Strade di fuoco

Le dichiarazioni dell’ultim’ora vedono i due protagonisti molto risoluti: Berlusconi che intende porre la fiducia, giocandosi il suo futuro di leader in un discorso di 45 minuti e Fini che dichiara che voterà sì se “toni e contenuti” lo consentiranno. Se invece dovessero esserci passaggi indigesti, il presidente della Camera riunirà i suoi e si […]

Le dichiarazioni dell’ultim’ora vedono i due protagonisti molto risoluti: Berlusconi che intende porre la fiducia, giocandosi il suo futuro di leader in un discorso di 45 minuti e Fini che dichiara che voterà sì se “toni e contenuti” lo consentiranno. Se invece dovessero esserci passaggi indigesti, il presidente della Camera riunirà i suoi e si deciderà: “Mette la fiducia perché era all’angolo – dice uno dei dirigenti Fli – sa che non avrebbe toccato quota 316 e sarebbe stato costretto a dimettersi, se noi ci fossimo astenuti su una risoluzione non firmata anche da Fli. E allora cambia strategia. Resta il fatto che noi siamo determinanti”. Ma non è affatto così. Berlusconi ponendo la fiducia rischia meno di quanto avrebbe rischiato in caso di mancato consenso, cosa possibile e che l’avrebbe portato, oggi stesso, a dover salire al Colle per ufficializzare la crisi di governo. Il voto blindato nasconde la paura di non avere i numeri necessari per rendere ininfluente il contributo dei finiani. Stando ai conti fatti a via del Plebiscito, con le new entry ed il sì di Futuro e Libertà,  il governo otterrebbe una maggioranza ben più ampia del consenso avuto al momento dell’insediamento. Siamo, a quota 318, 320, sottolineano da via dell’Umiltà’, a cui si andrebbero aggiunti i voti dei finiani. Ma Berlusconi fa sapere che non interessa un voto in più o in meno, quello che conta è che sia fatta chiarezza. Il suo, sarà un intervento di alto profilo in cui illustrerà gli ormai famosi cinque punti programmatici: federalismo fiscale, giustizia, meridione, riforme istituzionali e fisco. Ed in particolare nel capitolo giustizia il tema al centro delle tensioni con Fli, Berlusconi non farà accenno diretto ai nodi del contendere. Non si parlerà di intercettazioni così come nessuno accenno sarà fatto, per esempio, al processo breve. Sono però in molti a pensare nella maggioranza che, di fatto, lo scontro con i finiani e’ solo rinviato. Berlusconi prenderà la parola questa mattina alle 11, quindi ci sarà il dibattito al quale il Premier replicherà alle 16,30. Successivamente ci saranno le dichiarazioni di voto in diretta tv, quindi il voto. Che potrà succedere in aula se lo chiede stamani il Sole 24 Ore che formula tre ipotesi. La prima è il raggiungimento, da parte del premier, della’autosufficienza (i famigerati 316 voti), senza dover attingere al pacchetto di consensi dei finiani (35 incluso quello di Fini, che per prassi parlamentare non esprime generalmente il proprio voto). E, al momento, il pallottoliere berlusconiano, considerando le ultime new entry (i 5 dissidenti dell’Udc passati al gruppo misto e i due dell’Api, Calearo e Cesario) conta 312 deputati. Una prima ipotesi è che, stando così le cose, il discorso di Berlusconi ottenga la maggioranza con il voto dei finiani. In questo caso il Cavaliere porterebbe a casa il risultato, ma il voto sancirebbe la dipendenza da Fli e dunque aumenterebbe il potere contrattuale dei finiani quando il discorso di Berlusconi sarà tradotto in provvedimenti concreti. Il secondo scenario è che il suo intervento ottenga la maggioranza senza i finiani. Sarebbe una vittoria politica molto importante per il premier ma, numeri alla mano, la maggioranza senza Fli sarebbe comunque assai risicata. Tradotto: il cammino dell’esecutivo diventerebbe in ogni caso accidentatissimo e costringerebbe i berlusconiani a trattare su ogni tassello. Infine, la terza ipotesi che non salverebbe la maggioranza, con i