Universita’: ricercatori a studenti, aiutateci a darvi futuro

“Aiutateci a darvi il futuro che tutti meritiamo”: si chiude con questo appello la lettera aperta che i ricercatori hanno scritto a studenti e genitori per spiegare le ragioni della loro protesta contro la riforma dell’università e la manovra finanziaria. Ricordando che i tagli al finanziamento degli atenei già da tempo hanno messo in crisi […]

“Aiutateci a darvi il futuro che tutti meritiamo”: si chiude con questo appello la lettera aperta che i ricercatori hanno scritto a studenti e genitori per spiegare le ragioni della loro protesta contro la riforma dell’università e la manovra finanziaria. Ricordando che i tagli al finanziamento degli atenei già da tempo hanno messo in crisi il sistema, il Coordinamento nazionale ricercatori universitari (Cnru) pone l’accendo sul “sacrificio” fatto dalla categoria. “Molti tra quelli che chiamate professori e che hanno insegnato corsi, hanno fatto esami, hanno assistito gli studenti nelle loro tesi e che hanno raccolto i dubbi e le frustrazioni durante i vostri anni d’università – si legge nella lettera – non sono veri professori, ma ricercatori, gente che per dovere deve fare ricerca e non insegnare. Questo significa che per fare ciò che permette agli studenti di imparare, superare gli esami e diventare dottori, il ricercatore deve scegliere tra il proprio dovere e l’interesse dell’università e degli studenti. Sì, perché – si spiega – solo facendo ricerca e pubblicandola un ricercatore può incrementare il suo punteggio per fare carriera e diventare professore di ruolo”. “Tutto questo sembra incredibile, quasi verrebbe da ridere, se non fosse che – prosegue la lettera – molti giovani ricercatori guadagnano 1.250 euro al mese, si bloccano gli scatti di anzianità, si riduce la tredicesima e via di questo passo”. “Si esce da una crisi – avverte il Cnru – anche sponsorizzando chi ha lavorato al di là delle proprie competenze, perché ha mostrato il proprio valore. Molti, inoltre, perderanno il loro posto di lavoro, perché precari o ‘a contratto’, pur avendo insegnato e seguito gli studenti”. I ricercatori sottolineano quindi che stanno protestando “nell’unica maniera civile e legale a loro concessa” attenendosi cioé, d’ora in poi, soltanto a ciò che il loro statuto giuridico impone: “Molti studenti andando nelle segreterie non troveranno più, probabilmente, i corsi che avrebbero voluto frequentare e dovranno cercarseli in altre università, ammesso che in altre università, senza i ‘ricercatori’, tali corsi possano essere attivati”. E le conseguenze saranno pesanti per tutti. “Le tasse di iscrizione aumenteranno, i servizi per gli studenti si ridurranno, l’offerta formativa calerà drasticamente in quantità e qualità. Ecco perché – conclude il Cnru – interessa anche a voi la protesta dei ricercatori”.

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