Il gioco delle parti sul web

Improvvisamente una lampada cade e, sulla sua scia luminosa e ondeggiante, la sala cade nel buio. Da questa oscurità arrivano i sei personaggi che, rifiutati dal loro autore, vogliono mettere in scena il dramma della loro vita. Questo l’inizio dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, una piece ha cui molti hanno pensato occupandosi della politica […]

Improvvisamente una lampada cade e, sulla sua scia luminosa e ondeggiante, la sala cade nel buio. Da questa oscurità arrivano i sei personaggi che, rifiutati dal loro autore, vogliono mettere in scena il dramma della loro vita. Questo l’inizio dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, una piece ha cui molti hanno pensato occupandosi della politica e della stampa in questi giorni. Per Pirandello siamo per ciò che gli altri credono e quindi viviamo nella fenomenologia dell’apparire, della visione che supera di gran lunga la realtà. Il videomessaggio di Fini su You Tube, è stato molto abile, attento e chiaro ()testo integrale su: http://www.corriere.it/politica/10_settembre_25/fini-testo-vide-omessaggio_bf1704e6-c8cb-11df-9516-00144f02aabe.shtml). In esso il Presidente della Camera ammette di aver compiuto alcune “ingenuità “, ma giura di non aver commesso alcun illecito. Qualche “dubbio” dice di averlo anche lui sul ruolo di Tulliani, ma, soprattutto (anche se la cosa pare sproporzionata e illogica a Sartori su “In Onda”, stasera sul La7), si gioca la carta più pesante e impegnativa: quella della sua permanenza della Camera, se sarà dimostrato che suo cognato Giancarlo Tulliani è il reale proprietario dell’appartamento. “Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera. Non per personali responsabilità, ma perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe”. Così dichiara Fini ricordando, nel videomessaggio di dieci minuti, diramato attraverso il web di Fare Futuro, che: “In 27 di Parlamento e in 20 anni di guida del mio partito” non è stato mai raggiunto da avvisi di garanzia; rivendicando il fatto di non possedere , lui, società con sede nei paradisi tropicali: “Non ho denaro, né barche, né vile intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato e usano queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse”. Ed è l’unico accenno polemico a Berlusconi, in un messaggio costruito con cura, prudenza, determinazione ed eleganza, che convince molti e che solo per alcuni, soprattutto a lui da sempre avversi (Il Giornale e Libero, ad esempio), è apparso “debole”. Si richiama all’etica il Presidente della Camera e rimarca la sua onestà, paragonandola a quella di coloro che lo attaccano. Si lamenta della “ossessiva campagna mediatica” tesa a screditarlo, compiuta dai giornali del centrodestra, con la stessa tecnica usato per il “caso Boffo”. Le ultime rivelazioni dall’isola caraibica di Santa Lucia gli lasciano sfuggire un moto d’ironia, quando parla di “trama da film giallo di terz’ordine” . “Chi alimenta il gioco al massacro”, dice Fini, “Si fermi , pensando allo spettacolo che stiamo dando al Paese. “Fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi”, asserisce, lasciando immaginare un possibile margine di rientro e di manovra. Montecarlo a parte, il leader di Montecitorio si mostra convinto del fatto che “gli italiani si attendono che la legislatura continui per affrontare i problemi che sono tanti e per rendere migliore la loro vita. Mi auguro – spiega Fini – che tutti a partire dal presidente del Consiglio siano dello stesso avviso, se così non sarà gli italiani sapranno giudicare e per quel che mi riguarda io ho la coscienza a posto”. E mentre stamani sono state diramate, sempre sul web le dichiarazioni a sorpresa dell’avvocato Renato Elleboro (ex senatore della Lega, oggi simpatizzante di Grillo), che ha affermato che la casa di Montecarlo è di un suo cliente e non del cognato di Fini, Berlusconi, sempre con transito su internet, dal sito dei Promotori della Libertà, afferma, ancora in un video, che: “L’immagine che da di sé la politica è un disastro, molto peggio del teatrino di sempre degli insulti e delle falsità”. Ma, continua, “Fuori da questo teatrino il nostro governo, invece, il ‘governo del fare’, ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete nell’interesse di tutti gli italiani”. ”Gli italiani hanno oggi un estremo bisogno di valori positivi e di ritrovare la fiducia nello Stato”. E’ vero che, come lui dichiara, “gli italiani hanno oggi un estremo bisogno di valori positivi e di ritrovare la fiducia nello Stato”, ma non potranno certo farlo considerando che da due mesi lui ed i suoi perdono tempo in una vicenda davvero di poco conto, non prendendo alcun provvedimento su inflazione, debito pubblico, disoccupazione, mancanza di rilancio, crisi della scuola, mancanza di innovazione e ricerca. Il suo “governo del fare” non ha fatto nulla di concreto a metà mandato, ha inventato due miracoli (immondizia e terremoto) mai avvenuti, ha perso peso internazionale e sfasciato una maggioranza fra le più alte che la storia di questo Paese ricordi. Parlando dell’affaire Fini, su l’Occidentale Lucia Bigozzi lamenta che la terza carica dello