Nuova generazione di “giovani di spirito”, ancora giovani e in buona salute a 70 e 80 anni

Il 69% degli italiani over 65 non si considera “vecchio” e il 72% si sente ancora in buona salute. Anzi, il 39% ritiene addirittura che la vecchiaia inizi solo a 80 anni, ben oltre l’età della pensione. È quanto emerge dal Bupa Health Pulse 2010, il rapporto della London School of Economics che, sponsorizzato da […]

Il 69% degli italiani over 65 non si considera “vecchio” e il 72% si sente ancora in buona salute. Anzi, il 39% ritiene addirittura che la vecchiaia inizi solo a 80 anni, ben oltre l’età della pensione. È quanto emerge dal Bupa Health Pulse 2010, il rapporto della London School of Economics che, sponsorizzato da Bupa International, gruppo leader nell’assicurazione sanitaria, rivela come in Italia sia emersa una nuova generazione di “giovani di spirito” che si sentono ancora giovani e in buona salute a 70 e 80 anni. Solo il 18% degli italiani e’ “depresso” a causa dell’invecchiamento, mentre il 70% e’ spaventato dalla perdita di memoria e indipendenza che la vecchiaia può comportare. Le malattie più temute sono il cancro (33%) e l’Alzheimer (25%).

La maggioranza degli over 65 italiani non fa assolutamente progetti per la vecchiaia: solo il 23% ha messo denaro da parte, mentre tre su quattro si affidano alla propria famiglia, ritenendo che tocchi ai parenti farsi carico della loro assistenza. Dal rapporto della London School of Economics emerge, però, che la rete di assistenza informale (il modello tradizionale delle famiglie che badano ai propri anziani) si sta disintegrando.
A spiegare il fenomeno una serie di fattori: il numero di persone anziane, che hanno bisogno di assistenza, e’ cresciuto più velocemente dei potenziali assistenti delle generazioni più giovani; l’aumento delle donne lavoratrici; la crescita delle case in cui vive una sola persona.

Dal confronto internazionale emerge come i francesi siano i più “giovani di spirito”: il 54% pensa che la vecchiaia inizi a 80 anni. Opposta la percezione dei cinesi, che credono di invecchiare prima dei 60 anni (il 65%). A guardare con maggiore ansia alla vecchiaia sono i brasiliani (17% in confronto al 3% in tutto il mondo), mentre i meno preoccupati risultano essere gli indiani, con il 70% che dice che “non li preoccupa” e/o che “non ci pensano”.
“In Italia e’ bello che le persone si sentano giovani di spirito- ma sfortunatamente non pensano alle difficoltà dell’assistenza che il loro Paese deve affrontare- commenta il dottor Sneh Khemka, direttore medico di Bupa International – La grande maggioranza degli italiani pensa che i loro parenti saranno lì a curarli quando non potranno più farlo da soli. Molti non si accorgono che le loro famiglie stanno cambiando e che i parenti potrebbero non essere in grado di assumersi il carico dell’assistenza in futuro”.

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