Napoli, rivela che oggi la prostituzione nello stivale è per il 40% nelle mani delle donne di origine cinesi, seguono le italiane con un 25% chiudono, come tristi fanalini di coda troppo spesso obbligate con la coercizione, le ragazze dell’est.Quest’ultime, peraltro, sono coloro che maggiormente esercitano il mestiere più antico del mondo sulla strada. Le prime a capire le enormi opportunità del web sono state proprio le figlie del  celeste impero che, abbandonando gli ormai sorpassati annunci cartacei, hanno seguito la vincente strategia di  quelli on-line, con tanto di foto e video di presentazione. “Il mercato è in forte evoluzione – spiegano gli autori della ricerca – le nuove tecnologie (connessioni a banda larga, web-cam, internet sui telefonini) e alcune leggi locali” hanno svuotato almeno in parte le strade e spinto molte “professioniste” a ricevere i clienti in casa. Mentre le vecchie inserzioni su quotidiani e riviste specializzate sono sempre più spesso sostituiti dagli annunci on-line completi di foto e, qualche volta, video di presentazione che danno, o dovrebbero dare, maggiori rassicurazioni su chi si decide di incontrare. Inoltre, le orientali, ricevano in casa, dove praticano, spesso in apparenti centro massaggi gestito da connazionali, ma senza agopuntura accompagnata da tisane rilassanti. Ma a parte questi “bordelli” camuffati da traballanti centri benessere, la rivoluzione principe risiede nel servizio low-cost che le ragazze dagli occhi a mandorla offrono: il codacons riferisce che “si va dai 30-40 euro se si accetta di “sbrigarsi’ (al massimo mezz’ora) con un’orientale in un “centro massaggi”; con 50-60 euro si ottiene, invece, un’ambiente un po’ più decoroso ma sempre con solo trenta minuti a disposizione. Le tariffe dei presunti centri massaggi vanno maggiorate del 50 per cento per avere a disposizione tre quarti d’ora e del 100 per cento per poter fare qualche ‘giochino’, previo accordo, con la ragazza. Per portarsi a casa una delle ragazze ancora in strada si deve pagare il doppio del prezzo e obbligatoriamente riaccompagnarla sul posto di lavoro una volta finita la prestazione. Di convesso un’italiana o una sudamericana “costano” dai 100 ai 150, sempre presso abitazioni private. Secondo la presente ricerca, il business del sesso, nonostante le proposte del ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna e di qualche sindaco per vietarlo o almeno arginarlo nella sua dimensione di fenomeno da strada, sembra non risentire particolarmente della crisi economica che affligge il nostro Paese. Anzi, l’ascesa delle prostitute cinesi, quasi sempre donne tra i trenta e i quarant’anni, che applicano delle tariffe davvero concorrenziali, sta dando nuova linfa al mercato. Le ‘operaie’ cinesi del sesso, infatti, nella maggior parte dei casi meno avvenenti delle colleghe dell’est e sicuramente meno curate di chi riceve in appartamento, hanno dalla loro la dedizione al lavoro e un’organizzazione del business studiata ed efficiente. Quanto ai clienti, i dati del Codacons li dividono in tre fasce di età: il 25per cento ha tra i 18 e i 25 anni, il 45 per cento tra i 25 e i 50 anni, il 30 per cento oltre i 50. Questi ultimi preferiscono andare a trovare le professioniste nei loro appartamenti, mentre sempre più giovani, un tempo attratti dal richiamo della strada, stanno scoprendo i piaceri dei centri massaggi. Ed anche nella natia Cina, il fenomeno è in ascesa. Il 21 agosto, un’organizzazione non governativa (China Grass-roots Women’s Rights Centre) di Wuhan, ha chiesto la legalizzazione della prostituzione, che si e’ massicciamente diffusa nel Paese, lanciando una raccolta di firme per presentare una petizione al governo e chiedere che venga regolarizzata la situazione di migliaia di donne, giovani e provenienti dalle zone piu’ povere, dedite alla ‘professione’. Come abbiamo già avuto modo di segnalare, quella della prostituzione è un’antica piaga della Cina (vedi: http://www.solaris.it/indexprima.asp?Articolo=1641), nella cui antica cultura, la sessualità aveva una connotazione fortemente positiva, ma che, con il neoconfucianesimo di epoca Song (X-XIII secolo), iniziò a coprire la vita sessuale di un certo puritanesimo di cui, in ogni caso le donne rimasero il principale bersaglio. Le donne erano vittime di un sistema che sì le proteggeva ma di fatto le segregava all’interno dell’ambiente familiare. In ciò il mondo delle cortigiane rappresentava una eccezione: frequentare prostitute non era visto come un fatto anormale della vita sociale, a vita degli uomini tra le classi elevate era marcata dalla frequentazione delle loro case dove avvenivano incontri “normali” tra uomo e donna, lontani dai matrimoni combinati, liberi dall’etichetta confuciana. Solo nelle case di cortigiane i membri dell’élite potevano provare le nuove sensazioni di un legame intenso dove benché fossero sempre in gioco il tempo, il denaro e il prestigio, i sentimenti potevano assurgere al ruolo di protagonista. Nella Shanghai che si schiuse tramite mezzi coercitivi al commercio internazionale, si venne ad assistere ad una crescita esponenziale delle attività, ad una proliferazione della popolazione, ingigantita anche da successive ondate di profughi oltre che in virtù del naturale magnetismo esercitato dalla città portuale. Oggi sono in molti ad affermare, che le cause dell’ipertrofia prostituzionale che caratterizza La Cina fuori e dentro i suoi confini e dall’inizio del XX secolo, non sono solo da ricercare nella miseria delle campagne, nell’attrazione che esercita l’opulenza della città, nella cupidigia di mercanti di esseri umani poiché questi fattori hanno solo esacerbato il fenomeno. La prostituzione risulta da un combo di elementi di natura e di cultura. Gli argomenti di natura, la libido maschile, non sono una spiegazione, nessun atto sfugge ad un condizionamento culturale, solo l’atto sessuale primario è un atto di natura ma non le condizioni della sua realizzazione. La prostituzione nasce da una ineguaglianza tra i sessi marcata da una impronta culturale che ha messo la donna in uno stato di subordinazione.

Carlo Di Stanislao

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