Ucciso Sergio Calore

E’ stato sgozzato e poi, il suo assassino, ha infierito sul corpo senza vita con un badile. Sergio Calore, 58 anni, ex terrorista di destra e collaboratore di giustizia, è stato ucciso ieri, nel suo casolare nelle campagne di Guidonia, vicino a Roma. Primulara nera dei cosiddetti “anni di piombo”, sposato con una ex terrorista ma […]

E’ stato sgozzato e poi, il suo assassino, ha infierito sul corpo senza vita con un badile. Sergio Calore, 58 anni, ex terrorista di destra e collaboratore di giustizia, è stato ucciso ieri, nel suo casolare nelle campagne di Guidonia, vicino a Roma. Primulara nera dei cosiddetti “anni di piombo”, sposato con una ex terrorista ma di sinistra.
 Sergio Calore, con le sue dichiarazioni, negli anni ’80, ha contribuito a ricostruire gran parte della storia dell’eversione di destra in Italia che ha avuto come protagonisti anche alcuni degli imputati del processo sulla Strage di Bologna. Calore, nel giugno dell’89, sposò Emilia Libera, storica pentita del terrorismo rosso, conosciuta negli anni di piombo col nome di battaglia “Nadia” e amica di Antonio Savasta, altro terrorista pentito. Il loro amore nacque tra le mura del supercarcere di Paliano dove erano stati rinchiusi. Calore è stato uno dei personaggi più importanti del terrorismo nero ed è stato implicato in una serie di attentati e di omicidi legati anche a traffici di armi e di spionaggio. Venne arrestato nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Antonio Aleandri, ucciso il 17 dicembre del 1979 a Roma, in piazza Dalmazia. L’ex terrorista faceva parte di un commando che voleva assassinare l’avvocato Giorgio Arcangeli, però per un errore di persona venne ucciso l’operaio Antonio Leandri. In carcere tra l’83 e l’84 inizia a collaborare con la magistratura e diventa uno dei pentiti del terrorismo nero. Le sue confessioni portano a far luce sulla ricostituzione di Ordine Nuovo, sull’omicidio del giudice Vittorio Occorsio assassinato da Pierluigi Concutelli nel 1976 e su altri omicidi avvenuti durante rapine di autofinanziamento dell’organizzazione. Calore, ipotizza un investigatore, potrebbe essere arrivato nel casolare ed aver sorpreso qualcuno che non conosceva. A dare l’allarme ai carabinieri è stata la moglie, preoccupata dal mancato rientro a casa dell’uomo. A scoprirne il corpo privo di vita è stata la moglie, come già detto ex brigatista rossa, che non vedendolo rientrare si è recata nella casa che avevano in campagna in via Colle Spina. Lì, riverso in terra il marito. Sul posto sono intervenuti il 118 e i carabinieri di Guidonia. I carabinieri hanno trovato un piccone sporco di sangue vicino al corpo della vittima. L’uomo presenterebbe non solo una profonda ferita al collo ma anche in altre parti del corpo. Dai primi risultati delle indagini si direbbe quindi che si sia trattato di un delitto d’impeto, non di un omicidio pianificato. Come ricostruisce la relazione del 2006 della Commissione Parlamentare sul Terrorismo, fino alla metà degli anni ’70 lo scenario delle organizzazioni dell’estrema destra è denominato da Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale; sigle minori in ambito studentesco ed universitario sono comunque riconducibili ad esponenti che si muovono nelle file dell’una o dell’altra organizzazione o ad articolazioni delle stesse organizzazioni che tendono ad essere presenti nelle diverse realtà con sigle autonome, come il F.A.S., Fronte di Azione Studentesca, con cui Ordine Nuovo organizza la sua Úquot. Tra le due formazioni non vi sono discriminanti ideologiche nette, ma solo una diversità di atteggiamento. I due movimenti occupano spazi politici ben determinati e sono complementari, l’uno (O.N.) privi legiando il momento strategico, costruendo così il discorso teorico della rivoluzione per i tempi lunghi, per le generazioni avvenire, l’altro (AN) esaltando nella sua azione il momento tattico e quindi immediato. Le comuni radici ideologiche, che risalgono alla tradizione storica del fascismo rivoluzionario e della Repubblica Sociale Italiana, si alimentano dell’analisi e della critica che di quelle esperienze viene fatta da Julius Evola. La concezione dello Stato e quella della missione delle avanguardie politiche da lui elaborate costituiscono l’humus di cui si nutrono le posizioni di entrambe le formazioni e che, al di là del processo più volte tentato di vera e propria fusione, hanno determinato nel tempo fenomeni di osmosi tra i militanti dell’una e dell’altra; e che quindi rendono la distinzione innanzi delineata sostanzialmente tendenziale. Dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo, vi è un tentativo di riunificazione tra O.N. e A.N. che viene lungamente preparata con contatti tra gli ordinovisti in Italia e voluta fortemente da Stefano Delle Chiaie e che fu sancita in una riunione svoltasi ad Albano nel 1975. Alla presenza degli stati maggiori dell’eversione e di diversi latitanti (come Delle Chiaie e Concutelli) rientrati clandestinamente, fu dato corpo alla struttura riunita, che, utilizzando quale schermo la sigla ancora legale di A.N., non doveva essere la somma delle due strutture, ma la risultante della loro fusione, riconoscendo zona per zona la leadership all’organizzazione localmente più rappresentativa. L’organizzazione riunita doveva avere un suo organigramma e mettere in comune le armi, le strutture logistiche e il piano d’azione attorno ad una strategia che sanziona un radicale cambiamento di atteggiamento. Delle Chiaie, secondo quanto poi appreso dall’autorità giudiziaria, avrebbe, senza mezzi termini , annunciando che: “noi siamo qui non per fare stupidaggini come seguire linee politiche o fare giornali, noi siamo qui per prenderci il potere” secondo una linea d’azione così sintetizzata da Calore: “arrivare ad ottenere la disarticolazione del potere colpendo le cinghie di trasmissione del potere statale”. Sempre grazie a Calore, è stato possibile anche stabilire che, parallelamente alla rete di connessioni e di contatti, si sviluppa anche una intensa attività di copertura da parte dei servizi in favore degli estremisti di destra. Il quadro che i più recenti accertamenti hanno riassunto riprendendo le fila di precedenti istruttorie e approfondito con nuove acquisizioni, sgombra il campo dall’equivoco nel quale si incorre allorchè si affronta il tema della responsabilità dei servizi stessi, fino a svuotare di contenuto politico l’inadeguata risposta dello Stato alle minacce terroristiche, stragiste e golpiste. L’equivoco riguarda l’asserita, congenita incapacità e la cronica disorganizzazione di tali apparati di sicurezza. I servizi di informazione in realtà disponevano di notizie, di elementi di valutazione, di stabili fonti di informazione e di capacità professionali per la loro valorizzazione che li avrebbero messi in condizione di dare un aiuto determinante all’autorità giudiziaria e alla polizia giudiziaria se solo questo fosse stato il reale intendimento con cui l’attività di servizio veniva svolta e non piuttosto la sua strumentalità a disegni e progetti politici che, peraltro, sembra non avessero nelle sedi istituzionali la loro fucina di elaborazione. Sembra comunque che, da oltre venti anni, Calore fosse uscito da tutto questo, anche se non pochi già pensano ad un assassinio venuto dal suo passato.

Carlo Di Stanislao

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