Nucleare: +33% rendimento da terza generazione

Il rendimento dei reattori di terza generazione (quelli oggi disponibili, ndr.) “é passato dallo 0,6% allo 0,8% e questo significa un aumento del 33%”. Lo ha detto Maurizio Cumo, ordinario di impianti nucleari dal 1976 alla Facoltà di Ingegneria dell’Università Sapienza di Roma e ora membro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare varata venerdì dal Consiglio […]

Il rendimento dei reattori di terza generazione (quelli oggi disponibili, ndr.) “é passato dallo 0,6% allo 0,8% e questo significa un aumento del 33%”. Lo ha detto Maurizio Cumo, ordinario di impianti nucleari dal 1976 alla Facoltà di Ingegneria dell’Università Sapienza di Roma e ora membro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare varata venerdì dal Consiglio dei Ministri, parlando all’incontro sull’ opzione nucleare nell’ambito della tre giorni del convegno ‘Energie Positive’ promosso e organizzato a Perugia dalla Fondazione Italianieuropei. In particolare Cumo, che non ha rilasciato dichiarazioni sulla sua nomina e sull’Agenzia “per rispetto agli altri membri che non ho ancora sentito”, ha poi guardato in prospettiva parlando dei reattori di quarta generazione “che saranno disponibili non prima del 2040”. “C’é nelle tipologie studiate – ha detto – la possibilità di fare dei reattori cosiddetti ‘veloci’ che possono distruggere i prodotti più pericolosi”. Al centro del dibattito i costi del nucleare e le scorie. Per i costi è stato citato il libro in uscita con Mulino di Luigi De Paoli, ordinario di economia dell’energia alla Bocconi. “Oggi – ha detto De Paoli a margine dell’incontro – i costi del nucleare sono abbastanza allineato con quelli attuali dell’ energia, 60 euro a MW/h, ma occorre guardare in prospettiva e ai risparmi in termini di emissioni di CO2 che il nucleare non produce”. “L’opzione nucleare – ha detto Federico Testa, Responsabile energia del Partito Democratico – ha vantaggi dal punto di vista delle emissioni ma presenta ancora rilevanti problemi per ciò che riguarda le scorie”. “E’ un’opzione esistente che richiede estremo rigore, serietà coinvolgimento delle popolazioni per poter essere sviluppata anche nel nostro paese”. Infine l’investimento in termini di ricerca e tecnologia. A sottolinearlo l’Amministratore delegato di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini, per il quale servono nuove risorse anche in termini di ingegno. Quindi il confronto con le rinnovabili: “Le poche aziende italiane che hanno provato a produrre non sono rientrate nei costi, oggi, in Italia il 72% dei pannelli è importato dall’estero. La difficoltà è quella di far partire il sistema che veda nelle forme di energia una opportunita”.

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