«Il rapporto della BP – commenta Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia – sul disastro della Deepwater Horizon, commissionato dalla stessa BP, è uno squallido tentativo di depistaggio sulle cause dell’incidente, scaricando le colpe su vari soggetti. Viene rivelata, tuttavia, una spaventosa sequela di errori, incompetenza e malfunzionamento degli apparati che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dell’impianto».«Finchè le compagnie petrolifere continueranno a mettere a rischio l’ambiente rincorrendo profitti marginali – continua Monti – questi compromessi ed errori sono inevitabili. Se vogliamo evitare nuove maree nere, i nostri governi devono finalmente liberarsi dalla schiavitù del petrolio investendo in una rivoluzione energetica pulita».
A livello mondiale Greenpeace chiede:
– una moratoria per ogni nuova perforazione off-shore e per tutte le attività di ricerca di altre risorse petrolifere non convenzionali ad alto rischio ambientale, come nell’Artico, e per le sabbie bituminose del Canada.
– l’eliminazione graduale di tutte le altre perforazioni petrolifere esistenti, in mare e in terra;
– che i governi esigano che tutte le compagnie petrolifere siano completamente assicurate per ogni responsabilità civile, penale e ambientale;
– la fine di tutti i sussidi erogati a sostegno dei combustibili fossili e un aumento di quelli a favore di fonti energetiche pulite;
– leggi e politiche forti che pongano un freno al cambio climatico e stimolino una Rivoluzione Energetica.
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