Il Ciarrapico furioso ed il Cavaliere Israeliano

Giuseppe Ciarrapico, senatore Pdl, supera in asprezza l’aggressività verbale di Di Pietro e definisce, nel suo intervento di ieri in Senato, “rinnegati” e “traditori” i parlamentari di Fli “Fini ha fatto sapere che presto fonderà un nuovo partito. Spero che abbia già ordinato le kippah (il copricapo maschile usato dagli ebrei osservanti all’interno delle sinagoghe) […]

Giuseppe Ciarrapico, senatore Pdl, supera in asprezza l’aggressività verbale di Di Pietro e definisce, nel suo intervento di ieri in Senato, “rinnegati” e “traditori” i parlamentari di Fli “Fini ha fatto sapere che presto fonderà un nuovo partito. Spero che abbia già ordinato le kippah (il copricapo maschile usato dagli ebrei osservanti all’interno delle sinagoghe) perché è di questo che si tratta: chi ha tradito una volta, tradisce sempre. Può darsi pure che Fini svolga una missione ma è una missione tutta sua personale. Se la tenga. Quando andremo a votare vedremo quanti voti prenderà il transfuga Fini”. E rincara: “Il presidente del Consiglio li ha beneficiati facendoli eleggere in parlamento e loro lo hanno tradito: il mio amico Giuseppe Tatarella si starà rivoltando nella tomba”. Il finiano Luca Barbareschi ha parlato di “parole imbecilli”. Lehner ha chiesto “l’espulsione dal parlamento”, mentra Angela Finocchiaro ha invocato una presa di distanza da parte del Premier Berlusconi. “Anche questa una battuta infelice? Chiediamo al presidente del Consiglio di dissociarsi ufficialmente di fronte a una battuta che, per attaccare un politico, sfrutta con così poca decenza temi vergognosi che sono stati in passato alla base di terribili tragedie”. E replica proprio Berlusconi che precisa: “”Non voglio che una parola di troppo sfuggita a un nostro senatore possa ingenerare equivoci. In tutta la mia vita sono sempre stato amico di Israele”. “Da ragazzo- aggiunge- ho avuto amici ebrei che mi hanno raccontato la sofferenza delle loro famiglie, ho abitato a Milano vicino a una scuola israelita. La visita al campo di Auschwitz mi ha offerto un sentimento di soidarietà incancellabile. Da allora – conclude il premier – mi sento anche io Israeliano”.  Non sxo pechè questo ennesimo teatrino mi ha ricordato il difficile amore tra Ruggero, guerriero pagano, e Bradamante, guerriera cristiana, che riusciranno a congiungersi solo dopo la conversione di Ruggero, al termine della guerra e da questa unione discenderà infatti la Casa d’Este. Potrà il Cavaliere, nei guai non i numeri, l’immondizia, il Fli, Bossi e le elezioni anticipate, riunificarsi ai suoi nel sacro nome della conservazione? Ma forse il vero scopo per il premier, sarebbe quello, ora, di mettere da parte rancori ed odi personali e ricucire proprio con Fini che, almeno, non dice volgarità e procede in una direzione politica autentica ed apprezzata anche da molti avversari. Forse il premier dovrebbe invitare nel bel giardino di Arcore l’irritato Presidente della Camare ed offrirgli di nuovo il suo cuore, un po’ come nel poema ariostesco, accade fra Angelica e Medoro: “Angelica a Medor la prima rosa / coglier lasciò, non ancor tocca inante: / nè persona fu mai sì aventurosa,/ ch’ in quel giardin potesse por le piante. / Per adombrar, per onestar la cosa, / si celebrò con cerimonie sante / il matrimonio, ch’auspice ebbe Amore”. Ricordiamo, al lettore, che Giuseppe Ciarrapico (Roma, 28 gennaio 1934) è un imprenditore, politico ed editore italiano, gestore delle terme di Fiuggi e, dal 1991 al 1993, presidente della A.S. Roma. Cresciuto in Ciociaria, in gioventù è stato un simpatizzante fascista. Negli anni si avvicinò alla corrente andreottiana della DC, rimanendo contemporaneamente amico di Giulio Andreotti e del segretario missino Giorgio Almirante. Negli anni ottanta divenne presidente delle terme di Fiuggi. Continuò comunque a stampare i manifesti dell’MSI (la voce più cospicua delle spese di quel partito) nella sua azienda tipografica di Cassino. Inoltre vale la pena ancora ricordare che:

  • E’ stato condannato nel 1974 dal pretore di Cassino, gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela “il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”, sentenza confermata in Cassazione.
  • E’ stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti nel 1999 in cassazione a 3 anni, per gli sviluppi della vicenda “Casina Valadier”, crac da 70 miliardi della società, inglobata irregolarmente da Ciarrapico nella sua “Italfin ’80.
  • E’ stato inquisito anche per lo scandalo della Safim-Italsanità, il 18 marzo 1993 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare: entra a Regina Coeli il 21 marzo, mentre la società sportiva sprofonda nel caos. Il 24 aprile dello stesso anno a Ciarrapico vengono concessi gli arresti domiciliari.
  • L’11 maggio viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la libertà è breve, perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Nel 2000, dopo sette anni, Ciarrapico viene condannato in via definitiva, tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai servizi sociali.
  • Nel 1996 è condannato anche nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, ed è stato condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in “detenzione domiciliare” per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili, cambiando continuamente residenza.
  • Nel maggio 2010 la Guardia di Finanza ha sequestrato immobili, quote societarie e conti correnti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma, in cui Ciarrapico è accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le due imprese editoriali controllate da lui tramite suo figlio avrebbero percepito illecitamente circa 20 milioni di euro di contributi tra il 2002 e il 2007.

Dulcis in fundo, nel marzo 2010 la procura di Cassino chiede per Ciarrapico il rinvio a giudizio con l’accusa di “stalking a mezzo stampa” che sarebbe stato attuato dal senatore ed editore tramite il quotidiano di sua proprietà Nuovo Molise Oggi, con articoli e vignette, pubblicate quasi giornalmente e contenenti insulti, accuse e allusioni a sfondo sessuale rivolti alla giornalista Manuela Petescia, direttrice dell’emittente Telemolise e moglie di un altro senatore PdL, Ulisse Di Giacomo; con la giornalista avrebbe avuto in precedenza dei contrasti. Della vicenda, per l’unicità del reato ipotizzato, hanno mostrato interesse alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge. Chissà dopo le sue parole di oggi quale prestigiosa università vorrà esaminare il suo operato.

Carlo Di Stanislao

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