Allarme continuo, senza interventi, né consapevolezza

Il dissesto idrogeologico rappresenta per l’Italia un problema di notevole rilevanza, considerando gli ingenti danni arrecati ai beni e la perdita di moltissime vite umane. Proprio per questo negli ultimi anni è stata attuata una politica di gestione del rischio, non più incentrata sulla riparazione dei danni, bensì sulla prevenzione e capacità di previsione degli […]

Il dissesto idrogeologico rappresenta per l’Italia un problema di notevole rilevanza, considerando gli ingenti danni arrecati ai beni e la perdita di moltissime vite umane. Proprio per questo negli ultimi anni è stata attuata una politica di gestione del rischio, non più incentrata sulla riparazione dei danni, bensì sulla prevenzione e capacità di previsione degli eventi. Ma questo, troppo spesso, solo in teoria. Un anno fa la frana in provincia di Messina, quest’anno le alluvioni che stanno mettendo  le regioni Liguria, Campania e Toscana. Piccoli torrenti e fiumare sono diventate la piaga d’Italia e intanto sale a 44 il bilancio delle vittime nell’ultimo anno.  Solo qualche giorno fa, tre donne cinesi sono rimaste uccise dall’acqua a Prato. E l’Italia, come sottolineato da Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico di Legambiente, al microfono di Francesca Smacchia, morfologicamente è tutta a rischio idrogeologico. E, sebbene questo si sappia e si ripeta, dopo ogni pioggia torrenziale con puntuali esondazioni, smottamenti, oceani di fango e morti (gli ultimi tre persone, fra cui un bambino, in provincia di Massa Carrara), oltre che inviare la protezione civile, il governo continua a non fare nulla. I soldi per i greti e le sponde dei fiumi, il consolidamento dei crinali, la pulizia di marane e scoli non si trovano, mentre si spendono 10 miliardi di euro per nuovi caccia e si continua a sostenere il ciclopico ed inutile ponte sullo stretto, simbolo di un governo tanto magniloquente e mediatico, quanto inetto ed immobile sui veri problemi. Situazione critica anche in Veneto, dove le province di Verona, Vicenza e Padova sono praticamente sott’acqua. Le piogge incessanti hanno fatto esondare il Bacchiglione a Vicenza, l’Alpone e il Trampigna nel veronese, il Frassine in provincia di Padova. L’acqua ha invaso strade e case, con migliaia di persone costrette a fuggire frettolosamente o a rifugiarsi sui tetti in attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco: saranno almeno duemila le persone che trascorreranno la notte fuori casa. A Caldogno, nel vicentino, si e’ sfiorata la tragedia: il paese e’ stato invaso da un metro e mezzo d’acqua e per alcune ore si e’ tenuto che un uomo, sceso nella cantina di casa, fosse stato portato via dalle acque. Fortunatamente aveva fatto in tempo a rifugiarsi in casa ed e’ stato messo in salvo dai vigili del fuoco. E il maltempo continuerà nei prossimi giorni, investendo anche il Sud.  Per questo il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso una nuova allerta meteo, attivando le strutture e le autorità locali affinché predispongano i necessari interventi di prevenzione, in modo da evitare che le piogge possano provocare conseguenze alla popolazione. Il primo rapporto sullo stato del territorio italiano realizzato dal centro studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, pubblicato il 16 ottobre, ci dice che ben sei milioni d’italiani abitanti i 29.500 chilometri classificati a elevato rischio idrogeologico, rischiano la pelle a ogni intemperie e che nel nostro Paese, esempio di fulgida amministrazione secondo il premier, 1,2 milioni di edifici sono reputati a rischio frane e alluvioni e fra questi molti edifici pubblici: seimila scuole e ben 531 ospedali.  Il triste primato di regione con il tasso più elevato di popolazione che vive in zone a rischio spetta alla Campania. Sul territorio campano vive, infatti, in aree sensibili a frane e alluvioni oltre un milione di persone, pari al 19% della popolazione totale. Più staccato ma pur sempre elevato il tasso di cittadini a rischio in Emilia Romagna, 825mila, seguiti dai 500mila in bilico in Piemonte, Lombardia e Veneto. Facendo un po’ di calcoli, si tirano conclusioni tutt’altro da star sereni: quasi la metà della popolazione italiana, ben il 40%, abita in una zona considerata a rischio sismico, circa 3 milioni in aree classificate ad alto rischio, 21,2 milioni in zone a rischio medio. “Abbiamo grande stima per l’opera della Protezione Civile, ma l’Italia non può permettersi di operare perennemente in emergenza. È necessario investire nella prevenzione”: così in una nota Massimo Gargano, presidente dell’Anbi, l’associazione che rappresenta i consorzi di bonifica, impegnati a contenere le conseguenze della crisi idrogeologica dovuta alle forti piogge di questi giorni. L’Anbi lo scorso febbraio ha presentato un Piano pluriennale