Saviano, casa dello studente dell’Aquila bomba ad orologeria

 I ragazzi morti nella Casa dello studente all’Aquila, crollata con la scossa del 6 aprile 2009, “si definiscono vittime del terremoto. Ma forse non è così, c’é qualcosa in più: secondo le perizie della procura quel palazzo era una bomba a orologeria, era fatto male. Dunque non vittime solo del terremoto, ma anche e soprattutto […]

 I ragazzi morti nella Casa dello studente all’Aquila, crollata con la scossa del 6 aprile 2009, “si definiscono vittime del terremoto. Ma forse non è così, c’é qualcosa in più: secondo le perizie della procura quel palazzo era una bomba a orologeria, era fatto male. Dunque non vittime solo del terremoto, ma anche e soprattutto del cemento, della cattiva costruzione”. Alle responsabilità che si nascondono dietro i morti del terremoto in Abruzzo è  stato dedicato ieri sera il primo monologo di Roberto Saviano a Vieni via con me, che mette in fila i numeri della tragedia: 308 vittime, oltre 1.550 feriti, più di 65 mila sfollati, 23 mila case distrutte in cinque province. “La procura – accusa Saviano – dice che c’erano errori in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori e nell’ala crollata mancava un pilastro: le concause sono lì che urlano in questa perizia”, aggiunge lo scrittore, dando poi la parola a Lilli Centofanti, sorella di Davide, uno dei ragazzi della Casa dello Studente, che legge l’elenco delle anomalie nella costruzione dell’edificio. “L’Italia è un Paese di terremoti, eppure ogni volta che accade un terremoto sembra il primo, ogni volta abbiamo la sensazione di essere impreparati”, accusa l’autore di Gomorra. “La Casa dello Studente è il simbolo della condotta criminale che si è avuta per anni, quando si costruisce non rispettando le regole, si specula, solo per guadagnare o per avere consenso politico”.

 “Il terremoto – dice ancora Saviano – non riguarda solo le vittime, ma soprattutto chi sopravvive. E’ una tragedia di tutti” e soprattutto, a trent’anni dal sisma che colpì l’Irpinia, “sembra sempre di vedere la stessa sembra sempre la stessa tragedia, sembra di vedere le stesse cose, di sentire la stessa disperazione, di vedere le tangenti, la ricostruzione, le cose che non funzionano”. Lo sguardo dello scrittore si è posato sulle ‘piccole’ storie dei ragazzi morti nella casa dello studente, Alessio, Davide, Michelone, ma anche su quella di Osmai Madi, il muratore macedone che salva la moglie, la figlia e, quando si rende conto di non riuscire a trarre in salvo anche l’altra bambina, dà una mano e salva la vita a undici persone di sette nazionalità diverse.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *