Confindustria L’Aquila: parte la mappatura degli enti inutili

Risale al 1978 il concetto di Finanziaria, cioè di manovra che doveva servire allo Stato italiano per riequilibrare il proprio debito, tra i più alti del mondo. Trent’anni dopo stiamo ancora a ragionare “sul come”, ma con un debito decuplicato.Il taglia spese iniziò nel ‘93 con Ciampi, proseguì nel ‘97 con Bassanini, fu messo a […]

Risale al 1978 il concetto di Finanziaria, cioè di manovra che doveva servire allo Stato italiano per riequilibrare il proprio debito, tra i più alti del mondo. Trent’anni dopo stiamo ancora a ragionare “sul come”, ma con un debito decuplicato.Il taglia spese iniziò nel ‘93 con Ciampi, proseguì nel ‘97 con Bassanini, fu messo a punto con Prodi nel 2007 e infine potenziato con il decreto Calderoli. Tanto per citare, un primo tentativo tagliò 21 comitati: ne rispuntarono 80. Il fatto la dice lunga sulla capacità dell’Italia di provvedere al taglio della spesa pubblica nella parte dei servizi inutili, piuttosto che nel comparto dei servizi fondamentali come scuola, salute, ricerca. Basta dire che se decidessimo oggi di disfarci di tutti gli enti inutili, ci vorrebbero 300 liquidatori del Ministero del Tesoro che dovrebbero lavorare fino al 2100!
Di “Enti inutili” ne finanziamo 34.000 che vanno dalle Province ai consorzi di bonifica, comunità montane, difensori civici, tribunali delle acque, enti parco e via dicendo. Versiamo ancora per il terremoto del Belice del 1968.
Che dire poi della “Legge Mancia” del 2005: un lunghissimo elenco di Comuni, Chiese, Associazioni, Enti e Fondazioni, cui i Parlamentari Italiani hanno assegnato fondi del Ministero dell’Economia. In beffa alla politica del taglia spese.
Insomma, gli enti inutili sono l’ufficio di collocamento gestito dai politici.
Un ultimo dato, tanto per tenere a mente: 150mila euro al giorno li spendiamo solo per la Camera (i nostri uomini onorevoli sono 630), di cui 54 milioni l’anno per l’affitto di Montecitorio. Calcolati dalla presidenza Violante ad oggi, si tratta di oltre 300 milioni di euro, per immobili che valgono al massimo 150 milioni: nessuno dei successori, Casini, Bertinotti e Fini, è intervenuto per porre fine allo sperpero che arricchiva solo il proprietario.
Se avessimo acquistato avremmo di gran lunga risparmiato.
Che Repubblica si sia occupata di come l’Abruzzo sperperi i propri soldi, e che Radio 24 si sia presa la briga di venire a vedere come mai la nostra regione, con un numero di abitanti sei volte inferiore a quello della capitale, abbia ben 6 enti gestori della risorsa idrica, a fronte dell’unico consorzio esistente nella capitale ci dice pure qualcosa circa la serietà della classe politica che abbiamo espresso.
La verità: le indennità di carica, i gettoni di presenza, le consulenze, le assunzioni di parenti e affini… sono il motivo per cui non abbiamo ancora un unico Ater, un’unica A.s.l., un unico consorzio di bonifica, un unico consorzio industriale… mentre abbiamo tanti comuni, sempre più province a capo di consorzi e società pubbliche locali. “Circa 34mila società pubbliche ci sono in Italia: autentiche discariche per riciclare politici trombati” (LCDM).
A fronte di tanta ignavia, Confindustria L’Aquila ha deciso di intervenire sul territorio di propria competenza in maniera diretta, con una rilevazione alla quale sono chiamati a partecipare tutti gli imprenditori.
Si tratta di una ricognizione ragionata degli Enti Pubblici e delle Società Partecipate da Enti ed Istituzioni di livello locale, che non svolgono attività utili per i cittadini e le Imprese, ma che assorbono risorse pubbliche.
Le risultanze della Mappatura degli enti e delle società pubbliche consentirà al sistema confederale di fare pressione sul Governo affinché le azioni già intraprese con l’ultima manovra finanziaria siano ulteriormente rafforzate e costantemente monitorate.
A ciascun imprenditore Confindustria ha recapitato una scheda da compilare dalla quale si evincerà quali e perché sono, a parere del singolo, gli enti o uffici inutili che andrebbero soppressi. La conoscenza della realtà locale, da parte degli operatori che quotidianamente pagano i danni di una pletora di uffici ed impiegati inutili, darà un contributo sostanziale per la realizzazione del lavoro.
La raccolta dei dati cesserà nel volgere di qualche settimana, chiunque volesse partecipare può inviare una nota a posta@confindustria.aq.it indicando Ente, funzione o attività, criticità e soluzioni.

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