per la Riduzione del rischio idrogeologico, che prevede 1.365 interventi, perlopiù immediatamente cantierabili in tutte le regioni italiane, per un investimento complessivo di 4.183 milioni di euro. “Siamo tuttora – precisa Gargano – in attesa di un cenno di disponibilità da parte del Ministero dell’Ambiente. Noi continueremo a fare la nostra parte, ma ci appelliamo a Governo e Regioni, affinchè si dia vita ad un programma di azioni concrete in grado di ridurre il sempre più grave rischio idrogeologico”. ‘L’Italia si scopre sempre piu’ fragile di fronte ad alluvioni e frane – commenta Rossella Muroni, direttore nazionale Legambiente – la gestione del territorio sciagurata, fatta di rettificazioni, intubazioni, abusivismo e mancata manutenzione rende la prevenzione un proclama troppo spesso inascoltato fino a quando il rischio si trasforma in dramma. La sicurezza dei cittadini e il risanamento del territorio devono rappresentare una priorità assoluta in Italia, dove è ormai improrogabile una grande opera nazionale di manutenzione dei corsi d’acqua e una concreta prevenzione del dissesto”.  Il Dipartimento della Protezione Civile conclude la nota, sostiene ”Operazione Fiumi 2010” perche’ collega due aspetti rilevanti legati alla mitigazione del rischio idrogeologico. Da un lato, infatti, la campagna sottolinea l’importanza di una corretta manutenzione del territorio con adeguati interventi di prevenzione e attività mirate in grado di fronteggiare le difficoltà strutturali. Dall’altro, vuole ribadire l’importanza dei piani di emergenza che ogni Comune deve predisporre, e ancor piu’ la necessità di diffondere la conoscenza del piano tra la popolazione affinché sappia esattamente cosa fare e dove andare in caso di emergenza. L’efficacia dell’intervento di protezione civile dipende, infatti, anche dal livello d’informazione della popolazione, della consapevolezza del rischio e della capacità di collaborare con i soccorritori con comportamenti appropriati. Intanto, mentre si discute e si creano tavoli e programmi, in queste stesse ore, i corpi di Nera Ricci, 39 anni, e di suo figlio Mattia Guadagnucci, di 2 anni, sono stati trovati senza vita. La loro abitazione era stata investita dal fango e dai detriti staccatisi dalla collina vicina alla frazione di Lavacchio, in provincia di Massa Carrara. Sempre nel comune di Massa, in località Mirteto, un uomo di 48 anni, è morto  travolto dalla frana. E mentre il governatore della regione critica i ritardi sugli interventi preventivi del Governo, che inoltre taglia i finanziamenti per tali procedure, il consigliere regionale del PdL Jacopo Ferrari commenta che è “una strumentalizzazione inaccettabile, addossare al Governo le responsabilità della tragedia avvenuta a Massa. Ciò significa mistificare la realtà e sciacallare su un dramma che colpisce la nostra comunità”. “Le parole di Rossi sono ancora più gravi se si pensa che il centrosinistra governa da sempre la Regione Toscana, da decenni la provincia di Massa-Carrara e il Comune di Massa. Per una volta si vergogni, chieda scusa e la smetta di trincerarsi dietro scuse, cominciando a fare sul serio il presidente, anziché l’oppositore sistematico del Governo. In momenti come questi talvolta tacere è meglio che lasciarsi andare a polemiche fini a se stesse. Da parte mia e del PdL toscano l’abbraccio sincero alle famiglie delle vittime”, ha concluso Jacopo Ferri. Insomma, abbracci da tutti e rimpallo simultaneo di responsabilità. D’altra parte si sa che le calamità sono imprevedibili e che gli inverni troppo piovosi hanno il difetto di reclamare, ogni volta, qualche vittima. Riflettiamo mestamente su questo mentre Berlusconi, in un’anticipazione dell’ennesimo libro-omaggio di Vespa, dice che “se lasciasse, nuocerebbe al Paese”, mentre continuano le irregolarità emergenti sul caso Ruby e Napoli è sempre più sporca, con 2.200 tonnellate di pattume da raccogliere e le macerie de L’Aquila sono ancora al loro posto, centro disperato di una città sconvolta ed abbandonata. Nel libro “il cuore e la spada”, che uscirà venerdì ed andrà certo a ruba, Silvio dichiara al caro Bruno “Non sono mosso da ambizioni politiche – il sacrificio a cui mi sottopongo è grande, a volte con  impegni sono disumani”. Perché allora non lascia e   si impegna in altri giochi che gli sono indispensabili  e congeniali, in quella che il Manifesto ha ribattezzato “Ar(d)core”? ” Macchè‚ Governo tecnico, macché‚ Lega interessata ad un Governo tecnico! Io sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato, ma sarebbe il golpe dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti”. Questo dice Calderoli è, credetemi, lo dice e ci cede, con la stessa convinzione di chi afferma, che smottamenti ed alluvioni sono accidenti del cielo e  del caso.

Carlo Di Stanislao

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