‘L’Aquila chiama Italia’ per non dimenticare

“Le macerie dell’Aquila sono le macerie dell’Italia”: con queste parole, amplificate dalle casse sul palco allestito in piazza Duomo, sono stati accolti gruppi e cortei giunti da tutta la penisola nel capoluogo abruzzese per partecipare alla mobilitazione nazionale “L’Aquila chiama Italia”. Obiettivo, non far spegnere i riflettori sulla ricostruzione post-terremoto e sulla situazione economica sempre […]

“Le macerie dell’Aquila sono le macerie dell’Italia”: con queste parole, amplificate dalle casse sul palco allestito in piazza Duomo, sono stati accolti gruppi e cortei giunti da tutta la penisola nel capoluogo abruzzese per partecipare alla mobilitazione nazionale “L’Aquila chiama Italia”. Obiettivo, non far spegnere i riflettori sulla ricostruzione post-terremoto e sulla situazione economica sempre più critica nelle aree colpite dal sisma del 2009, oltre che avviare l’iter a sostegno di una legge popolare di solidarietà nazionale dopo le catastrofi. Tante le adesioni al corteo che,

partito da piazza d’Armi – sito che ospitò una delle tendopoli più grandi nei primi mesi dell’emergenza -, ha attraversato il centro storico. Nonostante la pioggia battente e la temperatura rigida, in tredicimila (in base a dati ufficiali della Questura, circa il doppio secondo gli organizzatori) sono arrivati nella centrale piazza Duomo. Decine i pullman arrivati da fuori regione. Erano presenti delegazioni giunte da Terzigno e Boscoreale (Napoli), studenti, lavoratori precari e gruppi sindacali. Gli organizzatori hanno preparato una lavatrice gigante di cartone con

panni appesi e uno striscione con l’appello “basta speculare sui nostri panni”. Accanto, uno dei due presidi per la raccolta di firme a sostegno della legge popolare: migliaia i cittadini che hanno sottoscritto, tanti i politici di buona parte dei partiti di opposizione, Pd, Radicali, Sel, Prc, Sinistra critica, Psi, Comunisti italiani e Italia dei Valori. In corteo anche il leader Idv, Antonio Di Pietro, il vice segretario Pd, Enrico Letta, il segretario Prc e Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero, il leader radicale Marco Pannella. Quest’ultimo, giunto in piazza Duomo, ha dovuto

sospendere lo sciopero della fame dopo che la titolare dello storico bar Nurzia gli ha offerto un cappuccino con torrone. Sotto la pioggia incessante, il neroverde di uno striscione con la scritta “Macerie di democrazia-L’Aquila chiama Italia”, il nero di un altro in ricordo delle vittime del sisma. Dal ponte Belvedere, al passaggio dei manifestanti, è stato srotolato un grande lenzuolo con l’esortazione “Riprendiamoci le città”. Il ‘popolo delle carriole’ e i comitati spontanei hanno gridato “oggi non siamo soli”, accompagnati dal ritmo delle bande di strada. Il corteo si è spezzato in più parti, qualche gruppetto ha attraversato anche i vicoli inagibili, ma non ci sono stati incidenti.

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