La paura corre in Tv

Scrive Maria Berlinguer su il Centro di ieri, che Mentana, in poche settimane di attività su La7, ha già spaccato il duopolio Rai-Mediaset, incuneandosi fra loro con uno share di 9-12, che fa della sua rubrica giornalistica un centro protagonista della stagione informativo-politica attuale e, soprattutto, futura. E così, conoscendone le propensioni, già manifestate con la […]

Scrive Maria Berlinguer su il Centro di ieri, che Mentana, in poche settimane di attività su La7, ha già spaccato il duopolio Rai-Mediaset, incuneandosi fra loro con uno share di 9-12, che fa della sua rubrica giornalistica un centro protagonista della stagione informativo-politica attuale e, soprattutto, futura. E così, conoscendone le propensioni, già manifestate con la diretta da Mirabello e la lunga intervista a Fini, Mentana crea forte irritazione nel Cavaliere e nei suoi, già preoccupati a bloccare Sanoro (con annesso Marco Travaglio), stoppato a fatica circa Mirabello ma che, dal 23 settembre, dovrebbe ripartire con Anno Zero, spostando, presumibilmente, molti voti Pdl verso Futuro e Libertà. Oggi sul Web dei finiani non solo si apprezza Mentana, ma si chiede a babbo Natale di mandare al Polo Nord Minzolini e, con la richiesta di sfiducia che presto, pare lo stesso Fini, presenterà alla Commisione Vigilanza della Rai, lo strapotere televisivo di Berlusconi appare molto in bilico. Già il 28 agosto Mentana aveva detto che il Suo Tg fa paura ai potenti ed è stato pensato per guardare, senza preclusioni al grande pubblico, di destra e di sinistra. E detto ancora che la somma delle due corazzate Rai e Mediaset (in mano ad un solo ammiraglio, con la sparuta ciurma di Rai 3 in perenne rivolta) non fa la completezza dell’ informazione. La sfida è offrire un prodotto pluralista e completo, con notizie date allo stesso modo su Berlusconi e Bersani, senza sudditanza. E lui questa sfida l’ha già raccolta. Non solo Mentana intervista l’altra sera Fini, ma poi manda Bocchino a “In Onda”, dandogli agio di dichiarare che Fli andrà in aula convinto di permanere nella maggioranza e, poi si capirà, dai fatti e dal loro sviluppo, che “nel caso si dovesse andare alle urne, se il motivo é di carattere politico o meno”. Attualmente gli osservatori di destra dicono che il gruppo dei reprobi finiani, potrebbero sfruttare il bacino elettorale che fa capo a Generazione Italia e poi quello di Azione nazionale, che è un’associazione che fa capo a Menia e dovrebbe raccogliere anche gli ex An e ancora da Farefuturo e dal Secolo d’Italia e infine dai due gruppi parlamentari di Fli guidati da Italo Bocchino e Pasquale Viespoli. A ciò si aggiungono i possibili voti di quelli che del Pdl e delle sue politiche personalistiche avvitate su se stesse sono stufi, con l’assist di reti come La7, rinforzata da Mentana ed il supporto di Santoro redivivo. Non essendo riuscito a cacciarlo (per via di una sentenza del tribunale), Massi cerca di ritardarne la partenza e logorarne la resistenza. Un nuovo incontro fra i due ci sarà domani, con sul tavolo la definizione del programma previsto per la prima serata di giovedì su Raidue, sul quale Masi nei giorni scorsi non aveva escluso possibili modifiche e che invece per Santoro dovrà ripartire con il format di ‘Annozero’. L’incontro segue quello della settimana scorsa, che aveva visto i due sulle rispettive posizioni. Il colloquio aveva sbloccato una riunione di produzione, tra Santoro e la redazione con la produzione e il direttore della rete Massimo Liofredi, al termine della quale il conduttore aveva scritto al dg per chiedergli di rimuovere gli ostacoli “burocratici”, in primis sui contratti, per la partenza di Annozero. Masi ha detto che pretende una discontinuità nel titolo e nei contenuti, ma Santoro non demorde e l’ex consigliere Rai e ora dirigente per la Comunicazione del Pd Carlo Rognoni, assicura che il suo partito si “dissocerà completamente da questa gestione della tv pubblica”, che marca Santoro più di quanto non farebbe la stessa Mediaset. Ma, non solo Santoro è uomo che non demorde e che è capace di sgusciare via da marcamenti stretti, per Masi (e Berlusconi, s’intende) vi è anche il siluro Dandini, che ha ottenuto la conferma di tutte e quattro le serate settimanali del suo “Parla con me”, certamente spettacolo di intrattenimento, ma con potenziale satirico a dir poco dirompente. Con “Attenti al buffone”, film del lontano 1975, Bevilacqua dimostrò chiaramente quanto demolitiva può essere la satira, che è più lesiva di una lama, quando ben colorita e ficcante, come nelle trasmissioni della Dandini. In questo modo l’unica cosa da opporre al trio Mentana-Santoro-Dandini, , messo da parte o mandato al gelo il povero Minzolini ( che è pure calvo), resterà il fedelissimo ed inossidabile Emilio Fede (dal momento che Minum è molto più furbo e sa stare con piede in varie staffe), con i suoi ascolti da parrocchia o da tv di quartiere e le cadenze da “opera buffa”, tragica ed amarissima, proprio perché involontaria.

Carlo Di Stanislao

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