Cinema aquilano dimenticato (solo) in casa

Il 23 agosto scorso,  la statuetta de la Bagnante, emblema del Vasto Film Festival,  non è andata solo a Carlo Lizzani, ma anche all’aquilano Gabriele Lucci, presidente dell’Accademia dell’immagine, uomo che ha dedicato 35 anni alla costruzione di un sistema cinema fatto di conservazione, divulgazione, didattica e realizzazione, capace di inventare eventi di caratura mondiale […]

Il 23 agosto scorso,  la statuetta de la Bagnante, emblema del Vasto Film Festival,  non è andata solo a Carlo Lizzani, ma anche all’aquilano Gabriele Lucci, presidente dell’Accademia dell’immagine, uomo che ha dedicato 35 anni alla costruzione di un sistema cinema fatto di conservazione, divulgazione, didattica e realizzazione, capace di inventare eventi di caratura mondiale come “La città in Cinema”, “il Festival Internazionale dei Mestieri nel Cinema” e la “Notte noir”, oltre  che curare una intera collana di cinema della Electa Mondadori, con monografie sui diversi generi della settima arte.  Un gesto carico di significati per lui e  per la città,  che porta ancora la ferita profonda del terremoto del 2009 e che al cinema ha dedicato, in passato (dal cineforum di S. Bernardino, negli anni ’60), una particolarissima attenzione. E’ stato lo stesso Lizzani che ha voluto a consegnare la statuetta nelle mani di Lucci; ma, come di prassi,  la notizia è passata sotto silenzio a livello cittadino, come anche l’assegnazione, allo stesso Lucci,  la consegna dell’ambita Rosa d’Oro, da parte del Roseto Cinema Festival Opera Prima, nell’agosto del 2009. E sotto silenzi rischia di passare la notizia che un medio-metraggio, realizzato a cura dell’Accademia dell’Immagine, sarà in cartellone a Venezia, il 10 prossimo, nel corso della 67° edizione del Festival Internazionale del Cinema, visto e voluto dal direttore Franco Muller e dal Presidente della Giuria Quintin Tarantino. Il filmato, intitolato “L’Aquila. Un anno dopo – memory Hunters 1”, è stato realizzato dagli allievi del III anno di corso dell’Accademia, nell’ambito del workshop didattico svolto quest’anno con la supervisione degli insegnanti Gianfranco Rosi e Stephen Natanson e in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia. Il documentario, della durata di circa 25,  minuti è stato inserito, fuori concorso, nella sezione ufficiale del Festival “Orizzonti”, dedicata alle nuove tendenze del cinema mondiale. L’idea alla base del lavoro degli studenti è quella di raccontare – a partire dalla fiaccolata che il 6 aprile 2010  in ricordato delle vittime, la paura e lo smarrimento della notte dell’anno precedente: uno stravolgimento umano, urbanistico e sociale, di proporzioni tragiche. Lo story board, ma soprattutto il taglio delle inquadrature ed il montaggio, ne fanno un’opera di notevole potenza evocativa ed un degno prodotto sotto il profilo filmico. La colonna sonora, poi, è stata composta dagli allievi del Conservatorio “A. Casella”,  con il supporto tecnico di Agorà srl e della Onlus The Co2, a realizzare un perfetto contrappunto per le immagini e la storia. L’obiettivo è quello di conservare la memoria delle esperienze trascorse e dei momenti che la Città dell’Aquila dovrà affrontare per tornare ad una nuova “normalità”, hanno dichiarato i curatori del mediometraggio Danilo Barozzi, Sebastiano Cantalupo, Marco Castellani, Fabio Ciotti, Antonio Iacobone, Stefano Ianni, Carlo Liberatore, Cosimo Gabriele Scarano, Antonio Moscaggiura, Alessandro Venuto ed inoltre Matteo Di Berardino, Antonella Deplano, Armando Verrocchio, Lorenzo Settevendemie; che lo hanno concepito in modo da costituire la base per una serie di pellicole successive, che documentino le trasformazioni, urbane, umane, sociali, di un luogo devastato,  ma che aspira ad una sua resurrezione. A ben guardare il film è la metafora non solo esterna, ma dell’interiore che stiamo vivendo, fra i luoghi disabitati e nuove aree di socialità (le c.a.s.e., i centri commerciali, le fermate degli autobus), tra nuovi centri e nuovissime periferie, raccontato da testimoni e protagonisti di una trasformazione antropologica più grave di quella che il sisma ha prodotto sulle cose. Recuperare la nostra cultura ed i suoi protagonisti, stringersi a tutela di questi saperi, è l’unico vero modo per uscire dal momento del lutto e della rabbia e per rimettersi in marcia. Sperando di avere affianco quelle istituzioni locali che, per ora, si sono dimostrate molto offuscate e distratte. Proprio oggi, mentre il TG3 regionale dedicata attenzione al cinema aquilano e alla sua storia con un bel servizio, al Venice Film Meeting, che da sempre precedete la Mostra del Cinema, la prima assoluta di Chi crea Venezia, una serie di otto ritratti di altrettanti artisti del secondo Novecento realizzati dal giovane filmaker veneziano Elia Romanelli, un’opera basato su un concetto: una città di crea dalla consapevolezza dei suoi artisti e dal sostegno degli amministratori. Un bel messaggio per chi, come molto spesso segnaliamo fra gli aquilani, spesso chiede non sapendo cosa e, soprattutto, non valorizzando chi merita considerazione.

Carlo Di Stanislao

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