Afghanistan: ferito su Fb, ‘mi sono rotto di stare qui”

Apprende dai vicini della morte di quattro militari italiani in Afghanistan e dopo pochi minuti vede arrivare i carabinieri. “Subito ho pensato: mio figlio è morto. Poi mi hanno rassicurato sulle sue condizioni. Era ferito, ma non in pericolo di vita. Sono stati attimi terribili”. Così è cominciata la giornata della madre di Luca Cornacchia, […]

Apprende dai vicini della morte di quattro militari italiani in Afghanistan e dopo pochi minuti vede arrivare i carabinieri. “Subito ho pensato: mio figlio è morto. Poi mi hanno rassicurato sulle sue condizioni. Era ferito, ma non in pericolo di vita. Sono stati attimi terribili”. Così è cominciata la giornata della madre di Luca Cornacchia, 31 anni, il caporal maggiore scelto rimasto ferito in Afghanistan nell’attentato costato la vita a quattro suoi amici e commilitoni Nel piccolo comune abruzzese di Lecce nei Marsi tutti conoscono la famiglia Cornacchia. Luca, alpino della brigata Julia di stanza a Belluno, è ricoverato nell’ospedale da campo statunitense di Delaram con ferite a un piede e traumi da esplosione. Ma è stato lui stesso a chiamare la moglie per aggiornarla sulle sue condizioni. “Man mano che il tempo passava ho appreso le altre notizie da ufficiali dell’esercito che si sono precipitati in casa”, racconta la madre. “Io e mio marito non siamo ancora riusciti a parlare con nostro figlio, ma sappiamo che ha rassicurato la moglie, che lavora a Roma”. Luca, padre di un bimbo di un anno, è alla sua quarta missione in Afghanistan, dove è tornato il 2 settembre scorso. Al suo attivo altre quattro esperienze simili, in Kosovo. Ad agosto si era fermato a Lecce nei Marsi per un periodo di ferie. Il sindaco del suo paese, Andrea Favoriti, lo descrive come “un ragazzo serio, che già da giovane aveva scelto di arruolarsi” e sottolinea la laboriosità del padre, “sempre attento alle esigenze dei suoi tre figli”: i due fratelli, Achille e Mario, sono rispettivamente dipendente dell’Aeronautica e guardia carceraria. Davanti all’abitazione dei genitori Domenico e Cesidia oggi un via vai di rappresentanti degli alpini in divisa, tanti compaesani, e soprattutto parenti. Luca aggiorna periodicamente il suo profilo su Facebook. Sulla bacheca, il 3 ottobre scorso scrive “Mi sono rotto di stare qua in Afghanistan, non si capisce nulla”. Ma poi compaiono anche la foto di un soldato che dà la mano a un bambino del posto, con lo slogan “non importa quanto doniamo, ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo”, e un video in cui scorrono le immagini dei soldati statunitensi che riabbracciano le famiglie.

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