In Abruzzo +0.05% delle nascite. L’esperto: e’ voglia di vita

La percentuale dei nuovi nati a un anno dal terremoto è stata dello 0,05% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nell’ annualità precedente al 6 aprile 2009 all’Aquila vi erano 1.132 nuovi piccoli cittadini su 72.988 residenti, mentre nello stesso periodo successivo a quella drammatica data, 1.166 neonati su una popolazione di 72.696 […]

La percentuale dei nuovi nati a un anno dal terremoto è stata dello 0,05% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nell’ annualità precedente al 6 aprile 2009 all’Aquila vi erano 1.132 nuovi piccoli cittadini su 72.988 residenti, mentre nello stesso periodo successivo a quella drammatica data, 1.166 neonati su una popolazione di 72.696 abitanti. Lo ha sapere il professor Rocco Pollice, specialista in psichiatria e neuropsichiatria infantile, docente di psichiatria all’Università dell’Aquila. “Questo è quello che ci indicano i dati Istat e l’Ufficio Statistica del Comune dell’Aquila – spiega -. Quando la morte infligge ferite collettive alla vita (308 morti nel terremoto), emerge spontaneo, impellente, intenso l’attaccamento alla vita stessa. Ancorché possa sembrare un numero poco significativo in termini statistici, la tendenza all’aumento del tasso di natalità è facilmente intuibile. L’attaccamento alla vita, il desiderio di intimità e di comunione che spesso segue eventi di portata catastrofica come quello che ha interessato il territorio aquilano rappresentano, nell’ambito del fuoco ancestrale della conservazione della specie, l’anelito istintivo di sopravvivenza di una comunità scampata a un evento calamitoso, la voglia di generare, concepire, partorire, mettere al mondo altre vite nuove per colmare i vuoti lasciati dalla morte”. Il professor Pollice sottolinea che “é il contrario della rassegnazione, è la più alta forma di concretizzazione della speranza. ‘Dum anima est, spes est’, sentenziava Cicerone, tradotto nel più diffuso adagio ‘Finche’ c’é vita c’é speranzà”. “E’ paradossale, ma accade che quanto più la vita é a rischio, più ci appare preziosa, ci si ‘aggrappa’ alla vita stessa. Durante le guerre, il tasso di suicidi scende a quota zero, perché le bombe minacciano l’esistenza e la rendono preziosa. Al contrario, invece, più la vita è data per scontata, tanto meno apprezziamo il suo valore, tanto più frequentemente serpeggia il ‘taedium vitae’, il tedio, la stanchezza interiore, il disinteresse nei confronti della vita propria e altrui”

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