stato, nel suo video messaggio, dice si che gi italiani hanno oggi un estremo bisogno di valori positivi e di ritrovare la fiducia nello Stato”; pur tuttavia non dice che se il punto cruciale è e resta la necessità di condurre la legislatura a scadenza naturale “per il bene del Paese”, qualche mese fa è stato proprio lui insieme ai suoi uomini a smontare pezzo per pezzo ciò che il governo ha fatto, mettendo a repentaglio la stabilità dell’esecutivo  e la durata della legislatura. Insomma se Berlusconi è un bugiardo, alquanto contradditorio appare, alla luce dei fatti, anche Fini, che avrebbe potuto operare diversamente per portare avanti le necessarie riforme su giustizia, lavoro e Sud. Tra i primi a commentare i dieci minuti di discorso il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa: “Ho ascoltato l’intervento di Fini, e i dubbi mi rimangono. Non c’è nessuna nuova notizia fornita dal presidente della Camera. Tutto rimane esattamente come prima”. La Russa, per il quale dopo tanta attesa non c’è stata alcuna notizia – “La montagna ha partorito un topolino” – ha voluto commentare solo due punti: l’appello a fermarsi per il bene comune e il passaggio in cui il presidente della Camera ha detto che di una vicenda privata si è costruito un fatto di Stato. Sul fatto che tutti pensino al bene del paese “sono d’accordo con Fini – ha spiegato il ministro della Difesa -. Certo se non avesse condito il suo intervento con attacchi duri e non velati al presidente del Consiglio questo appello avrebbe avuto forse più significato. Così è difficile che un appello a fermarsi possa avere un seguito”. Sul secondo punto invece ha voluto sottolineare che “non si tratta di un fatto privato perché Gianfranco sa che non era una casa privata ma di un partito, quindi è corretto che si interroghi almeno noi sul percorso fatto per vendere la casa”. E mentre per Consolo del Fli si è “fatta finalmente chiarezza”, per Matteoli “restano molte ombre” e, addirittura, per Bossi le parole di Fini “significano che lui si dimette”. Bersani dal canto suo afferma che l’intervento di Fini fa emergere ancora una volta una frattura profonda che non promette nulla di buono per il governo del Paese. “Si è rotto il patto che teneva insieme la maggioranza. La crisi è evidente. In queste condizioni la destra non garantisce un governo al paese. E di fronte ai gravi problemi che bisogna affrontare, non si può più attendere che finisca il gioco del cerino”. Questo afferma con una certa ragione. Quanto a Di Pietro Fini non deve “fare la figura del ricattato”. “Riteniamo che il ricattatore sia messo in condizioni di non ricattare più, dopo i numerosi precedenti che hanno contraddistinto la sua azione. Mi riferisco al Governo Berlusconi. Ma Fini se non vuol fare la figura del ricattato, perché solo questa è la figura che finirebbe per fare, ha il dovere la settimana prossima di sfiduciare Berlusconi. Altrimenti oltre ad essere ricattato, diventa anche complice morale del ricattatore”. Più dura la reazione del presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario: “Fini non ha spiegato nulla e appare grave che il presidente della Camera in due mesi non dica agli italiani come stanno davvero le cose”. E ha aggiunto: “La maggioranza di centrodestra, dilaniata da una faida senza quartiere tra compravendita di deputati e affari misteriosi, è andata già molto oltre la frutta ed è il momento che vada a casa per non distruggere il nostro paese. Con fini mi dividono scelte culturali e politiche e, a maggior ragione, l’idea che gli italiani vogliono che la legislatura continui. È bene invece che Berlusconi e Fini si dimettano subito”. Ed ancora siamo al gioco delle parti, con un Paese agonizzante e con problemi e chi si moltiplicano ad horas. Il tratto distintivo della posizione pirandelliana è costituito dal contrasto fra illusione e realtà, in cui l’illusione si rivela un inganno, o comunque un ideale irrealizzabile, e la realtà meschina e avvilente, del tutto inadeguata alle speranze. È così, quindi, che entra in gioco il tema dell’essere e dell’apparire: tutto pare fatto per apparire e quello che appare è destinato a essere visto, sentito, gustato, odorato. L’uomo sembra essere il centro di questa rappresentazione: egli ne è il primo spettatore e, nel contempo, l’interprete principale; è la sintesi per cui essere e apparire coincidono. La politica ed i politici di oggi sembrano usciti da questa logica surreale ed inquietante, esserne la completa concretizzazione. L’uomo ha per natura, costituzione e capacità, il bisogno di confermare la propria esistenza e ciò è dato dal vedere e dall’essere visti. Apparire significa mostrarsi agli altri e questo vuol dire avere o cercare spettatori: esibirsi, mostrarsi, recitare, essere individuati e percepiti e, dunque, essere accettati, ammessi, legittimati al bisogno d’amore e al suo appagamento. Così inizia quel lungo e doloroso percorso dell’apparire che conduce al travestimento per la recita di un copione. Ed è su questo che dobbiamo riflettere per dare logica ad una politica recintante ed illogica: quella che oggi ci rappresenta e ci governa.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *