Ritorno agli anni di piombo?

Anche se il questore di Milano, Vincenzo Indolfi, ha detto che si indaga senza escludere alcuna pista, l’aggressione fallita per una pura coincidenza a Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ha riacceso antiche paure e richiamato il clima dei mai completamente cancellati “anni di piombo”. L’agguato, la fuga, la dinamica, infatti, fanno capire che l’aggressore non […]

Anche se il questore di Milano, Vincenzo Indolfi, ha detto che si indaga senza escludere alcuna pista, l’aggressione fallita per una pura coincidenza a Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ha riacceso antiche paure e richiamato il clima dei mai completamente cancellati “anni di piombo”. L’agguato, la fuga, la dinamica, infatti, fanno capire che l’aggressore non era uno sprovveduto e che il pericolo, anche se per ora scongiurato, è davvero reale. Come Scrive oggi Piero Colaprico, ricostruendo su La repubblica la vicenda, sino a questo episodio, le galassie dell’estrema destra ed estrema sinistra venivano definite dai detective più seri “pulviscolo”: ossia, esistono varie sigle, non mancano volantini e anche episodi preoccupanti, ma la presenza di alcun gruppo – attenzione – pronto a sparare, non stava “né in cielo né in terra”. Quindi, l’attentatore viene considerato come un “cane sciolto”, senza complici. L’identikit, realizzato dalla questura di Milano e diramato oggi, restituisce i tratti dell’aggressore: viso squadrato, con zigomi marcati e labbro superiore sporgente, pupille dilatate e capelli pettinati all’indietro grazie anche ad una dose massiccia di gel. Razza caucasica, corporatura massiccia un metro e 80 di altezza. Mentre la scheda segnaletica parla anche di probabile cittadinanza italiana, nonostante il fatto che l’aggressore non abbia proferito parola quando è stato sorpreso a pochi metri dall’uscio di casa Belpietro. L’analisi dei filmati delle telecamere – c’è ne è una di uno show-room accanto al condominio di via Monti di Pietà – potrebbe completare il mosaico e far giungere ad una identificazione, si spera in tempi brevi. Ipotesi per ora anche sull’arma: la pistola – una semiautomatica tipo Beretta – secondo il testimone ha sparato ma si è inceppata, facendo scaturire la reazione del caposcorta. La procura di Milano, intanto, ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando i reati di tentato omicidio ai danni dell’agente della scorta. Nell’inchiesta, coordinata dall’ex procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici e dal pm Grazia Pradella, è ipotizzato anche il reato di detenzione e porto abusivo di armi. L’attentato è comunque il frutto di un clima forcaiolo che si è creato oggi in ambito sia politico che giornalistico, un clima in base al quale l’avversario è un nemico anche da abbattere e con ogni mezzo. Secondo alcune Agenzie, esso esploso dopo la violenza politica che si è manifestata alla Camera nel giorno in cui il governo e il premier Berlusconi hanno ottenuto la fiducia. Le accuse più gravi sarebbero state mosse dalla maggioranza al leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, per le dure parole nei confronti di Berlusconi. Fabrizio Cicchito avrebbe affermato che “il linguaggio violento usato nelle piazze, in Parlamento e in televisione e l’esaltazione della contestazione che toglie la parola agli avversari politici mette in moto un meccanismo che alla fine suscita e provoca la violenza autentica”. Ma immediata la reazione e la replica di Di Pietro, il quale avrebbe fatto sapere che collegare quanto accaduto a Belpietro al suo discorso alla Camera “è un intollerabile atto di sciacallaggio politico”. Comunque, come ricorda Gionalettismo.com, non è la prima volta che Belpietro rischia un’aggressione. Nel gennaio 2010, un uomo si era presentato nella sede della redazione milanese del quotidiano, affermando di avere avuto l’autorizzazione a poter entrare nei locali del giornale. Tuttavia, la vigilanza si era insospettita e, davanti alle insistenze dell’uomo, chiamò i carabinieri che da tempo, peraltro, stavano di pattuglia intorno la sede del quotidiano. A questo punto, l’uomo, preso da un vero e proprio raptus d’ira, avrebbe dichiarato quali, in realtà, fossero le sue vere intenzioni: “Voglio pestare a sangue il direttore Belpietro“. A questo punto, costata la serietà e la gravità delle minaccie, la security del giornale milanese avrebbe deciso di chiamare immediatamente la Digos che, solertemente, adesso starebbe indagando sull’episodio. A quanto risulta all’agenzia di stampa Adnkronos, inoltre, l’uomo sarebbe stato prima tenuto in stato di fermo per poi essere successivamente avviato “alla procedura per un trattamento sanitario obbligatorio”. Per Franco Frattini l’agguato è stato “preordinato e ben organizzato”. “A forza di additare persone all’odio e all’intolleranza si arma qualche mano pericolosa”, ha detto il ministro degli Esteri. E “alzare la guardia con un adeguato lavoro di intelligence” è quanto chiede il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: “Inoltre tutti gli attori politici e sociali devono condurre a rifiutare qualunque forma di violenza politica senza giustificazionismi sociologici o politici. Non ci sono compagni che sbagliano, ma solo delinquenti che al confronto delle idee sostituiscono la violenza”. Roberto Maroni ha confermato la “massima attenzione da parte del Viminale” sottolineando come ci siano stati nei giorni precedenti altri episodi: “Stiamo prestando la massima attenzione perché non succedano cose che abbiamo già visto anni fa e che non vogliamo che si ripetano”, ha detto. