Dichiarati morti

Non c’è l’hanno fatta. Tutti morti i 29 minatori intrappolati da cinque giorni in una miniera di carbone a Greymouth, nell’isola del sud, in Nuova Zelanda. Dopo una seconda esplosione le autorità e gli esperti li hanno, di fatto, dichiarati morti. I minatori erano rimasti intrappolati nel tunnel principale, lungo 2,3 km, nella miniera di […]

Non c’è l’hanno fatta. Tutti morti i 29 minatori intrappolati da cinque giorni in una miniera di carbone a Greymouth, nell’isola del sud, in Nuova Zelanda. Dopo una seconda esplosione le autorità e gli esperti li hanno, di fatto, dichiarati morti. I minatori erano rimasti intrappolati nel tunnel principale, lungo 2,3 km, nella miniera di carbone di Pike River, venerdì sera, dopo un’esplosione di gas metano. Due altri minatori erano riusciti a fuggire. Difficili i soccorsi: nelle ultime ore si era riusciti ad aprire un piccolo tunnel fino alla galleria, ma quando era stata analizzata l’aria, gli esperti avevano trovato una quantità eccessiva di monossido di carbonio e gas metano, e scarsità di ossigeno. I soccorritori hanno usato robot e apparecchi elettronici per accertare la presenza di vita nella miniera, ma non hanno trovato segnali che lasciassero sperare nella presenza di sopravvissuti. Oggi, mentre una squadra si preparava a entrare nella miniera, è avvenuta una seconda potente esplosione. “Crediamo che nessuno sia sopravvissuto e che siano tutti morti”, ha detto un sovrintendente di polizia. Nessuna speranza, quindi, di ripetere il miracolo del Cile, mentre si è deciso che,  domani e per i prossimi giorni,  le bandiere del paese sventoleranno a mezz’asta. Il premier Key, ha oggi dichiarato che “il Paese si trova di fronte a una tragedia nazionale” ed aggiunto che ci saranno domande a cui si dovrà rispondere, sui motivi e le responsabilità di una tale tragedia. Le vittime, tra i 17 e i 62 anni, comprendono 24 neozelandesi, due australiani, due sudafricani e due britannici.

Carlo Di Stanislao

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