finiani che si mettano di traverso (hanno detto che ascolteranno e poi voteranno la fiducia) e il governo che va sotto. Si aprirebbe così ufficialmente una crisi dell’esecutivo che costringerebbe Berlusconi a presentarsi al Quirinale. Pdl e Lega hanno già fatto capire che, se venisse meno la maggioranza, vorrebbero andare subito a elezioni, ma il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sembra di diverso avviso. “Napolitano – spiega al Sole24ore.com Andrea Morrone, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna – ha già detto che se ciò accadesse si atterrebbe alla prassi costituzionale. Dunque, prima del ricorso alle urne, verificherebbe l’esistenza di un’altra maggioranza in Parlamento, che sia ovviamente la più vicina a quella uscita dal voto. E, se questa non dovesse esserci, procederebbe a valutare maggioranze diverse”. Proprio che ciò Berlusconi teme di più. Scrive un’acuta osservatrice (anche se di parte), Natalia Orlando su l’Unità, che ieri, da Palazzo Grazioli, alle 16,30 è arrivato a Montecitorio il colpo di teatro che, contemporaneamente,  sbaraglia la scacchiera di controrivoluzioni finiane, sfiducie a Bossi e mozioni rutelliane come prova di Terzo Polo rutelliano. Bonaiuti dà la notizia: oggi sarà posta la fiducia sul documento che il premier presenterà alle 11 in aula alla Camera; poi dibattito e alle 16,30 la replica di Berlusconi in diretta tv, dalle 19 la “chiama” dei deputati al voto. Eppure la fiducia sembrava un’ipotesi accantonata, rispetto al previsto voto sulla “risoluzione” sui cinque punti programmatici che avrebbe lasciato più liberi i vari transfughi di votare sì, mantenendo però Pdl e Lega nella palude dell’incertezza. Invece no. “Vuole arrivare allo show down”, spiega il fedelissimo Osvaldo Napoli, “per fare chiarezza, basta teatrini”. All’ora di pranzo a Palazzo Grazioli il vertice del Pdl, triumviri e capigruppo, i ministri Tremonti, Frattini, Matteoli e Alfano, non manca Ghedini. Il pallottoliere è sul tavolo: c’è l’incognita dei “futuristi” pronti a votare i cinque punti ma non eventuali accenni a processi brevi o intercettazioni. I conti non tornano, nonostante quelle che il Pd denuncia come “indegne compravendite”. Incassati i due fuoriusciti dall’Api di Rutelli, Massimo Calearo e Bruno Cesario (che, pure in crisi, potrebbero votare la fiducia), Pdl e Lega partono da 295 (236 e 59); sicuri i 5 di Noi Sud, i 5 degli ex Udc di Mannino, i tre LibDem (Tannoni, ricevuto ieri sera a Palazzo Grazioli, Melchiorre e Grassano), il repubblicano Nucara e Pionati. Il conto si ferma a 312. al massimo 314 se si aggiungessero i due della Swp (anche loro giorni fa a Palazzo). Con l’incognita del voto di Fli e dell’Mpa di Lombardo, deciso a seguire le orme del presidente della Camera. Numeri risicati per garantirsi l’indipendenza dai finiani. Secondo l’Unità e Stefano Folli (ma anche Giannino fa eco da il Corriere), Berlusconi non teme solo altre possibili composizioni governative (cosa che Nopolitano chiederà a lui o altri), ma anche il responso delle urne. Il Cavaliere ha optato per fiducia, visti i sondaggi per niente rassicuranti. Nel vertice non mancano le pressioni degli ex colonnelli di An contro Fini, ma soprattutto vi è la paura del  il fucile puntato di Bossi che vuole andare al voto. Dai “futuristi”,  quanto dall’opposizione,  la fiducia viene letta come un segno di debolezza. Ostaggio di Bossi e Fini, Berlusconi vorrebbe celebrare al meglio i suoi 74 anni. Ci hanno già pensato le Silvio girls di Montecitorio, Maria Rosaria Rossi, Jole Santelli e Annagrazia Calabria a preparargli la festa a Villa Aurelia. I leghisti invece faranno un “punto” in una cena con Bossi. Per loro strada è una sola, per il Cavaliere sono molte, ma tutte strette, difficili e in salita.

Carlo Di Stanislao

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