Tempeste, musi duri e allarmi bomba

Gran tempesta ed esibizione muscolare nel governo Sarkozy, devastato dallo scandalo dei finanziamenti illeciti, in pieno crollo di gradimento e con procedura d’infrazione da parte della Ue per il rimpatrio dei rom, ma che, come promesso, nonostante tante polemiche e il parere negativo del Consiglio di Stato, vieta da oggi, nei luoghi pubblici, burqa e […]

Gran tempesta ed esibizione muscolare nel governo Sarkozy, devastato dallo scandalo dei finanziamenti illeciti, in pieno crollo di gradimento e con procedura d’infrazione da parte della Ue per il rimpatrio dei rom, ma che, come promesso, nonostante tante polemiche e il parere negativo del Consiglio di Stato, vieta da oggi, nei luoghi pubblici, burqa e niqab. Gli uomini che costringeranno le mogli o sorelle o madri a indossarlo rischiano un anno di prigione e una multa di 30mila euro. Le donne che lo porteranno spontaneamente saranno passibili di un’ammenda da 150 euro, ma solo dopo sei mesi, durante i quali potranno essere invitate a seguire dei corsi di educazione civica per apprendere valori e l’importanza della parità tra sessi in un Paese come la Francia. Se al termine di questo periodo persisteranno a indossare il burqa o niqab, la sanzione diventerà esecutiva. Questo perché Sarkò ha bisogno di riprendersi in mano i voti dei conservatori francesi. Infatti, solo il 15 % dei francesi vorrebbe che Nicolas Sarkozy si ripresentasse alle presidenziali del 2012, una percentuale che lo pone a pari merito con l’ex primo ministro e rivale Dominique de Villepin, secondo quanto emerge da un sondaggio CSA per Le Parisien,  ripreso oggi da Le Monde. “E se Dominique de Villepin ottiene i suoi migliori consensi fra i giovani quadri, l’attuale presidente della Repubblica può contare sull’appoggio di artigiani, commercianti, capi di impresa e pensionati”, precisa il quotidiano. L’attuale primo ministro, Francois Fillon, è in terza posizione con il 13% delle intenzioni di voto, davanti al sindaco di Bordeaux, Alain Juppe (7%) e al presidente del gruppo Ump all’Assemblea, Jean-Francois Cope (5%). A credere al sondaggio, il 50% degli intervistati oggi preferirebbe che a varcare la soglia dell’Eliseo sia la leader socialista Martine Aubry, invece di Nicolas Sarkozy (33%). E nel duello con Sarkozy, il direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn, farebbe anche meglio del sindaco di Lille: otterrebbe il 56%, contro il 25% dell’attuale capo dello Stato. Il sondaggio è stato realizzato l’8 e il 9 settembre su un campione di 1.003 persone di più di 18 anni e riflette  un clima fatto di accuse contro il presidente e la gestione della “morale repubblicana”. “Giù le mani dalla mia nazione”: Liberation è uscito ieri con una mano gialla che dice “stop” in prima pagina alla “politica di discriminazione instaurata da Sarkozy”. Un’iniziativa corredata da appello affinché la Francia non dimentichi le sue radici, con firme che spaziano nel bel mondo intellettuale della gauche, da Jane Birkin a Benjamin Stora, da Marjane Satrapi a Bernard-Henri Levy (fra l’altro tutti amici di Carlà). Intanto a Parigi il presidente e il governo vengono sommersi da una pioggia di critiche e accuse per il “Sarkogate”, comprese quelle di spionaggio lanciate dal quotidiano Le Monde. “Mai avevamo assistito a un tale spettacolo di deviazione”, ha accusato Segolene Royal riguardo il presunto uso del controspionaggio da parte dell’Eliseo per scovare la talpa che ha passato a Le Monde le carte dei verbali di un interrogatorio chiave nello scandalo Woerth-Bettencourt.  Ancora ieri, poi, il commissario europeo alla Giustizia, Viviane Reding, ha tracciato un paragone tra la situazione dei rom in Francia e la seconda guerra mondiale. “Questo genere di scivolone a cui ha aggiunto la sua voce, non è opportuno”, ha dichiarato Lellouche all’emittente radiofonica Rtl. “La pazienza ha un limite, non è così che ci si rivolge a un grande stato”, ha aggiunto. Pronta la replica del segretario di stato francese agli affari europei, Pierre Lellouche,  che si è detto stupido delle dichiarazioni della Reding. Com’è noto, Parigi ha inasprito questa estate la sua politica di rimpatrio dei rom (principalmente rumeni e bulgari) in situazione irregolare, iniziativa che ha provocato numerose critiche in Francia e all’estero e che non pare, per ora, abbia rialzato le quotazioni del governo. Infine, notte di panico per Parigi, per un allarme bomba scattato nei pressi della Torre Eiffel attorno alle nove di sera. Una telefonata che ha fatto scattare tutte le più rigide misure di sicurezza. Immediatamente oltre duemila persone che si trovavano nell’area sono state fatte allontanare, mentre una minuziosa perlustrazione della torre è stata effettuata dalla polizia, che ha esaminato ciascun piano del monumento con l’ausilio anche delle unità cinofile. L’allarme è scattato dopo una telefonata anonima e un pacco sospetto individuato dalla società che gestisce il monumento. Dopo circa tre ore, attorno alla mezzanotte, l’allarme è rientrato. Sarkozy è in crisi molto peggiore di quella di Berlusconi,  che perde ascari prima ancora che il reparto salvezza si costituisca. La prova di caduta del premier francese sta nel fatto che anche le Figarò, giornale di destra, non lo sostiene. Tuttavia, come Berlusconi, spera, fra alti e bassi, di poter concludere il suo mandato, in scadenza fra due anni. Ciò che mette ora a rischio la sua tenuta è la denuncia di Le Monde che sostiene che ha ordinato di intercettare uno dei suoi giornalisti. Sarkozy e l’Eliseo negano, ma non c‘è dubbio che un funzionario sia stato intercettato. L’Eliseo e il governo dicono di averlo fatto per altre ragioni, per proteggere le istituzioni, sono state trovate molte chiamate verso il numero del giornalista che per questo motivo sarebbe entrato nelle indagini, non perché lo stessero intercettando. C‘è una lunga storia di vicende simili in molte democrazie. Ma la vicenda Le Monde è interessante. Solo a gennaio è stata approvata una legge per proteggere la stampa e le sue fonti, e le Monde asserisce che è lo stesso Sarkozy ad aver violato la nuova legge. Berlusoni è stato più furbo e più previdente con la “legge bavaglio”, affermando, l’11 luglio scorso, che “la libertà di stampa non è un diritto assoluto”.  A tutti e due, Sarkò ed il signor B., piacciono le maniere forti, le belle donne ed il leaderismo assoluto ed entrambi sono entrati in politica in una fase di difficoltà economica personale,  ma non vi è dubbio che il secondo è molto più astuto del primo. Ad esempio non sposerebbe mai lo svelamento in alto delle donne, ma certamente quello in mezzo o in basso, soprattutto se, indipendentemente dalla fede, fossero belle, giovani, allegre e disinvolte., portandone alcune, le migliori, anche in politica.

Carlo Di Stanislao

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