Liberate (ma non tutte)

E’ stata liberata ieri l’escursionista americana Sarah Shourd, detenuta in Iran per più di un anno con l’accusa di spionaggio e di ingresso illegale nel Paese. La notizia e’ stata diffusa dalla procura di Teheran. ”Sarah Shourd e’ stata consegnata ai funzionari dell’ambasciata svizzera a Teheran, che rappresenta gli interessi americani in Iran”, si legge […]

E’ stata liberata ieri l’escursionista americana Sarah Shourd, detenuta in Iran per più di un anno con l’accusa di spionaggio e di ingresso illegale nel Paese. La notizia e’ stata diffusa dalla procura di Teheran. ”Sarah Shourd e’ stata consegnata ai funzionari dell’ambasciata svizzera a Teheran, che rappresenta gli interessi americani in Iran”, si legge sul sito web della procura. Per ottenere il rilascio e’ stata pagata una cauzione di 500 mila dollari. La televisione iraniana di stato in lingua inglese Press Tv,  ha confermato la notizia. Secondo la madre della donna, in carcere sono state negate cure alla figlia. La liberazione della donna era stata promossa per ragioni di “compassione islamica” dal governo iraniano, che però aveva dovuto attendere il via libera della magistratura. La corte ha quindi stabilito i termini del suo rilascio, fissando la cauzione. La trentaduenne è stata condotta all’ambasciata svizzera, che cura gli interessi degli Stati Uniti che non hanno una sede diplomatica a Teheran dopo l’occupazione della loro ambasciata avvenuta nel novembre del 1979. Shane Bauer e Josh Fattal, i due uomini che erano stati fermati con Sara Shourd al confine iraniano con l’Iraq sono ancora in prigione e la loro detenzione prolungata di altri due mesi. Durante la loro escursione il 31 luglio 2009, i tre avrebbero attraversato il confine senza accorgersene ed erano quindi stati arrestati. Il rilascio è frutto di negoziazioni, ad alto livello, tra diversi centri di potere che ogni tanto arrivano alla conclusione che gli ostaggi stranieri costano troppo in termini diplomatici. evidentemente in questo braccio di ferro con l’Occidente che ha obbligato il regime a fare marcia indietro sulla lapidazione di Sakineh, sono altre le considerazioni che sono state fatte a Teheran. E ieri, come si è appreso dai Raines24, è stata anche liberata l’attivista iraniana per i diritti umani Shiva Nazar Ahari,  anche lei rilasciata su cauzione dopo nove mesi di carcere. Secondo il sito riformista Saham News, Ahari era stata arrestata nel dicembre 2009 mentre si stava recando a Qom al funerale dell’ayatollah Hossein Ali Montazeri, una delle più importanti voci del dissenso in Iran. Per un altro sito riformista, Kaleme, la donna avrebbe passato in isolamento più di 100 giorni. quotidiano Arman ha scritto che “è stata rilasciata su cauzione di 500 mila dollari”. L’accusa imputata a Ahari è quella di aver lanciato una guerra contro Dio (“moharebe” in farsi), pena punibile con la morte secondo la Sharia, la legge islamica. La donna, secondo il suo avvocato Mohammad Sharifi, è stata accusata anche di far parte del Mujahideen Khalq, un gruppo di opposizione in esilio, che fa parte anche della lista nera stilata dagli Stati Uniti. Ahari ha fondato il Comitato dei reporter per i diritti umani, che in una nota ha scritto che la donna “rifiuta qualsiasi legame con il gruppo dei Mujahideen Khalq”. Dopo il suo arresto attivisti dei diritti umani, intellettuali e giornalisti nel avevano chiesto la liberazione. Non era la prima volta che Ahari è stata imprigionata. Sarebbe stata arrestata poco dopo la contestata rielezione del presidente Ahmadinejad nel giugno del 2009 e avrebbe passato tre mesi nella prigione di Evin, dove molti dissidenti e giornalisti sono rinchiusi a più di un anno dalle elezioni. Resta invece in carcere Roxana Saberi, arrestata il 21 gennaio del 2009, nata negli Usa da padre iraniano e madre giapponese e da sei anni risiedente in Iran con un passaporto iraniano.  Nella Repubblica islamica ha lavorato come free-lance per la National Public Radio, la Bbc e Fox News. Ma le autorità iraniane hanno detto che da due anni le era stato revocato l’accredito di giornalista e quindi non era più autorizzata a svolgere questa attività. E resta in carcere, condannata sempre nel 2009 a tre anni di reclusione, anche un’altra donna, , Silvia Harutunian, appartenente alla minoranza cristiana armena e, secondo fonti di stampa, anch’ella con doppia cittadinanza iraniana e americana, condannata perché riconosciuta colpevole di avere preso parte ad un complotto per promuovere una “rivoluzione di velluto”. La donna aveva promosso progetti di cooperazione in campo sanitario per un’organizzazione non governativa.  In Iran, oggi, oltre 20 donne rischiano la lapidazione. Secondo il Comitato internazionale contro la lapidazione molte sono minorenni o giovani madri. Il caso più noto è quello di Maryam Ghorbanzadeh, incarcerata per aver tradito il marito che da tempo la segregava in casa e la sedava con psicofarmaci. Arrestata mentre era in attesa di un figlio, è stata costretta ad abortire. Nella “prigione delle adultere” altre tre donne sono prossime all’esecuzione. Il loro legale si affida ai blogger per far conoscere la loro tragedia sperando in questo modo di fermare la magistratura. Ma sul tema dell’adulterio, in Iran neanche i riformisti contestano la ferocia del regime.

Carlo Di Stanislao

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