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha espresso “affettuosa solidarietà” al direttore auspicando che “al più presto si possa fare luce sull’accaduto”. Il presidente del Senato Renato Schifani ha definito l’agguato “un gesto intollerabile che deve essere condannato senza se e senza ma”. Anche il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha espresso “solidarietà, non solo istituzionale, a Maurizio Belpietro, perché nulla può consentire non certo di giustificare ma nemmeno di minimizzare o ignorare un episodio gravissimo e inquietante quale quello che lo ha coinvolto”. n una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, auspica che “si scopra chi ha sparato e per conto di chi. Moralmente c’è chi deve scusarsi pubblicamente: quando si vaneggia di servizi deviati arrivano i delinquenti a tentare di ammazzare”. Che non sia un ritorno agli anni di piombo nonostante sia “giusto tenere alta la guardia nei confronti di chi fa ricorso alla violenza”, è l’idea del presidente del Copasir Massimo D’Alema. “Esprimo la mia solidarietà al collega Belpietro – ha detto – Ma onestamente non vedo gli anni di piombo. Tuttavia  questo non significa che non si debba sempre avere un senso di allarme e tenere la guardia alzata”. Solidarietà è arrivata anche da Walter Veltroni che ha detto: “Evidentemente si vuol rigettare l’Italia indietro, verso anni che non si devono ripetere. Tutti debbono essere impegnati a difesa della democrazia per battere ogni violenza e contro un clima che qualcuno vorrebbe irrespirabile”. Per l’esponente Pd Piero Fassino l’attentato di ieri “è stato un atto sciagurato che non può che essere denunciato con vigore da ogni democratico”. Solidarietà anche da Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama “personale e a nome delle senatrici e dei senatori del Pd. Ogni forma di violenza a chi fa informazione rappresenta una minaccia per la democrazia e va fermamente condannata”. Solidale anche Rosy Bindi, oggetto di una nuova orribile e blasfema barzelletta del premier, filmata di nascosta ieri notte, unitamente ad un’altra sugli ebrei e a dichiarazioni molto forti sui guidici corrotti che c’è l’avrebberocon lui. La Presidente del Pd, congiuntamente a Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Udc Rocco Buttiglione,
a Stefano Caldoro, al ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, al senatore Pd Marco Follini, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, al presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, al ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, al sottosegretario Daniela Santanchè e al segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, hanno espresso sdegno e condanna per il gesto e solidarietà per Belpietro. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Paolo Bonaiuti, ha scritto in un telegramma a Belpietro: “Sono certo che questa infame aggressione non ti farà deviare di un millimetro dalla tua linea di coerenza e di grande professionalità”. Sullo sfondo di una rinnovata tensione sociale, testimoniata anche dagli attacchi a base di uova e sassi contro le sedi Cisl di Treviglio (Bg) e Livorno e dell’attentato della’altra al direttore di Libero e lo stesso Belpietro che dice: “tutto questo mi ricorda gli anni ’70”. In realtà di un ritorno al clima analogo a quello di un decennio terribile e da dimenticare, con una eversione rossa para militarizzata ed una nera più cialtrona ma non meno farneticante e decisa, si parla da due anni e più propriamente dagli scontri alla’Università di Roma del 2008, con botte, spranghe e catene in pieno giorno. Ma, se, come scrive Carlo Lucarelli, gli anni di Piombo sono quelli in cui “si ammazza la gente per quello che è, perché è diversa, politicamente e culturalmente”, i delitti D’Antona e Biagi e l’attentato alla sede de il Manifesto, cvi dicono che l’Italia non è mai davvero uscita totalmente da questo pericolo. Auguriamoci, comunque, che sia in errore Belpietro che, dopo essere scampato giovedì notte a un agguato, ha dichiarato oggi at Tgcom, che questa vicenda gli ricorda gli albori degli “anni di piombo”, “quelli prima dell’omicidio di Calabresi”.

Carlo Di Stanislao

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