A Marras l’Esposimetro D’Oro

Lo scorso anno aveva vinto, con il medesimo film, il Premio Pasqualino De Santis per la Miglior Fotografia al BAFF, il Busto Arsizio Film Festival e quest’anno replica a Teramo, con l’Esposimetro d’Oro per la Fotografia Cinematografica Italiana, al Festival intitolato a Di Venanzio, presieduto dal critico Stefano Masi. L’artista è Giovanni Battista Marras ed […]

Lo scorso anno aveva vinto, con il medesimo film, il Premio Pasqualino De Santis per la Miglior Fotografia al BAFF, il Busto Arsizio Film Festival e quest’anno replica a Teramo, con l’Esposimetro d’Oro per la Fotografia Cinematografica Italiana, al Festival intitolato a Di Venanzio, presieduto dal critico Stefano Masi. L’artista è Giovanni Battista Marras ed il film “Puccini e la fanciulla”, diretto da Paola Baroni e Paolo Benvenuti, un film che lavora sulla sottrazione e lo smaltimento degli inutili orpelli, ricostruendo atmosfere incantate e che, in questo modo, ritrova l’essenza stessa del cinema: quella di un’ombra che si muove su una parete bianca. Sul volto amabile e garbato di Riccardo Joshua Moretti, Benvenuti riconosce e rintraccia (grazia alla luce di Marras) la storia dell’individuo e la storia della società novecentesca. Perché è nella Storia e nel passato che il regista toscano cerca il presente e trova l’attualità dell’inattuale. Il film diede luogo, nel 2008, a molte polemiche alla mostra del cinema di Venezia, ma fu unanimemente definito dai critici “bello come un quadro dei Macchiaioli”, degno di rappresentare in pieno le manifestazioni per i 150 della nascita del grande compositore, giustamente costruito in vista di questo2010, anno delle celebrazioni per il centenario della prima messa in scena a New York de “La fanciulla del West”, che la “servetta” ispirò a Puccini. Ricordiamo comunque che Simonetta Puccini, nipote e unica erede del grande compositore, si è rivolta al tribunale di Milano per chiedere il blocco della pellicola che svela l’esistenza di un figlio segreto nella vita del maestro. In particolare la Puccini ha contestato l’uso delle scene di uno scambio epistolario tra Puccini, impegnato, nei primi del Novecento, a Torre del lago, nella composizione dell’opera “La fanciulla del West” e Giulia Manfredi. Il film gira tutto intorno a un fatto di cronaca i cui protagonisti sono un uomo famoso, una moglie gelosa e un’amante travolti dallo scandalo del suicidio di una ventenne, Doria Manfredi, innamorata del maestro Giacomo Puccini, che si uccide quando scopre la relazione fra l’oggetto del suo amore e la propria cugina, Giulia. Da questa relazione sarebbe nato, nel 1923, Antonio, mentre Doria, accusata dalla moglie del compositore di esserne l’amante, inghiottirà alcune pastiglie di sublimato corrosivo, un veleno, che la uccise dopo giorni di agonia, non prima di aver chiesto che le venga fatta l’autopsia dopo la morte. Marras esordisce al cinema nel 2003, con “Tosca e le altre due” di Giorgio Ferrara. Sempre con Benvenuti e nel 2003 ancora, fotografa “Segreti di Stato”, che si svolge durante il processo per la strage di Portella della Ginestra, tenutosi nel ’51 a Viterbo contro i membri della banda Giuliano e racconta di un avvocato che, non convinto dei risultati dell’inchiest, a decide di condurre segretamente una propria indagine sull’eccidio. Nel 2004 firma la fotografia di un altro film di Ferrara: “La terza stella” e, dopo “Puccini e la fanciulla”, lo scorso hanno ha diretto la fotografia di “Smile”, di Francesco Gasperoni, in cui sette ragazzi organizzato una vacanza all’insegna del relax e del contatto con la natura in Marocco. Decisi ad immortalare ogni momento del loro viaggio vengono in possesso di una strana macchinetta fotografica: da quel momento, la divertente avventura fra amici diventa si trasforma in un incubo. Una forza oscura e maledetta li insegue nel bosco in cui hanno deciso di fermarsi e sembra non voler lasciare loro via di scampo. Ben presto i protagonisti diventano preda di una presenza assetata di sangue e di vendetta, avvolti in un mistero dal quale forse non riusciranno a tornare vivi.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *