Il Danubio blu si tinge di rosso

Scorrendo in piccoli e grandi affluenti, il fango rosso tossico sversato lunedì da una riserva in Ungheria occidentale ha raggiunto il ramo Mosoni del grande fiume Danubio, mettendo in allarme tutti paesi nel cui territorio scorre il secondo corso d’acqua più lungo d’Europa. Il fango contaminato da ossido di alluminio fuoriuscito da una fabbrica ungherese […]

Scorrendo in piccoli e grandi affluenti, il fango rosso tossico sversato lunedì da una riserva in Ungheria occidentale ha raggiunto il ramo Mosoni del grande fiume Danubio, mettendo in allarme tutti paesi nel cui territorio scorre il secondo corso d’acqua più lungo d’Europa. Il fango contaminato da ossido di alluminio fuoriuscito da una fabbrica ungherese ha raggiunto le acque del grande fiume, dove, da giovedì, si sono visti i primi pesci morti. “L’impatto sarà limitato“, rassicura una fonte del governo di Bupadest, ma mezza Europa teme il disastro ambientale. Controlli in Croazia, Serbia e Bulgaria: i primi risultati sono attesi per domani. Accertamenti soprattutto in Bulgaria, sui 450 chilometri del tragitto del fiume, che in alcuni punti costituisce la frontiera con la Romania, dove si rischia che l’onda di fango tossico arrivi sabato nella località di Brazias. Probabilmente sarà tolta la fornitura d’acqua a Dobreta Turnu Severin, città di 100mila abitanti. Si teme anche per i 2.800 chilometri che il Danubio percorre dalla Foresta Nera al Mar Nero, dove il fiume e i suoi affluenti costituiscono un ecosistema che ospita 5mila specie di animali e 2.000 di vegetali. “E’ il più grave disastro ambientale che abbia mai colpito il nostro paese”, ha detto il giovane, popolare premier nazionalconservatore ungherese Viktor Orban, visitando le zone colpite per prime dall’onda del fango rosso. “E’ la più seria catastrofe ecologica in Europa negli ultimi vent’anni”, gli ha fatto eco Greenpeace. La tragedia era cominciata lunedì quando un argine di un deposito-serbatoio di fango rosso, cioè dei residui-detriti della fabbricazione di alluminio, era crollato ad Ajka. Una marea di fango rosso aveva investito e in parte sommerso sette comuni, ucciso almeno 4 persone. I dispersi sono tra 7 e 11, i feriti 150 di cui alcuni molto gravi a causa di ustioni e intossicazioni. La procura locale ha aperto un’inchiesta per negligenza. La Mal, compagnia produttrice di alluminio a cui appartiene la riserva da cui è fuoriuscito un milione di metri cubi di liquami tossici, afferma che le misure di sicurezza che erano state prese erano adeguate a un materiale che, a suo dire, non è considerato rifiuto tossico pericoloso sulla base degli standard Ue. Il dramma sta acquistando di ora in ora dimensioni europee. A Bruxelles, la Commissione europea ha promesso ogni aiuto all’Ungheria e agli altri paesi coinvolti, se lo chiederanno. Un intero ecosistema è a rischio. L’inquinamento marcia veloce sulle acque del Danubio, può investire la capitale ungherese Budapest, quella serba Belgrado, e altre città in tutta la regione tra il Mitteleuropa cui l’Ungheria appartiene e i Balcani, fino al delta del Danubio in Romania. Il premier Orban si tiene in contatto costante con la Commisione europea a Bruxelles e con i governi dei paesi vicini, dove venendo dall’Ungheria il Danubio scorre. Occorrerà asportare in profondità tutto il terreno, evacuarlo chi sa dove, sostituirlo con terreno non contaminato. Orban ha intanto annunciato l’evacuazione duratura delle sette cittadine semisommerse dall’onda e inquinate senza speranza. La Commissione internazionale per la protezione del Danubio, dal canto suo, ha messo in guardia dagli effetti di lungo periodo dell’inquinamento, sia sulla fauna del fiume, sia sugli umani. Esiste una ricca letteratura sulla fisiopatologia e biochimica dell’alluminio dovuta all’aumento dell’attenzione verso questi problemi nell’ultimo decennio. La principale preoccupazione riguarda l’impatto dell’alluminio sulla salute umana e la sua tossicità in caso di esposizione eccessiva. Ad esempio l’encefalopatia da dialisi nel caso di soggetti con deficienze renali croniche e sottoposti a dialisi continue è stata associata all’aumento di alluminio presente nel sistema nervoso centrale. L’alluminio è tossico per il sistema nervoso centrale come i metalli pesanti nel caso in cui in l’organismo non sia in grado di espellerlo, ad esempio in caso di gravi malattie renali. Alcune ricerche cliniche sembrano dimostrare la correlazione tra assunzione cronica di alluminio e lo sviluppo di gravi malattie neurodegenerative, quali Alzheimer, Parkinson, SLA, sclerosi multipla, demenza. Altri effetti di una intossicazione da alluminio possono essere: perdita della memoria, indebolimento e tremore. Tuttavia la comunità scientifica non ha riconosciuto del tutto la validità di questi studi ed esistono numerose controversie in merito. Si ritiene inoltrre che,in caso di contatto prolungato, le polveri di alluminio abbiano effetti negativi sui polmoni. Una bassa percentuale della popolazione è allergica all’alluminio e sperimenta dermatiti da contatto, problemi digestivi e l’incapacità di assorbire le sostanze nutritive, vomito e altri sintomi di avvelenamento acuto.

Carlo Di Stanislao

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