Una vittima ogni sei secondi

Si celebra oggi la VI giornata mondiale contro l’ictus cerebrale. Bisogna parlarne di più perché molte persone non sanno di preciso di cosa si tratti. Da un indagine del Censis, condotta con la federazione Alice Italia onlus, insieme al Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’Università di Firenze, dal titolo “I costi e i bisogni […]

Si celebra oggi la VI giornata mondiale contro l’ictus cerebrale. Bisogna parlarne di più perché molte persone non sanno di preciso di cosa si tratti. Da un indagine del Censis, condotta con la federazione Alice Italia onlus, insieme al Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’Università di Firenze, dal titolo “I costi e i bisogni assistenziali dei malati di ictus cerebrale” emergono dati sconcertanti: il 77,0% degli italiani dichiara di saper dare una definizione della malattia ma la convinzione di essere in grado di identificarla si rivela alla prova dei fatti infondata, infatti solo il 43% del campione intervistato dimostra di sapere che l’ictus è una malattia del cervello, c’è chi lo assimila ad un tipo di infarto cardiaco e chi invece crede che sia una malattia neurodegenerativa come l’Alzheimer. Una scarsa conoscenza della malattia non permette neanche la corretta interpretazione dei sintomi e quindi preclude l’intervento immediato sulla persona colpita. Quello che emerge dall’indagine sulla capacità di riconoscere la sintomatologia è che gli intervistati indicano nel 68,7% dei casi l’improvvisa paralisi di un lato del corpo, nel 58,8% dei casi l’improvvisa difficoltà a parlare o a comprendere quello si ascolta, mentre solo nell’11,0% dei casi un improvviso problema di vista o cecità. E’ pero’ soprattutto la mancata conoscenza dell’importanza enorme che possono avere l’instaurazione tempestiva della trombolisi (il 26,2% sa cos’e’) e l’invio ad una stroke unit (e’ appena il 15,0% a sapere di cosa si tratta) a costituire un dato preoccupante – sottolinea Ketty Vaccaro, responsabile Welfare e Salute del Censis – dal momento che si tratta di misure terapeutiche che possono ridurre in modo decisivo i danni dell’ictus“. Riguardo invece all’impatto dell’assistenza sui familiari, dalla ricerca emerge che il 55,7% non ha piu’ tempo libero e nel 77,8% dei casi indicano che la qualita’ della loro vita e’ peggiorata a causa dell’onere assistenziale. Infine, il 72,1% si sente stanco e uno su quattro (il 24,8%) soffre di depressione. Ricordiamo che da alcune settimane, a Fossa, è stato attivata un servizio chiamato “Allena la Mente”, coordinato dalla neurologa Simonetta Mearelli, che si occupa attivamente di tali problematiche. La struttura tende concretamente a rispondere alle esigenze pratiche della famiglie con membri affetti da demenza o malattie cerebrovascolari croniche. Il centro ha sede presso l’ex edificio scolastico di Fossa ed è aperto ogni giorno dalle ore 8 alle ore 18, fornendo, in spazi appositamente studiati e con personale specialistico, attività di stimolazione cognitiva, di recupero motorio, ludico-recreativa, oltre ad una particolare attenzione all’ascolto per i familiari. Nel mondo, ogni anno, 6 milioni di persone muoiono di ictus, in Europa l’ictus è la prima causa di disabilità e la terza causa di morte, in Italia dei 200.000 soggetti colpiti da ictus, 40.000 muoiono entro breve termine e altri 40.000 subiscono un grave handicap. L’ictus cambia radicalmente la vita delle persone che colpisce e quella delle loro famiglie. Il World Stroke Day è un evento mondiale per ricordare a tutti che oggi, per merito della ricerca scientifica svolta da centri specializzati in questo campo, “L’ictus è una catastrofe prevedibile e curabile”. Il controllo della pressione del sangue, il trattamento dell’ipertensione e del livello di colesterolo alto potrebbero aiutare a prevenire il 40% degli ictus cerebrali. In Italia c’è una scarsa consapevolezza del problema ictus, in molti ospedali italiani, il paziente arriva spesso in ritardo e non è curato come dovrebbe.

Carlo Di Stanislao

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